Altro che accordo, il Patto del Nazareno porta male
Un accordo di ferro per garantire riforme: invece il Patto del Nazareno si sta trasformando in una “maledizione” che non risparmia nemmeno Forza Italia
di Mattia Bagnato
Dentro Forza Italia l’aria si è fatta irrespirabile. Berlusconi lo ha capito ormai, per questo ha voluto incontrare Raffaele Fitto a Palazzo Grazioli. L’idea era quella di spegnere, una volta per tutte, i focali di rivolta che stanno incendiando il partito. Così, giovedì 15 gennaio il “capo dei ribelli” viene invitato nelle sontuose stanze che un tempo ospitarono l’Ambasciatore d’Austria e l’infanta di Spagna Maria Luisa di Borbone. In gioco c’è il futuro di un partito dilaniato da mesi di lotte intestine, ma soprattutto la sopravvivenza del Patto del Nazareno, agonizzante ma ancora in vita.
L’incontro doveva essere risolutore, uno di quelli che mette la parola fine e che spegne le polemiche, ma così non è stato perché, come avrà pensato anche Silvio Berlusconi, l’erba cattiva non muore mai. Fitto, però, più che ad una semplice “erbaccia” sembra assomigliare sempre di più ad un’edera rampicante che avvolge tutto quello che tocca. Ufficialmente, sul tavolo c’erano sempre gli stessi temi: legge elettorale ed elezione del prossimo inquilino del Quirinale. Solo ufficialmente, però, perché questa volta la questione è molto più delicata e passa proprio da quella che è stata definita “agibilità politica” dell’ex Cavaliere.
Paura e delirio a Palazzo Fiano – Così, il panico e l’isteria iniziano a serpeggiare tra i corridoi di quella che fu la casa politica di Giulio Andreotti. L’incrollabile sicurezza che, per più di vent’anni ha caratterizzato il leader di Forza Italia, ora sembra un lontano ricordo, surclassata dall’incertezza di essere tradito. Imbrogliato da quello stesso Matteo Renzi che ammira tanto e che se avesse potuto avrebbe anche iscritto al partito. I segnali di pericolo si levano alti, ricordando a Berlusconi che tutto questo “servilismo” gli si ritorcerà contro e che quando succederà sarà troppo tardi per cambiare rotta. Un servilismo che, a detta dello stesso Fitto, gli è già costato una valanga di voti. Ecco allora che i gufi sembrano aver cambiato colore, sono diventati azzurri e non sembrano affatto disposti a rassegnarsi.
William “Brunettta” Wallace – Perciò, mentre c’è chi trama nell’ombra, cercando di ritagliarsi uno spazio utile per quando il “vecchio” leader si farà da parte, alla fine del tunnel sembra intravedersi la sagoma del nuovo salvatore della patria: Renato Brunetta, il “guerriero impavido” che da solo cerca di ridare “l’indipendenza” ad un partito schiacciato dai “nobili nazareni”. Uno scontro sempre più acceso che, sabato sera, ha quasi raggiunto il punto di rottura. Il capo gruppo forzista, infatti, aveva deciso di alzare le barricate, cercando di ostacolare l’esame delle riforme fino all’elezione del PDR. Il risultato? Amaro. Così amaro che più amaro non si può, battuto dalla maggioranza con il voto di sei colleghi di partito e richiamato all’ordine dal Capo in persona.
Pacta sunt servanda – Sì, perché Silvio Berlusconi nonostante tutto sembra ancora convinto che alla fine il Patto reggerà. Quello che, però, non è affatto chiaro è a quale prezzo. L’ex Cavaliere, ormai, sembra essere disposto a rinunciare a tutto: legge elettorale, riforma del senato e Titolo V della costituzione, ma vuole delle garanzie. Lo stallo della riforma fiscale, infatti, è una ferita aperta che brucia ancora. Una piaga nella quale i “frondisti” continuato a mettere il coltello e sulla quale Matteo Renzi non sembra disposto a cedere, ribadendo che non se riparlerà prima del 20 febbraio. In tutto questo, poi, va aggiunta la riforma della prescrizione, l’ennesima insidia per il Caimano.
Se Maometto non va alla montagna – Silvio Berlusconi, però, non è un uomo abituato alla sconfitta, la sua storia politica e personale lo hanno dimostrato. Così, infatti, potrebbe essere spiegato il tentativo di riavvicinamento con Angelino Alfano. Una strategia da usare in extremis per mettere pressione a Matteo Renzi nel caso in cui non si arrivasse ad un accordo sul PDR. Perché, nonostante i “renziani” continuino a negarlo, l’elezione del successore di Giorgio Napolitano sembra il vero ago della bilancia per la tenuta del Patto del Nazareno. Un termometro messo sotto l’ascella di un accordo sempre più caldo. Così caldo da rischiare di sciogliersi come neve al sole.
La tensione all’interno di Forza Italia è così alta che, come recitava una vecchia pubblicità, si taglia con un grissino. Berlusconi sa che in queste ore si giocherà il tutto per tutto. Non può sbagliare, pena la più pesante debacle politica da quando nel ’92 scelse di scendere in campo. Vorrebbe fidarsi ma non sa di chi, ha paura di essere tradito. Per questo cerca strade alternative e una di queste sembra portare dritto ad NCD. I rapporti con Alfano non sono certo dei migliori, l’ultimo incontro, infatti, risale a più di un anno fa. Silvio Berlusconi, però, si sente in trappola proprio come il tonno di quella vecchia pubblicità. Da un lato, i “frondisti” di Raffaele Fitto che continuano a fare bel viso a cattivo gioco, fingendo di raccogliere l’invito dell’ex Cavaliere a rimanere compatti salvo poi dichiarare guerra al Patto del Nazareno alla prima occasione buona. Dall’altro, c’è Matteo Renzi che deve fare i conti con una leadership in leggero calo e, soprattutto, con un partito fuori controllo. Tutti segnali poco rassicuranti che non fanno altro che irritare l’ex Cavaliere, che a quanto pare non ha altra scelta che aspettare di sapere cosa gli riserverà il futuro, sperando di aver puntato sul cavallo giusto.
(fonte immagine: http://www.lastampa.it/)