Movimento 5 Stelle anti-euro: un video da fantascienza
Il Movimento 5 Stelle all’attacco dell’Euro con un video che promuove il loro “referendum”. Ma si può fare un referendum per decidere l’uscita dall’Euro? È davvero l’Euro la causa di tutti i mali? Uscendo dall’Euro risolveremo la crisi?
di Marco Assab
“Il Movimento 5 stelle sta realizzando il tuo sogno, uscire dall’Euro è possibile, firma anche tu”. Così si conclude il video del M5S, divenuto ormai virale in rete negli ultimi giorni, per promuovere il proprio “referendum sull’Euro”. Un lavoro che pecca di un semplicismo quasi irritante, che fa leva ancora una volta sull’emotività delle persone, un video che possiamo definire “ignorante”, (definiamo ignorante il video, si badi bene, non certo chi lo ha realizzato).
Il caffè al bar pagato con 1.000 lire (non costerebbe mai 1.000 lire un caffè, oggi, se si tornasse alla vecchia moneta), un bel taglio di capelli dal barbiere a soli 10.000 lire, e via discorrendo… Ah come stavamo bene quando c’era la lira! Questo il succo del ragionamento.
Inutile dire, come amiamo fare sempre, che il discorso è molto più complesso e le osservazioni da muovere su questo video del M5S sono molteplici. Innanzitutto si dica chiaramente al popolo italiano che non è possibile fare un vero referendum sull’Euro. Si dica la verità. Apriamo la Costituzione e leggiamo l’articolo 75: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”.
I trattati internazionali dunque, e la scelta di aderire all’Euro rientra in questa sfera, non possono essere abrogati mediante referendum. I 5 Stelle hanno però proposto un “referendum consultivo”, peccato che la nostra carta costituzionale non preveda questo specifico istituto.
L’iniziativa tuttavia non è da cestinare in toto, ci mancherebbe, perché non domandare agli italiani cosa pensano della nostra permanenza all’interno del sistema della moneta unica? Potrebbe trattarsi di un grande sondaggio nazionale. È democrazia questa e tutto ciò che è democratico è sempre ben accetto. L’unica cosa però che si chiede è accantonare gli istinti bestiali ed analizzare ogni aspetto della questione. Se scendessimo ora per strada e domandassimo ad un italiano cosa pensa dell’Euro, la risposta non sarebbe certo positiva.
Il ricordo del passaggio traumatico dalla vecchia moneta alla nuova, nel 2002, è ancora fresco. Il cambio fu fissato a 1936,27 lire per 1 Euro, ma fu ampiamente disatteso ed i prezzi di molti beni di consumo raddoppiarono in modo ingiustificato, causando un’improvvisa perdita di potere d’acquisto per i consumatori. 1.000 lire divennero nella maggior parte dei casi 1 Euro e non circa 50 centesimi, come sarebbe stato corretto. Nonostante fossero stati previsti strumenti come il doppio prezzo nelle etichette, o le commissioni provinciali di controllo, nulla riuscì ad impedire speculazioni e rincari. Nel 2012 Romano Prodi ammise che tale fenomeno si verificò particolarmente in Italia e in Grecia… Ma guarda un po’…
La domanda però è: è colpa dell’Euro? O non è forse colpa del solito Paese, l’Italia, scapestrato, disordinato, ed incapace di far osservare le regole?
Accantoniamo però questo tema assai complesso e proseguiamo partendo da un punto: sono trascorsi oramai 13 anni dall’introduzione dell’Euro, il dado è tratto, ci troviamo legati mani e piedi ad un dato sistema. Che cosa accadrebbe realmente se l’Italia uscisse improvvisamente dalla moneta unica? È questo il punto, di questo dobbiamo discutere.
I pareri in merito sono molto contrastanti, c’è chi, come i 5 Stelle, puntano sulla possibilità di immediata svalutazione della Lira con conseguente decollo delle esportazioni italiane. Altri fanno osservare che l’Italia, paese manifatturiero e di fatto privo di materie prime, avrebbe più difficoltà nelle importazioni non avendo più una moneta forte come l’Euro. Altri ancora evidenziano che gli italiani, popolo notoriamente di grandi risparmiatori, vedrebbero i loro patrimoni perdere il 20-30% del proprio valore dopo il ritorno alla vecchia moneta. La svalutazione attirerebbe certamente capitali dall’estero, ma con il rischio di divenire facile terra di conquista.
Il lettore comprenderà dunque che il tema è davvero molto frastagliato, sicuramente più di quanto mostrato nel video del M5S, ed un dato solo è certo: nessuno è ancora riuscito a dimostrare, con una buona dose di certezza, se l’uscita dall’Euro possa rappresentare una svolta positiva o negativa.
Piuttosto, domandiamoci, di cosa abbiamo bisogno in questo momento? Risposta ovvia: uscire dalla crisi. Quale crisi? Chiediamoci di quale crisi stiamo parlando. Riavvolgiamo il nastro della storia recente: c’è una crisi, quella internazionale, che ha origine negli Usa nel 2007, frutto di un capitalismo sfrenato e sregolato. Questa diventa presto epidemica, contagia i Paesi del vecchio continente, arriva tra il 2010-2011 anche in Italia, ma assume presto altre connotazioni. Si mescola insomma ai problemi strutturali di un Paese, il nostro, che è un malato cronico.
La grande crisi economica internazionale è stata per l’Italia come il colpo del k.o. ad un pugile già suonato. Noi oggi viviamo una crisi che è tutta italiana, sono i problemi che ci portiamo dietro da decenni, gli altri Paesi pian piano tornano a crescere, noi no, perché? Perché abbiamo un fisco oppressivo che soffoca la libera iniziativa, una giustizia che funziona a velocità bradipesche (si veda la voce “Bradipo”, su wikipedia), una corruzione dilagante e capillare ormai quasi radicata nella nostra cultura, un mercato del lavoro regolato da leggi brutali che precarizzano all’inverosimile (ben venga il Jobs act). Questi sono i problemi che hanno fatto piombare l’Italia nella situazione in cui versa, questa è la realtà.
Non si può dunque fare una campagna martellante contro l’Euro, convincendo i cittadini italiani che è l’Euro la causa delle loro difficoltà e delle loro privazioni.
Come abbiamo già accennato nel corso di questa analisi, il passaggio Lira-Euro non è stato rosa e fiori. È stato gestito male. Si può anche obiettare che non è possibile accordare una moneta unica a Paesi con realtà economiche molto differenti, tutto vero, ma in questo momento la soluzione alla crisi non sembra proprio essere l’uscita dall’Euro.
Inutile sottolineare, come già fatto in precedenti articoli, che questo tipo di Europa non ci piace. Ma il fatto che gli “attori” non siano bravi non vuol dire che la “commedia” in sé faccia schifo. Con questa metafora intendiamo dire che l’idea di fondo, Europa unita e moneta unica, rimane validissima, il problema è poi la concreta attuazione di questi propositi. La barca chiamata “Europa”, per uscire dalla tempesta, ha bisogno di correggere (e anche di molto) la rotta, non che i marinai (Italia, Francia, Germania, Spagna etc.) si gettino a mare abbandonandola. Così si diventerebbe solo prede facili per gli squali. Chi ha orecchi intenda.
(fonte immagine: http://www.ilsussidiario.net)