Berlusconi: in campo per un’Italia migliore…
La cassazione conferma il proscioglimento in secondo grado per Silvio Berlusconi nel “processo Ruby”. L’ex Cavaliere annuncia una nuova discesa in campo. Ma quando negli ultimi mesi non è stato in campo?
di Marco Assab
Il “processo Ruby” è finito. Silvio Berlusconi è stato definitivamente assolto dalle accuse di prostituzione minorile e concussione. La suprema corte ha dunque confermato il proscioglimento in secondo grado dopo la condanna in primo grado a 7 anni di reclusione. In estrema sintesi: non esiste la prova incontrovertibile che Berlusconi sapesse della minore età della ragazza e, in secondo luogo, il contenuto della telefonata dell’allora Presidente del Consiglio alla questura di Milano nella notte del 27 Maggio 2010 non configura il reato di concussione. E va bene, giuridicamente il discorso è chiuso.
Si apra adesso però quello morale e politico. Berlusconi annuncia il suo ritorno in campo e l’intenzione di lavorare per un’Italia migliore. Sorvolando su quest’ultimo auspicio, desta più di una perplessità l’annuncio della “ridiscesa in campo”. In primis perché non era il processo Ruby l’ostacolo, bensì la legge Severino, che gli vieta la possibilità di candidarsi in quanto condannato per il reato di frode fiscale. Dunque Berlusconi, finché non si modifica la legge Severino (e ciò griderebbe vendetta al cospetto di Dio) è incandidabile.
In secundis domandiamo: ma quando Berlusconi, in questi ultimi mesi, non è stato in campo?
Forte del 29% alle ultime elezioni politiche, Berlusconi è rimasto un interlocutore con il quale fare i conti. Mantiene una leadership ferrea all’interno di Forza Italia non concedendo alcuna apertura a chi, come Raffaele Fitto, invoca nuovi modelli organizzativi per il ricambio della classe dirigente (primarie). È lui, in prima persona, che ha incontrato Matteo Renzi ed ha definito quello che i media hanno chiamato “patto del Nazareno” o “patto sulle riforme”. Dunque appare del tutto evidente che un uomo capace di sedersi ad un tavolo dove si discute di misure atte a modificare l’assetto istituzionale del Paese, sia una persona tutto tranne che “fuori dal campo”. Berlusconi ha ancora saldo il timone del suo partito e, inutile girarci intorno, quel 29% del 2013, quella rimonta incredibile ai danni dell’allora segretario del Pd Bersani, è merito solo ed esclusivamente di Berlusconi, delle sue ormai conclamate capacità mediatiche… diciamo così…
Quello della “ridiscesa in campo” è dunque un annuncio ad effetto, una trovata mediatica che probabilmente, nelle intenzioni dell’ex Cavaliere, dovrebbe riaccendere gli entusiasmi e scaldare i cuori del suo elettorato. Ma Berlusconi deve, prima di tutto, fare i conti con i malumori all’interno del suo partito e con una frammentazione mai vista prima dell’area politica di centro destra. I “moderati”, come li chiama lui (ma vorremmo proprio capire cosa abbiano di moderato Lega, Fratelli d’Italia e Brunetta), dovrebbero tornare ad unirsi sotto un’unica bandiera. Una coalizione probabilmente stile “Casa delle libertà” del 2001. Senza rimettere insieme i pezzi perduti negli ultimi due anni (Ncd e Fratelli d’Italia) appare quasi impossibile per Berlusconi replicare quel 29% del 2013, che fu ottenuto quando ancora esisteva il “Popolo della libertà”.
La Lega di Matteo Salvini poi non è la stessa Lega di Umberto Bossi. Il nuovo leader del carroccio è anagraficamente e idealmente distante dal “senatur”. La Lega Nord di Salvini è un partito che sta sposando una nuova vocazione nazionale e sta assumendo i tratti distintivi di un partito di destra. È molto probabile dunque che questo possa causare una erosione dell’elettorato di Forza Italia, sia dal punto di vista geografico (elettori al sud) che ideologico (elettori di destra). Salvini inoltre, onnipresenza mediatica degli ultimi mesi, si presenta come un leader giovane e determinato, il perfetto alter ego di Matteo Renzi, e non nasconde la sua volontà di proporsi come guida di una nuova coalizione di centro-destra.
Quello che forse Berlusconi non comprende, come molti uomini che rimangono al timone per troppo tempo, è che il contesto politico italiano è cambiato radicalmente in pochi anni ed è in continua evoluzione. Non è possibile più fare gli stessi discorsi di 10 o 20 anni fa. Nuovi leader, nuovi scenari si impongono, e questo lo percepiscono distintamente anche gli italiani. Di fronte a nuovi leader quarantenni, cosa può ancora offrire un uomo che è già stato per tre volte Presidente del Consiglio e che si accinge a compiere 79 anni? Perché gli italiani dovrebbero accordare a lui la loro fiducia e non al nuovo che avanza? Eppure non c’è da biasimarlo. Calza a pennello quel passaggio del film “Il Gladiatore” quando, prima della battaglia contro i barbari, Quinto afferma: “Un popolo dovrebbe capire quando è sconfitto”, la riposta di Massimo Decimo Meridio è molto significativa: “Tu lo capiresti Quinto? Io lo capirei?”.
Ma tralasciando il dato anagrafico, se è vero che le sentenze non si discutono, è altresì vero che una assoluzione non santifica un uomo. La sfera morale resta terreno di discussione e non può essere ignorata. Provvidenziali le parole del segretario della Cei, Mons. Nunzio Galantino, riportate dal quotidiano La Repubblica: “L’esito penale favorevole a Berlusconi non cancella il rilievo istituzionale e morale”, ed ancora “un’assoluzione con le motivazioni sinora conosciute non coincide con un diploma di benemerenza politica e di approvazione morale“. Quindi un conto è la legalità, un altro la moralità, e le due cose spesso non coincidono. Un atto può essere certo legale ma profondamente amorale. Ora, noi a questo ci eravamo arrivati fin dal 1994, apprezziamo che la Cei lo abbia finalmente compreso e detto a chiare lettere 20 anni dopo. Meglio tardi che mai.
In definitiva: elevatissima frammentazione dell’area di centro destra, impossibilità di candidarsi causa condanna per frode fiscale, malumori all’interno di Forza Italia, spinte rinnovatrici con l’imporsi di nuovi leader giovani e forti, scenari politici in continuo mutamento. Berlusconi, che ripetiamo è sempre stato in campo, vuole “ridiscendere in campo”. E pensare che c’è tanta gente che sogna la pensione…