Bioedilizia, la nuova cultura dell’abitare sostenibile
Cresce in Italia l’attenzione per l’ambiente, la salute e il benessere. Aumenta il numero delle persone che mostrano interesse per la bioedilizia, un approccio culturale che getta le basi per un futuro sostenibile
La definizione di bioarchitettura nasce e si diffonde all’inizio degli anni ’70, grazie all’impegno di alcuni studiosi tedeschi che presso gli istituti di “Baubiologie” (bioedilizia) diedero vita ad un approccio culturale basato su principi ecologici e sullo sviluppo sostenibile .
In Italia la Bioedilizia o Architettura Bioecologica è introdotta negli anni ’80 dall’Associazione Nazionale Architettura Bioecologica (ANAB) che la definisce come “l’arte di costruire in modo razionale ed intelligente, favorevole alla vita ed in equilibrio con l’ambiente”. Si tratta dunque di un’architettura fatta per la vita, che sia in grado di creare case e città nel rispetto delle persone e dell’ecosistema.
Costruire in Bioedilizia significa, dunque, rispettare lo stretto rapporto che c’è tra uomo, l’edificio e l’ambiente, riducendo l’impatto delle costruzioni sulla salute delle persone e sul territorio, attraverso un uso limitato di risorse non rinnovabili e l’impiego quasi esclusivo di materiali e sostanze eco-compatibili.
L’edilizia tradizionale, infatti, pur essendo sempre più attenta al contenimento del consumo energetico, non è in grado di annullare l’impatto ambientale dovuto all’utilizzo di materiali e tecniche costruttive non compatibili con i principi di ecosostenibilità. Alcuni studi rivelano che il 50% dell’inquinamento atmosferico in Europa è prodotto dal settore edilizio. Differentemente dall’edilizia tradizionale, che utilizza prevalentemente materiali di origine petrolchimica, la bioedilizia sfrutta prodotti naturali ed ecocompatibili.
I paesi del nord Europa sono stati i primi a porre l’accento sulla necessità di ricorrere a materiali naturali, prevalentemente di produzione locale, e ad investire su un’architettura che vuole essere sostenibile. I maggiori fruitori di questa nuova arte del costruire sono Germania, Austria e nel nostro Paese il Trentino Alto Adige. Negli ultimi anni anche in Italia è dunque andato crescendo l’interesse per le tematiche ambientali, per la salute e il benessere, con uno sguardo attento all’architettura ecologica. Aumenta così il numero di persone che mostrano interesse per questo nuovo approccio metodologico.
Una ricerca del portale Casa.it rivela infatti che agli italiani piace la casa ecologica. I risultati dell’indagine mostrano chiaramente che “il 63% dei cittadini intervistati vorrebbe una casa bio, il 56,8% desidererebbe ristrutturare la propria casa secondo principi di eco-sostenibilità e bassi consumi e il 17,5% ha già completato la ristrutturazione energetica”.
L’Unione Europea fin dal 1992 con la Direttiva n. 91 ha spinto verso l’innovazione energetica in edilizia. La successiva e ambiziosa Direttiva n. 31/2010 ha posto un obiettivo: tutti gli edifici di nuova costruzione, dal 2021, dovranno essere ad “energia prossima allo zero”. Con la Direttiva n. 27/2012 sono stati poi fissati regole e obiettivi per l’efficienza energetica negli edifici esistenti.
Secondo un rapporto di Legambiente sono attualmente 1.182 i Comuni italiani che in questi anni hanno modificato il proprio regolamento edilizio per una maggiore efficienza energetica e per migliorare vivibilità e salubrità delle abitazioni.
La scelta dei materiali nella bioedilizia riveste un ruolo fondamentale poiché produce effetti sia sull’ambiente naturale sia sull’ambiente interno degli edifici, sulla salute e sulla sicurezza di chi li abita. Il legno è tra i materiali più utilizzati poiché possiede numerose qualità , oltre ad essere altamente riciclabile e biodegradabile, è in grado di garantire un buon isolamento sia termico che acustico. E’ inoltre molto resistente all’usura e a sollecitazioni di diverso tipo. Anche il sughero è ampiamente usato nella bioedilizia, ha, infatti, un forte potere isolante, non è infiammabile né tossico, è molto resistente e duraturo. La calce possiede grandi qualità biologiche ed è di facile riproduttività. Infine l’argilla che definisce per antonomasia la bioedilizia perché è biocompatibile, ecologica e atossica.
Oltre ai materiali sono fondamentali la tecnica di progettazione e costruzione, gli accorgimenti di manutenzione e miglioria, le tecniche di coibentazione e isolamento e le fonti energetiche utilizzate.
Per fornire una visione più completa della bioedilizia abbiamo intervistato coloro che, nel 1989, hanno fondato l’ANAB, prima associazione del settore a essere costituita nel nostro Paese. A rispondere alle nostre domande è il presidente dell’ANAB, l’arch. Siegfried Camana.
Che caratteristiche deve avere l’architettura per essere sostenibile e quali sono i principi su cui si basa?
Intanto bisogna fare chiarezza nella terminologia: che cosa si intende per sostenibilità, che cosa per bio-edilizia, che cosa per etica, etc. Sono termini che si adattano sempre più a interpretazioni piuttosto “elastiche”. La sostenibilità in architettura si garantisce con interventi socialmente corretti, strutturalmente sicuri, ecocompatibili che favoriscono la salute dell’uomo e dell’ambiente. Il principio base è proprio l’applicazione del “buon senso”, legato a una “filosofia di vita” che ha come riferimento certo l’etica. Certamente esistono anche delle “regole” puntuali per ogni intervento.
Come risponde il mercato italiano in termini di domanda e ripartizione geografica?
Per quanto la Bioedilizia interessi, il mercato tiene conto del valore aggiunto. L’opinione pubblica però non sempre è informata correttamente. Gli incentivi favoriscono principalmente il “risparmio energetico“, trascurando il “risparmio sulla salute pubblica a lungo termine”. Il “risparmio energetico” è solo uno degli aspetti che la Bioedilizia prende in considerazione. La sensibilità per la Bioedilizia da parte delle amministrazioni pubbliche e degli operatori è in crescita su tutto il territorio nazionale. Tra le regioni più attente possiamo citare: Trentino-Alto Adige, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, anche in Puglia e Sicilia si nota un sempre maggiore interesse.
Quali sono i motivi per scegliere la bioedilizia?È l’unica strada percorribile, se si vuole affrontare seriamente l’argomento.
Da un punto di vista economico, quanto si spende mediamente per costruire in Bioedilizia invece che con metodi e materiali tradizionali?
Costruire in Bioedilizia è, a lungo termine, senz’altro più conveniente. Nell’immediato si possono riscontrare anche degli aumenti intorno al 10%, anche se esistono interventi in edilizia agevolata a pari costi. Naturalmente vanno evitate soluzioni “superflue” e ci si limita a quanto serve realmente (non bagni sovradimensionati con vasche superaccessoriate e piastrelle firmate). Bisogna considerare anche il “ciclo di vita” di una casa in bioedilizia che non presenta conseguenze negative per l’ambiente e per l’uomo. In caso di demolizione i materiali possono essere recuperati per un nuovo riutilizzo e, nel caso, non hanno necessità di essere depositati in “discariche speciali”.
L’architettura è dunque manifestazione di desideri, nostalgie, sogni e bellezza. Tutto ciò non deve essere in contrasto con la vita. Ogni abitante della Terra ha il diritto di vivere una vita sana e in armonia con l’ecosistema.