Palestina, riconoscimento all’italiana: Sì, No, Nì
Nella piena confusione politica italiana, un caso esemplare di ordinaria follia. In un solo giorno proposte due mozioni parlamentari contrastanti votate entrambe a maggioranza. Confusione o apnea?
di Marco Assab
L’Italietta ondivaga e furbacchiona è riuscita a dare di sé l’ennesima dimostrazione di burloneria. Ma si, che altro pensare di fronte a quanto accaduto il 27 Febbraio alla Camera? Siamo proprio dei gran burloni! Il tema è il riconoscimento dello stato palestinese. La questione, assai complessa, necessiterebbe di una presa di posizione chiara, soprattutto da parte di un Paese che pretende di avere nel mondo un peso specifico diverso dagli altri, che siede al tavolo del G8, che è membro fondatore di molteplici organismi sovranazionali. Si tratta, in parole semplici, di assumersi determinate responsabilità agli occhi del mondo. Ma noi italiani, campioni come sempre di opportunismo, furbizia e abili a camminare con un piede in due scarpe, siamo riusciti a prendere, contemporaneamente, due prese di posizione contrastanti tra loro.
Come? Ecco i fatti. Si definisce mozione parlamentare uno degli strumenti attraverso i quali il parlamento (in concreto uno dei due rami) indirizza l’azione di governo (atti di indirizzo). La mozione è dunque un testo che, se approvato dall’aula, invita il governo ad assumere un determinato comportamento. Essa non comporta alcun vincolo giuridico per l’esecutivo, il quale può anche ignorare le direttive contenute nel testo, ma rappresenta comunque un importante atto politico di notevole rilevanza.
Ebbene, il 27 Febbraio la Camera dei deputati approva una prima mozione, con i voti di Pd e Sel, la quale invita espressamente il governo a “promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele”. Dunque, a ben vendere, non si parla di riconoscimento pieno ed incondizionato, è altresì un timido seppur significativo passetto in avanti, “promuovere il riconoscimento” non significa “riconoscere” tout court. Insomma un testo prudente, bilanciato, dove si tengono in considerazione anche “gli interessi legittimi” di Israele. Bene, tutto qui? Ma nemmeno per sogno.
Poco dopo viene infatti approvata una seconda mozione, promossa da Area Popolare (Ncd-Udc) e Scelta Civica, nella quale si invita il governo “a promuovere il raggiungimento di un’intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello stato d’Israele e l’abbandono della violenza determini le condizioni per il riconoscimento di uno stato palestinese”. Marcia indietro dunque, magistrale lezione di “passo del gambero all’italiana” , perché prima si parla di riconoscimento dello stato palestinese, poi si dice “Alt!” e si antepongono svariate condizioni, tra le quali “l’abbandono della violenza”, e il raggiungimento di una intesa politica tra il movimento laico Al-Fatah e quello estremista di Hamas che, attualmente, governa la striscia di Gaza, mentre sulla Cisgiordania ricade il controllo del primo (per sintetizzare, altrimenti scriviamo un libro).
Ora, alcune riflessioni nel merito di questa seconda mozione. È curioso che si invitino solo i palestinesi ad abbandonare la violenza, quando la costruzione costante di nuove colonie israeliane in Cisgiordania, nonostante i richiami della comunità internazionale, rappresenta di per se stessa una forma di violenza che unita ai bombardamenti ai quali abbiamo assistito negli ultimi anni nella striscia di Gaza, causanti la morte di molti civili, inchioda anche Israele alle proprie responsabilità. Sembrerebbe molto più opportuno invitare entrambe le parti al riconoscimento reciproco ed alla reciproca cessazione di ogni violenza.
Ma, in definitiva, qual è la posizione del governo italiano? Non lo abbiamo capito. Il governo cosa si impegna a fare? Promuovere, indipendentemente da altro, il riconoscimento di uno stato palestinese entro i confini del 1967, oppure subordinare ciò ad una intesa tra Al-Fatah e Hamas ed al riconoscimento di questi ultimi dello Stato di Israele? Non intendiamo in questa sede, ad eccezione delle riflessioni formulate poc’anzi, scendere ulteriormente nel merito della questione. Vogliamo solo sollevare un problema: ce la può fare l’Italia ad assumere, indipendentemente dalla sua natura (sì o no alla Palestina) una posizione chiara, netta, senza ambiguità di sorta?
Così si è espresso il ministro degli esteri Paolo Gentiloni al termine delle votazioni: “Il governo valuta favorevolmente l’impulso parlamentare a promuovere il riconoscimento di uno stato palestinese e a fare tutti gli sforzi per rilanciare e riprendere il negoziato tra le parti”. Una sintesi insomma delle due mozioni. Ma anche al lettore parrà evidente il caos che scaturisce da questi due documenti, l’incertezza, le solite prese di posizione sfumate ed indecifrabili della politica italiana.
121 paesi nel mondo hanno già riconosciuto lo stato palestinese, in Europa gli stati più coraggiosi sono stati quelli dell’ex blocco comunista, ossia Bulgaria, Polonia, Rep. Ceca, Romania, Slovacchia, Ungheria, unitamente a Malta e Svezia. Francia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno approvato delle mozioni che spingono verso il riconoscimento, anche se però non vi sono stati atti formali e, dunque, riconoscimenti ufficiali. Si tratta di Paesi che hanno comunque indicato una direzione chiara. E l’Italia? Ah, gli italiani… quegli immancabili burloni hanno approvato due mozioni contemporaneamente, una per il riconoscimento, l’altra per il riconoscimento subordinato a determinate condizioni, insomma: non si smentiscono mai.
Che confusione siamo sempre i soliti ridicoli.
Ma quando ci stancheremo di tutto ciò?
Che paese di buffoni, solo per una cosa ………… sono pronti e preparati, anzi che dico dei veri geni………F…..e il prossimo.