Bachelet e le riforme cilene
Il governo Bachelet approva la riforma educativa, quella tributaria e quella elettorale. Presto al via le Unioni Civili ma sarà dura per la legge anti-aborto
di Sara Gullace
Il Governo Bachelet prosegue la sua marcia. A 11 mesi dal suo insediamento – entrò in carica lo scorso 11 Marzo con la coalizione Nuova Maggioranza – la “Presidenta” Michelle Bachelet ha già ottenuto diversi successi: rivisto il sistema tributario, ridefinito la legge elettorale, fatte diventare realtà le unioni civili e realizzata la prima parte della riforma educativa. Ed ha già preparato la legge di depenalizzazione dell’aborto, che sarà discussa il prossimo Marzo e che, con ogni probabilità, sarà un vero bagno di sangue tra senatori e deputati.
Nel primo anno del suo secondo mandato la Bachelet ha portato avanti il piano di ripresa che ha coinvolto l’ambito economico-politico (così come quello sociale), dimostrando di voler mantenere gli impegni presi in campagna elettorale in nome di un Cile socialmente equo e paritario.
Il Cile della Bachelet è un Paese che nella sua corsa alla modernizzazione vuole tenere il passo con i vicini di casa del Brasile, del Venezuela e dell’Argentina . E’ un Cile che vuole rompere con il ventennio di Pinochet (1973-1990), con un’ epoca di proibizioni e discriminazioni.
Una delle tante riguardava proprio il sistema scolastico, reso fortemente privatizzato. In una nazione dove l’educazione perpetrava la disuguaglianza sociale, la riforma dell’apparato educativo è stata il perno del programma socialista della Bachelet. Ed anche una delle prime battaglie vinte. Scuole gratuite e termine dei sistemi di selezione da una parte; eliminazione degli interventi privati sostituiti, gradualmente, da quelli statali fino ad abbandonare completamente, nel giro di 3 anni, la privatizzazione.
Il movimento studentesco, che da dieci anni manifesta il suo malcontento in forma crescente, ha tenuto a precisare che tutto questo non è sufficiente. Soprattutto Sinistra Autonoma, ritiene che i cambiamenti Bachelet siano, fin ad ora, fumo negli occhi: “Il contenuto reale va a regolare solo le parti peggiori del mercato della formazione, invece di porre fine al sistema di mercato” – la denuncia, a settembre, del movimento attivista.
Si attende più soddisfazione per la seconda parte della riforma governativa, che riguarderà università e qualità dei docenti e dei programmi di studio – ambizione dei movimenti.
Promulgata a settembre la legge tributaria: con l’obiettivo di aumentare di 3 punti il PIL, le aziende hanno visto aumentate le imposte dal 20 al 27 per cento, a seconda della loro dimensione. Altra novità rispetto al sistema di origine Pinochet: la tassazione sarà non solo sugli utili, ma anche sugli ingressi. Più respiro, invece, per le persone fisiche.
Non ancora legge, invece, la riforma elettorale che abbandona lo storico sistema binominale a favore del proporzionale – che aumenterà il numero di deputati a senatori. Lo scopo è dare voce alle diverse parti, non soltanto ai due primi partiti, in Parlamento. Approvata alla camera il 20 Gennaio, attende la revisione del tribunale costituzionale. Se passerà, ci sarà spazio anche per le “quote rosa”: il 40% dei candidati dovrà essere donna.
Cosa fatta, invece, per l’Accordo di Unione Civile. Il Congresso ha approvato una legge che tutela le coppie conviventi, anche dello stesso sesso. Condivisione giuridica dei beni, eredità, pensione ed assicurazione sanitaria saranno gestiti in modo equiparato alle coppie sposate. Niente da fare, invece, per le adozioni. Il Cile, del resto, ha eliminato il reato di omosessualità solamente nel 1999: il riconoscimento delle coppie di uguale sesso sembra essere un bel passo avanti. Il primo verso un cammino di riconoscimento pieno.
La legge è stata accolta con entusiasmo dai diversi movimenti sociali: “Oggi è una data storica per la strada dell’uguaglianza. E spiana la strada per nuove sfide in tema di diritti civili” è stato il centrato commento del Movilh. Per il portavoce del governo, Elizaldela la riforma “riconosce tutti i tipi di famiglia presenti oggi in Cile. E ci permette di prenderci cura di tutti, senza discriminazioni”. Riconosciuto lo status di convivente, le prime unioni potranno registrarsi a partire dal prossimo Luglio al registro civile.
Non sarà affatto facile, invece, per la legge anti abortista – era abbastanza prevedibile, già sin dalla campagna elettorale. Eredità del regime Pinochet, dal 1989 l’aborto è un crimine in Cile. La riforma Bachelet propone la depenalizzazione in presenza di rischio per la donna, per il nascituro e gravidanza a seguito di violenza sessuale.
Disegno di legge che si fonda “ In una società dove le donne siano libere, nessuno, tantomeno lo Stato, può decidere per lei se essere madre o no. Così come, a fronte delle tre situazioni estreme che consideriamo, lo Stato non può opporsi all’interruzione di gravidanza”.
La riforma modifica anche l’obiezione di coscienza: per quanto non venga eliminata, il medico di un ospedale pubblico e privato non potrà esimersi dal praticare l’aborto, per una delle tre causali considerate, quando la prestazione no si possa posporre. Anche in questo caso, pur avanzando, si rimarrebbe indietro: la nuova legge introduce un diritto di scelta si, ma non a 360 gradi. Non viene contemplata, infatti, la possibilità di aborto per scelta personale altra dalle situazioni indicate. Non è chiaro se anche quest’opzione rientrerà nelle future riforme, quello che è certo è che non troverebbe approvazione in Parlamento. Sarà arduo per la socialista Bachelet anche ottenere il consenso per quella che ha proposto.
Immediate e forti, infatti, le resistenze. Politiche: il partito democristiano, interno alla coalizione, ha dichiaratamente espresso la sua retrosia e anticipato che ciascun deputato “voterà secondo coscienza”. Per l’Unione Democratica Indipendente, partito di destra, la riforma “non rispetta la dignità umana”. La Chiesa Cattolica non ammetterà procedimenti negli ospedali gestiti dall’Università Pontificia (fortemente presenti sul territorio). “I medici disposti a praticare aborti non lavoreranno nei nostri ospedali – ha specificato il rettore – i nostri valori non verranno cambiati da una proposta di legge”.
La Bachelet ha spiegato la proposta adducendo non solamente il riconoscimento del diritto di scelta della donne ma portando alla luce una realtà sommersa ma evidente in Cile: l’ aborto clandestino, diffuso in modo crescente. A Marzo si deciderà sulla più discussa ed epocale riforma del Cile.