Responsabilità civile dei magistrati, la legge che mancava

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Ok definitivo della Camera sulla responsabilità civile dei giudici. Forza Italia si astiene. Fra le novità della legge: risarcimento anche per le prove travisate, indennizzi più alti e stop al filtro di ammissibilità

di Ivana Giannone

giudiciSarà stata la minaccia dell’ennesima sanzione europea, sarà stato un referendum che pretende attuazione dal 1987, sarà stato il desiderio di richiamare all’ordine un potere ingombrante. Qualunque sia la motivazione, con 265 voti a favore, 51 contrari e 63 astenuti, la responsabilità civile dei magistrati diventa legge.

Dopo il referendum. La cosiddetta legge Vassalli era stata scritta dopo la vittoria referendaria del 1987. Nonostante circa l’80% dei votanti si fosse espresso a favore di una piena responsabilità della magistratura, il legislatore, su consiglio degli stessi organi giudiziari, aveva partorito una legge molto più morbida. Secondo il ministro della Giustizia Andrea Orlando “dal 1989 al 2012 su 34 casi di denuncia accettati dalla Corte d’Appello con il filtro della Vassalli sono state emesse solo 5 condanne”.

Stop al filtro di ammissibilità. La nuova versione della legge agisce prima di tutto su quest’ultimo aspetto. Va in pensione il vecchio filtro di ammissibilità, che affidava ai magistrati delle Corti d’appello la decisione sulla fondatezza delle domande di risarcimento. D’ora in poi tutte le domande arriveranno davanti al giudice civile.

Chi può essere risarcito. L’azione può essere promossa entro tre anni dalla sentenza definitiva (precedentemente erano due). Per la prima volta entra a far parte dei motivi per cui si può agire in giudizio anche il travisamento del fatto o delle prove. In pratica, a rispondere non sarà solo il giudice che non rispetta la legge o nega un fatto, ma anche chi interpreta male un fatto o una prova. In tutti questi casi si potrà comunque parlare di colpa, anche nel momento in cui non ci sia “negligenza inescusabile”.
Inoltre potrà essere indennizzato anche chi subisca danni non patrimoniali, ad esempio morali.

Quando paga il giudice. Tutte le azioni di risarcimento vengono, ovviamente, intentate contro lo Stato. Solo successivamente questo si rivale sul singolo magistrato.
Prima della modifica la rivalsa era facoltativa. Con la legge attuale lo stato deve obbligatoriamente rifarsi sul singolo giudice, ma soltanto nel caso in cui il dolo o la colpa derivino da negligenza inescusabile.
In questo caso il magistrato dovrà pagare fino alla metà del suo stipendio annuale (un terzo con la legge precedente).

Le proteste e i rischi. Le reazioni non si sono fatte attendere. L’Associazione nazionale magistrati ha bollato la nuova norma come un tentativo di “normalizzare i magistrati“, privandoli della loro capacità di interpretare le norme.
In effetti la legge, per quanto irrinunciabile e attesa da ventisette anni, potrebbe portare con sé più di un rischio.
Ad esempio il fatto che i giudici, per paura di sbagliare, optino sempre per la decisione meno rischiosa, che non è necessariamente la più corretta.
Altra preoccupazione riguarda il cameratismo di cui spesso le toghe vengono accusate. Cosa succede se per evitare conseguenze spiacevoli ad un collega, un giudice di grado superiore non riforma una sentenza ingiusta?

Forse a causa di questi dubbi, o forse no, il voto alla Camera dei deputati si è distinto per una certa incertezza politica. Il Movimento 5 Stelle, favorevole durante la lettura al Senato, ha votato no alla Camera. Scenario simile per Forza Italia che, da convinta sostenitrice della legge al Senato e in tutta la sua storia politica, si è trasformata nel grande assente durante il voto finale.

Ad ogni modo la legge adesso c’è e non è un caso che dopo tutti questi anni a portarla a casa sia stato proprio Renzi.
Insofferente per costituzione a chi potrebbe fargli ombra, il rottamatore ha ridimensionato l’unico potere che negli anni ha partecipato alla vita politica senza andare mai alle urne.
La responsabilità civile dei magistrati era in stand by da anni, ma non tutti avrebbero potuto arrivare fino in fondo. Non avrebbero potuto i precedenti governi di centrosinistra, timorosi di dare un messaggio sbagliato. Non avrebbe potuto, è ovvio, Silvio Berlusconi, con le sue tormentate vicende processuali e le palesi leggi ad personam.
Ci volevano la fedina penale pulita e tanta sfrontatezza. E Renzi si è fatto tanto di foto per dimostrare di averle entrambe.

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