Partito Democratico: o si cambia l’Europa o si muore
Le elezioni greche e la continua ascesa di Podemos mettono la sinistra italiana al muro
di Mattia Bagnato
Mentre in Italia il dibattito politico è tutto incentrato su chi sarà il futuro inquilino del Quirinale, un po’ più a sud sembra abbia cominciato a soffiare un vento nuovo. Uno scirocco caldo e potente che, dalla Grecia passando per la Spagna, potrebbe spazzare via, in un colpo solo, quella che già sembra una idea vecchia d’Europa. Un progetto destinato ad andare in pensione, fatto di parità di bilancio, riforme strutturali e stringenti regole sui debiti pubblici nazionali. Tanta fatica per niente verrebbe da dire. Sì, perché a prescindere da ciò che diranno le urne, un nuovo partito sembra aver già indicato la via, segnando il cammino per quegli Stati che hanno deciso di dire basta all’austerity.
Il tornado “Tsiglesias” – Così, anche se il ritornello sembra essere sempre lo stesso: “noi questa Europa non la vogliamo”, le ragioni dell’euroscetticismo dilagante cominciano ad acquisire sfumature nuove e sempre più variegate. Infatti, a differenza di coloro che, come la Lega Nord dell’astro nascente Salvini o il M5S, individuano nella moneta unica il centro di tutti i mali, c’è qualcun’altro che in questa Europa ci crede e che ci vuole rimanere. Non importa se nessuno si fida, quello che chiede, però, è cambiare le regole del gioco. Allentare la morsa per ridare respiro all’economia ma, soprattutto, alle persone. È un idea di “welfareurope”, quindi, quella da un po’ di tempo a questa parte sembra poter contagiare anche il belpaese.
A.A.A. cercasi sinistra italiana – Una sfida tutt’altro che semplice però, soprattutto, se la si guarda dal punto di vista di una sinistra, quella italiana, lontana anni luce dal quel movimentismo spesso confuso, a torto o a ragione, con un populismo diventato ormai monopolio della destra. Quella stessa sinistra che dopo aver assaporato il gusto della vittoria si è tragicamente smarrita. Questo perché, proprio nel momento in cui si faceva partito di Governo, senza accorgersene, mutava i suoi connotati politici. In Italia, a differenza di ciò che sta avvenendo intorno a noi, gli appelli per un Europa più giusta e solidale sono rimasti inascoltati, soffocati sul nascere dalla scelta del Governo di sottostare alle indicazioni provenienti da Bruxelles. Una decisione che ha lasciato un “buco nero” prontamente occupato da quei movimenti di destra che fanno del malcontento popolare un legame comune per serrare le proprie fila.
Parole, parole, soltanto parole – Così, la distanza tra la sinistra italiana e le richieste del tessuto sociale sono, implacabilmente, aumentate. Infatti, mentre le piazze si riempivano, chiedendo a gran voce di rivedere gli accordi con l’Europa, Matteo Renzi tirava dritto per la sua strada, scansando quelle manifestazioni come ostacoli da aggirare. Pensare che l’occasione giusta, quella per dare una svolta c’era anche stata, ma quel semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione è volato via lasciando ancora più amaro in bocca, per quella che appare come l’ennesima opportunità mancata. Ancora più preoccupante, però, è l’idea che questa sinistra di governo ha definitivamente scelto da che parte stare, come dimostra l’ultimo incontro tra il Presidente del Consiglio e il Cancelliere tedesco.
L’eccezione che conferma la regola – Una condizione questa, che fa dell’Italia un caso unico in quel panorama politico costituito da paesi costretti ad accettare dure condizioni economiche. Infatti, sia Podemos che Syriza sembrano rappresentare l’ultimo baluardo a protezione di una sinistra, sicuramente scettica nei confronti dell’Europa, ma anche e soprattutto sensibile alle rimostranze di una società civile stanca e fiaccata. Eccolo spiegato allora il tentativo, promosso da Civati, Fassina e Vendola, di dar vita ad un documento che impegni il Governo Renzi ad evitare che nelle prossime elezioni si verifichino ulteriori ingerenze esterne.
Il cuore oltre l’ostacolo – Uno sforzo arrivato in extremis, con il quale “l’altra sinistra” italiana, quella a cui il patto del Nazareno proprio non va giù, sembra cercare di accodarsi ai suoi colleghi iberici ed ellenici. Un colpo di coda, che nelle ultime ore ha cercato di coinvolgere anche il M5S. I pentastellati dal canto loro, pur essendo “la cosa” che più si avvicina all’idea incarnata da Podemos e da Syriza, non sembrano proprio aver nessuna intenzione di raccogliere l’invito.
Fermo restando che l’euroscetticismo non è di per sé una male, è altrettanto vero, però, che pesa come un macigno l’assenza di un partito della sinistra italiana nello scacchiere dei movimenti di protesta contro il rigore economico imposto da Bruxelles. Un silenzio assordante che dovrebbe far riflettere, riaccendendo il dibattito su cosa sia realmente rimasto di una sinistra che diventando di governo ha perso completamente la sua pelle. La storia della sinistra italiana è strettamente connessa con quella del progetto europeo. Un progetto nato anche grazie a quei partiti di sinistra che volevano fare dell’Europa una patria comune di pace e prosperità. Per queste ragione, forse, la sinistra italiana fatica a prendere le distanze da un’Unione ormai troppo lontana dai suoi cittadini. Lontana come quel Partito Democratico che ha scoperto di avere molte più cose in comune con Forza Italia e con il Nuovo Centro Destra. Il cambiamento in atto, purtroppo, sembra ormai irreversibile, prova ne è il tentativo, da parte di Sel e la minoranza dem, di creare un nuovo soggetto politico.
(fonte immagine: www.goccediliberta.it)