Per un Presidente che nasce un Nazareno muore
Il nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha già falciato le sue prime vittime: il Patto del Nazareno, l’accordo politico siglato tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nel gennaio 2014 e la leadership politica di Angelino Alfano all’interno di NCD
Vittoria su tutti i fronti – Appare inutile evidenziare come l’operato di Matteo Renzi durante le consultazioni per l’elezione del nuovo inquilino del Quirinale sia stato, senza dubbio, efficiente ed efficace.
Poco importa se è dovuto passare sui cadaveri degli alleati di Governo (NCD) e degli alleati del Patto del Nazareno (Forza italia). Aveva promesso che al quarto scrutinio sarebbe salito al Colle il suo uomo e così è stato.
Ma cosa è accaduto nel centro destra durante ma, sopratutto, all’indomani della salita al Colle di Sergio Mattarella?
Un delfino che non sa più n(u)otare – Dopo la seconda votazione, il leader di NCD era sicuro di se stesso e dei suoi uomini: avrebbero votato scheda bianca in segno di protesta con la scelta di Renzi di non consultarli. Tutti uniti per dare un segnale al Matteo (poco) democratico.
Tuttavia tra la terza e la quarta votazione, venerdì sera, undici senatori NCD (su 30) hanno firmato una lettera in appoggio al candidato renziano, nella quale il neo presidente della Repubblica viene definito una “persona di alto profilo giuridico ed istituzionale“.
Una presa di posizione netta e non concordata né con Alfano né con il capogruppo al Senato, Maurizio Sacconi, che l’indomani mattina decide di dimettersi dal suo ruolo.
L’ex delfino di Silvio Berlusconi, a causa delle forti pressioni interne ed esterne al suo partito, sabato mattina si trova costretto a presentare un documento a favore dell’ex Ministro della Difesa che viene approvato poco prima del quarto scrutinio. Deluso da questa scelta, Maurizio Bernardo rassegna le dimissioni da tesoriere del partito e Barbara Saltamartini lascia l’incarico di portavoce del partito e, pare, sia pronta a spostarsi tra le fila della Lega di Salvini.
Anche sul fronte Camera le cose non sembrano andare bene per il leader siciliano: il capogruppo alla Camera Nunzia De Girolamo potrebbe a breve lasciare l’incarico e il Ministro Maurizio Lupi pare non riesca più a tollerare la leadership di Alfano. Quello che spaventa di più questa parte del centro destra non è solo la perdita della credibilità, ma il rischio che, alla luce dell’avvicinamento tra Renzi, SEL e l’area più a sinistra del PD, il ruolo di NCD possa venire fortemente ridimensionato.
Un rischio che Angelino sa essere possibile. Per questo che si sussurra di una “verifica di Governo“. Un modo, in politichese, per parlare di rimpasto di Governo.
Se Atene piange, Sparta non ride – Se il terreno sembra franare sotto i piedi di Angelino ad ogni suo movimento, Silvio Berlusconi non è esattamente una quercia bel salda. Con l’elezione di Sergio Mattarella, in un sol colpo, l’ex Cavaliere ha visto:
- salire al Colle un interlocutore che già in passato era stato critico nei suoi confronti;
- la distruzione del patto del Nazareno che avrebbe dovuto portare i suoi frutti proprio con l’elezione del Capo dello Stato;
- la sua creatura, Forza Italia, frantumarsi sotto i suoi occhi, uccisa dai voti dei simpatizzanti di Renzi (leggi Denis Verdini) appoggiati dalla fronda interna contraria alla sua leadership (leggi Raffaele Fitto).
Anche il leader azzurro ha fatto male i suoi calcoli: sperava che obbligando i suoi a votare scheda bianca anche al quarto scrutinio, sarebbe bastato ad evitare i franchi tiratori.
Sono in molti a pensare che i fedeli a Verdini avrebbero fatto fronte comune con i fittiani (che da mesi chiedono di azzerare le cariche in Forza Italia e procedere a delle elezioni interne) per votare il candidato del PD al Quirinale.
Inoltre i fedelissimi azzurri, capeggiati dalla senatrice Mariarosaria Rossi, tesoriere del partito e donna di fiducia dell’ex Cavaliere, hanno criticato fortemente l’operato di Verdini e Letta durante le trattative con Renzi sul Quirinale, definendoli “un duo tragico” che “ha fatto disastri“.
Non stupisce quindi dell’avvicendamento, ormai certo, tra pezzi da novanta nel Partito dell’Amore: al posto di Verdini e di Gianni Letta potrebbero subentrare la stessa Rossi e l’intramontabile Renato Brunetta, attuale capogruppo alla Camera.
Anche se Verdini sembra essere certo che Berlusconi lo richiamerà per trattare con Renzi nel post Nazareno e smetterà di dare retta al cerchio magico femminile vicino a Berlusconi, che Verdini ha rinominato in “l’albero delle zoccole“.
Per ora l’unica certezza è che il Patto del Nazareno è ormai più un accordo di massima che un patto basato su punti definiti. Come dichiarato dal numero uno degli azzurri liberali, Forza italia riprenderà il suo ruolo di opposizione a 360 gradi, sostenendo solo le riforme che riterrà positive.
Addio Nazareno quindi, ma benvenuto Sergio.
(fonte immagine: italia24ore.it)