L’Europa allenta la presa per favorire flessibilità e investimenti

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Una Commissione europea più “umana” decide di rivedere le regole sull’applicazione della flessibilità nel Patto di stabilità e le clausole sugli investimenti. Primi timidi squarci di speranza per far ripartire l’economia dopo anni di oscuro rigidismo?

di Andrea Rosiello

renzijunkerIl 13 gennaio, pochi giorni dopo la chiusura della presidenza italiana, la Commissione europea ha presentato una comunicazione interpretativa sugli spazi di flessibilità di bilancio già esistenti all’interno delle regole del Patto di stabilità e crescita.

La comunicazione si pone tre obiettivi: considerare meglio il ciclo economico degli Stati membri nelle raccomandazioni sugli aggiustamenti di bilancio (flessibilità); promuovere gli investimenti e incoraggiare le riforme strutturali.

Per quanto riguarda il primo punto, la Commissione europea, in base a  quanto scritto nel documento, non sarà così rigida nel far applicare il rispetto del rapporto del 3% tra Pil e debito agli Stati membri che risponderanno a determinati standard economici e finanziari.

Non sarà chiesta nessuna manovra correttiva immediata per riportare il deficit al 3% se i predetti Paesi sforeranno di pochi punti decimali il Patto di Stabilità.

Inoltre la Comunicazione chiarisce meglio come poter usufruire della “clausola per le riforme strutturali” che finora è stata applicata dai Paesi membri solo alle riforme delle pensioni.

Anche in questo caso, per i Paesi dell’Ue che risponderanno a determinati requisiti sarà possibile dare il via alle riforme strutturali con costi nel breve termine ma con miglioramenti certi al bilancio nel lungo termine.

Infine la Comunicazione approvata stabilisce che non saranno usati nel calcolo del rapporto debito/deficit i contributi nazionali al Fondo per gli investimenti strategici, le spese di co-finanziamento nazionale dei programmi pagati dai fondi strutturali europei e le spese nazionali per le opere infrastrutturali previste dai programmi europei per le grandi reti (trasporti, telecomunicazioni ed energia).

Anche se per ora si tratta solo di una guida e non saranno modificate le leggi sul patto di stabilità, la notizia non è certo da poco.

Da quando si è aperto il semestre italiano di presidenza dell’Ue, Renzi, in più occasioni, ha dichiarato che avrebbe lavorato per convincere la Commissione ad introdurre più flessibilità nel Patto di stabilità.

Sarà per questo che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parla di “un successo italiano” e il Presidente della Commissione europea, Juncker ha espresso un giudizio positivo sul semestre  di presidenza italiano?

Prima di festeggiare resta ancora da superare la non semplice fase dei negoziati. La Commissione e il Consiglio dell’Ue devono arrivare ad una accordo politico tra i promotori della flessibilità e i non pochi difensori della rigidità a tutti costi.

I pomi della discordia sono due: quanto ci si potrà allontanare dagli obblighi di correzione delle finanze pubbliche? E per quanto tempo sarà concessa questa flessibilità?

Se entro aprile si raggiungerà questo accordo politico, ci rimangeremo, in parte ma volentieri, il giudizio espresso qualche giorno fa sul semestre italiano di presidenza dell’Ue.

(fonte immagine: eunews.it)

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