“Matisse. Arabesque” in mostra alle Scuderie del Quirinale
Fino al 21 giugno 2015 alle Scuderie del Quirinale di Roma la mostra “Matisse. Arabesque” curata da Ester Coen. Un delineamento del percorso artistico di Henri Matisse attraverso i continenti lontani dalle dense colorazioni che ispirarono l’artista francese
All’insegna del progetto di globalizzazione dell’arte, che rende ogni anno orgogliosa l’Unione Europea, arriva in pompa magna a Roma un amante affezionato dei territori italici, un artista che la fama, di anno in anno, eterna ed un pioniere nello sperimentare commistioni culturali: Henri Matisse.
Alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno 2015 si potrà trovare un’imperdibile e rapito percorso pittorico, raccolto magistralmente da Ester Coen nella mostra “Matisse – Arabesque”. Sono riunite, nelle dieci splendide sale, 90 opere provenienti dai principali musei americani ed europei (moltissimi dai musei Puškin ed Ermitage di San Pietroburgo, le cui collezioni matissiane sono le più ricche), che sfiorano l’intero arco temporale produttivo di Matisse (1869-1954) e testimoniano gloriosamente la sete, mai spenta, di nuovi mondi e tecniche che animerà l’artista fino alla morte.
La révélation m’est venue d’Orient. Così Matisse parlerà della svolta prima intima e poi artistica, che ne ha costruita l’immortalità. L’atto della creazione commuove il pittore, che trova la forza vivificatrice nel colore puro e vede, tra le infinite sfumature, la forza del vero. A Parigi non mancherà di conoscere i grandi Maestri orientali, di interessarsi ai loro scherzosi ed ingannevoli giochi di disegno e, come si mostra in Angolo di tavola (violette), comincerà a sperimentare inserendo elementi ornamentali arabescati. L’obiettivo non è contenere il colore in tratti, ma lasciarlo spaziare aiutato dal disegno.
L’Africa e la Cina sono motore propulsore per lo studio dell’artista: alcuni dei manufatti tessili ed artigianali che gli furono di maggiore ispirazione, costeggiano nella mostra le splendide opere, fornendo allo spettatore il filo conduttore ed il percorso creativo che chiaramente le collega. Matisse nutriva uno sviscerato amore per le maschere di legno africane, che aveva potuto ammirare nell’Esposizione Universale di Londra e che, con occhio da antiquario, scovava nelle vie di Parigi a poco prezzo. L’Africa concede al pittore un ritmo che il suo colore non aveva ancora assunto, un sentore primitivo che preleva Matisse dall’Espressionismo, avvolgendolo in una consapevolezza antica delle cose. Così dimostra arditamente Mademoiselle Yvonne Landsberg, o anche Angolo dello studio, che adagiano su tela francese un oceano di spiritualismo sereno, come fosse sempre stato lì.
Dallo stesso pennello e dalla stessa fervida mente invece giungono Pervinche e Lo stagno a Trivaux, questa volta inebriate dell’orientalismo poetico di Giappone e Cina. Matisse interpreta le stampe con fiori di pesco e colori pastello come un prolungamento del suo lavoro, uno studio intimistico sulla luce. La bidimensionalità caratterizzante, vista come il maggior limite dei prodotti orientali, era per l’artista un elemento stimolante, che rendeva il piano di lavoro sconfinato e le possibilità del disegno in qualche modo più “profonde”. I verdi, gli azzurri ed i rosa sono una riscoperta di Matisse, che si arrende a favorirne la purezza.
Nel 1919 Matisse è coinvolto in un nuovo progetto: dare forma e colore ai costumi per il balletto Le Chant du rossignol, basato su una fiaba di Hans Christian Andersen. Ancora una volta dimostra che la chiave per essere dei grandi artisti è la capacità di sintesi, dunque disegna degli splendidi abiti commisti di Africa ed Oriente, con un tocco della Spagna di Granada e Cordoba, che si vede in Paravento Moresco. Il balletto è un successo e l’influenza dei costumi è più di un semplice contorno, l’artista realizza persino l’usignolo meccanico, ed il tutto danza sotto gli occhi affascinati dell’Opéra parigina.
La decima sala accoglie la maturazione degli studi, è proprio il caso di dirlo, esplorativi di Matisse. Si disinteressa della metodica copia della realtà, si converte definitivamente all’emozione e alla trasmissione di questo trasporto su tela. Trova, nella ricerca di vita, il suo stile preciso, che corre sugli arabeschi orientali e si indurisce sulle maschere lignee fino a diventare intensamente “Matisse”. I pesci rossi più di ogni altra opera, sono un autoritratto: ultimo sguardo della mostra sono il capolavoro compiuto dell’artista. I fiori, i colori accesi che scivolano sui tratti di disegno senza riempirli perfettamente, lo spazio secondario, la simmetria difficile ma presente raccolgono in una tutte le volontà dell’artista: essere creando, creare un’essenza.
“Matisse. Arabesque”
Scuderie del Quirinale – Roma
5 marzo – 21 giugno 2015
scuderiequirinale.it
Orari
Dalla domenica al giovedì dalle 10.00 alle 20.00;
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30.
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura.