Tsipras e Renzi, le due facce della stessa austerity
Uno parla di speranza e solidarietà (Alexis Tsipras e la sua battaglia anti-austerity), l’altro risponde con le riforme. Quanto è utile Matteo Renzi alla causa greca?
di Mattia Bagnato
Sembrano amici di vecchia data Matteo Renzi e Alexis Tsipras, strette di mano, pacche sulla spalle e sorrisi smaglianti. Sarà stata anche l’aria della città eterna, ma all’incontro tra il neo eletto Premier greco e il presidente-segretario c’era un’atmosfera distesa e gioviale, quasi finta verrebbe da dire. Infatti, al di là dei convenevoli, quello dello scorso 3 febbraio è sembrato tutto tranne che un colloquio ad alto livello. All’ordine del giorno c’era il tentativo da parte greca di tastare un po’ il terreno, capire fino a che punto l’Italia sosterrà il progetto ellenico di ripresa economica. Niente di più, però. Perché al netto di abbracci e scambi di regali, Renzi ha preferito lasciare da parte le questioni importanti, quelle economiche, troppo scomode e pericolosamente destabilizzanti.
“Non è con me che devi parlare, io conto come il due di spade quando regna bastoni”. Questo il sunto di un’ora scarsa di chiacchierata tra i due giovani leader che, secondo Tsipras, parlano la stessa lingua. Quella di una sinistra europea che con le unghie e con i denti cerca di riemergere dalle sabbie mobili. Futuro, speranza e crescita, parole condivise e condivisibili contrapposte a paura e austerity. Fin qui tutto bene, anzi benissimo. Quanto realmente hanno in comune Matteo Renzi e Alexis Tsipras, però, è questione ancora da approfondire. Ancora di più lo è capire quanto il primo saprà essere il giusto grimaldello, quello che permetterà di scompaginare “le barbariche orde nordiste” tutt’altro che intenzionate ad aiutare quella che fu la culla della cultura e della democrazia.
Dimmi da dove vieni e ti dirò a che sinistra appartieni – Sono giovani, coetanei ma, soprattutto, “rottamatori”. In comune hanno la stessa voglia di cambiare la politica, riavvicinandola alle giovani generazioni. Così, come Don Chisciotte e Sancho Panza, Matteo Renzi e Alexis Tsipras, hanno deciso di lottare contro i mulini a vento della vecchia politica. Quella fatta di corruzione e accordi segreti, quella che per decenni ha tenuto in scacco i loro paesi, riducendoli in carrozzoni appesantiti dalla burocrazia, quella che fino ad ora ha fatto finta di cambiare perché tutto restasse com’era. Ciò nonostante, come ha detto lo stesso Renzi, le loro origini politiche sono diverse, quasi agli antipodi.
Human Factor – Eccola, allora, la chiave di lettura che potrebbe permettere di cogliere ciò che differenzia i due leader. Il fattore umano, appunto. Il Premier greco non si stanca mai di ripeterlo, un po’ per convinzione e un po’, forse, anche per convenienza. Resta il fatto che al centro del progetto politico-economico di Syriza c’è l’idea che l’austerity abbia prima di tutto colpito uomini, donne e bambini, togliendogli la speranza ma, soprattutto, riducendoli alla fame e alla disperazione. No, non si stanca proprio mai di ripeterlo il “nuovo Che Guevara greco”: “la Troika ha ridotto tutti i nostri indici” e, quindi, è proprio contro questa che si deve lottare. Salvo poi fare marcia in dietro, ribadendo che rispetterà gli accordi presi dal Governo uscente di Samaras.
Non svegliare il can che dorme – Poi c’è lui o l’altro, come dir si voglia: Matteo Renzi, un concentrato di pragmatismo e astuzia politica. Colui che del Principe non ha solo lo stile Made in Italy, ma anche e soprattutto, colui che ne ha fatto fonte di machiavelliana ispirazione. Un colpo al cerchio e uno alla botte, così potrebbe essere riassunta la strategia politica dell’ex sindaco di Firenze. Un mix di disubbidienza e remissione, attraverso il quale Matteo Renzi rivendica il suo ruolo “reazionario” volto a cambiare l’Europa, senza rischiare, però, di far innervosire i suoi interlocutori. Perché Matteo sa bene che la situazione italiana è molto delicata e tirare troppo la corda potrebbe farla rompere da un momento all’altro.
Bel viso a cattivo gioco – Così, dopo aver vissuto in bilico tra l’essere considerato un “pericoloso uomo di sinistra” e l’alter ego di Berlusconi, la vittoria di Syriza permetterà a Matteo Renzi di svestire i panni del guasta feste. L’occasione, infatti, era troppo ghiotta per farsela sfuggire. Pertanto, a meno di una settimana dalla rassicurante dichiarazione di appoggio e collaborazione è arrivata la prima stoccata. Un colpo secco, degno del miglior Aldo Montano, con il quale Renzi ha avvallato la decisione della BCE di rifiutare i titoli di stato ellenici detenuti nelle banche greche. Un colpo basso, avrà pensato l’amico greco. Niente di nuovo, invece, per chi lo conosce bene.
L’avvocato del diavolo – Per questo motivo, quindi, il futuro delle relazioni italo-greche nel contesto comunitario sembra particolarmente nebuloso. Un’intrigata ragnatela di interessi che per molti potrebbe garantire a Matteo Renzi il ruolo di mediatore tra l’intransigente Cancelliera tedesca e lo spauracchio greco. Per molti, appunto, ma non per il Der Spiegel che ha già messo in guardia il neo-eletto Presidente greco. Per il settimanale tedesco, infatti, Renzi sarebbe il peggior “avvocato” che la Grecia possa ingaggiare. Un politico furbo e “chiacchierone”, che promette e non mantiene e che, soprattutto, cerca di fare esclusivamente i propri interessi.
Se fosse un hashtag potrebbe essere: #tsiprasnontifidare o, meglio ancora, #tsiprasstaisereno. Sì, perché al netto delle poche somiglianze tra i due leader, quello che preoccupa di più è l’ambiguità con cui Matteo Renzi ha scelto di raccogliere l’invito greco. Infatti, il PDC italiano da politico navigato sembra voler tenere due piedi in una scarpa, mantenendo quello che in gergo si chiama basso profilo. Certo, Alexis Tsipras non sembra avere molte alternative e anche lui, da buon politico, ha scelto di provarci lo stesso. Di battere il ferro finché è caldo, convinto che alla fine dei conti Matteo non lo aiuterà, impegnato com’è a conquistarsi il favore di Bruxelles. Quella stessa Bruxelles, unico e solo campo da gioco per attenuare la pressione nei confronti del sul suo paese.
Matteo Renzi, infatti, non sembra avere né tempo né tantomeno voglia di compromettersi per “qualcuno” che potrebbe innescare le ire della Cancelliera tedesca. Poi, c’è la questione del prestito che l’Italia ha fatto alla Grecia, un credito che potrebbe rivelarsi un boomerang per il presidente-segretario se la ripresa economica tarderà ad arrivare. Se non bastasse, poi, ci sono i precedenti tutt’altro che secondari. Infatti, Matteo Renzi nell’ultimo periodo ha dato mostra di una, quanto meno, malleabile idea di accordo polito, chiedere a Silvio Berlusconi per credere. Così, il famoso proverbio: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio, sembra suonare più che mai profetico.
(fonte immagine: http://www.panorama.it/)