Francia, la legge Macron spacca il Governo

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Passa per decreto la riforma di legge Macron, la più liberale tra quelle proposte dal Governo socialista di Manuel Valls. Esecutivo sotto accusa, ma la fiducia regge

di  Sara Gullace

Emmanuel Macron e Manuel Valls

Emmanuel Macron e Manuel Valls

Passa la legge, vacilla il Governo. Questi gli effetti della Riforma Macron, approvata senza maggioranza e per decreto lo scorso martedì 17 Febbraio. Manuel Valls non ha avuto dubbi: una volta previsto di non ottenere il quorum per l’approvazione, ha interdetto la votazione e scelto di ricorrere all’articolo 49-3 della Costituzione.

Dei 577 deputati, 198 dell’UMP, 18 dei Verdi e 15 dei comunisti avevano anticipato che non avrebbero votato la legge. Così come, cosa più eclatante, 40 dei socialisti – partito al Governo. “Potrebbe esserci una maggioranza su questo testo ma è incerta. Pertanto, non voglio correre alcun rischio, non mi prendo la responsabilità di vedere rifiutata questa riforma” era stata la spiegazione di Valls.

La scelta risoluta del Primo Ministro ha sollevato l’indignazione di buona parte dell’esecutivo che ha gridato alla debolezza del Governo, alla fine della maggioranza in essere e della democrazia. Gruppi dell’Unione per il Movimento Popolare e dell’Unione Democratici Indipendenti avevano presentato mozione di censura, portata ai voti due giorni dopo, il 19: solo 239 i voti raccolti a fronte dei 289 necessari. Verificando le premesse della vigilia, la mozione è respinta e la legge verrà trasmessa al Senato. Qualora fosse passata la censura, avrebbe significato la caduta del Governo.

Fiducia confermata, invece. Schwartzenberg, presidente del gruppo Radicali, Repubblicani, Democratici e Progressisti è stato pragmatico: “Questo non è il momento delle divergenze, per quanto legittime: dobbiamo badare all’essenziale per la ripresa del Paese”. Appoggio anche dalla mini coalizione Ecologia-Verdi: “Il nostro interesse è realizzare il programma del 2012 – le parole del portavoce – la mozione, invece, non porta da nessuna parte”.

L’opposizione si è schierata compatta. Jacob, dell’UMP: “L’art. 49-3 è lo strumento dei deboli – la sua accusa diretta a Valls – il vostro interesse non è riformare né governare – aveva continuato – ma confermarvi al potere”. Critico verso la maggioranza anche Vigier, presidente dell’UDI: “Il vostro quinquennio si è concluso questo martedì, con la dimostrazione della vostra impotenza politica”. E l’estrema sinistra ha spalleggiato la destra: “Un ricatto politico” per il comunista Chassaigne, una soluzione anti democratica che “mette al bando e riduce al silenzio la volontà dei deputati contrari”.

La legge Macron è il terzo tassello del progetto di ripresa della Francia di Hollande e Valls, che segue il Patto di Responsabilità e la riforma territoriale (regioni ridotte da 22 a 13).“Fondamentale per la nostra ripresa economica”, così si l’ha definita il Primo Ministro, la legge Macron presenta 106 articoli improntati alla liberalizzazione.

La Legge di “Crescita e attività”, questo il primo nome proposto dal Ministro Macron, propone tre obiettivi chiave: liberalizzare le attività economiche, aumentare gli investimenti e creare posti di lavoro. Tre obiettivi trasversali a moltissimi settori dell’economia francese: dal commercio alle professioni private, passando per le infrastrutture ed i trasporti.

Negozi aperti 12 domeniche l’anno, ora solamente 5,  saranno aumentate le zone turistiche già definite no limits. Assicurato il compenso extra festivo per i lavoratori di turno ma le piccole realtà difficilmente riusciranno a reggere i ritmi dei grandi centri commerciali o delle catene.

Maggiore offerta nel mercato del trasporto significherà diminuzione dei prezzi delle tratte autostradali, ferroviarie e aeree. Vita dura anche per notai e professioni giuridiche, destinati ad essere meno “casta” e a rivedere le tariffe per portarle “a valori reali”. La legge prevede anche la privatizzazione di beni pubblici per un valore tra i cinque ed i dieci milioni di euro, di cui quattro verranno destinati al debito pubblico.

Il suo mandatario, a dicembre, aveva presentato la riforma come “Una legge anti corporativismo, pensata – aveva spiegato – per includere nel sistema economico le parti fino ad oggi escluse e sfavorite. Come i giovani disoccupati e le donne”. La riforma, espressione del nuovo socialismo di Valls, è stata da subito accusata dalla maggioranza per l’eccessivo liberismo. L’opposizione ha fatto leva su questa frattura, fino a paventare la scorsa settimana, la caduta del Governo.

Eppure la legge Macron è avallata dagli studi di settore (OCDE), per cui le nuove misure accrescerebbero dello 0,1% il pil annuale francese. Previsioni rosee anche sul lavoro: l’amplificazione del commercio e della concorrenza promettono di creare 50 mila nuovi posti di lavoro. Previsioni, soprattutto, che risponderebbero alla pressione dell’UE che ha chiesto riforme “chiare e specifiche” entro marzo per diminuire un deficit di oltre il 4%.

Per questo, Valls continua la sua corsa riformista: “Porteremo avanti il nostro piano ricorrendo a tutti i mezzi che la Costituzione ci permetta” è stato il suo saluto all’abortita mozione di censura.

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Una risposta

  1. 27 Luglio 2016

    […] la Loi Travail passa grazie all’art. 49.3 della Costituzione. Così come accaduto per la Loi Macron, il Governo Valls ha nuovamente forzato la mano. Trovando il dissenso dell’opinione pubblica e […]

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