La “Coalizione sociale” dichiara guerra a Matteo Renzi
Il segretario della FIOM Maurizio Landini ha definitivamente lanciato il guanto di sfida al Governo. Una coalizione di 40 associazioni, infatti, cercherà di opporsi allo strapotere di Matteo Renzi
di Mattia Bagnato
Inizia così, con una lettera inviata da Maurizio Landini alle “anime perse” della sinistra italiana, quelle che da tempo ormai non si riconosco più nel Pd di Matteo Renzi. Un crogiolo di associazioni, 40 in tutto, che sabato 14 marzo ha gremito la sede romana della FIOM per gettare le basi di un nuovo soggetto. Una “Coalizione sociale” appunto, non un partito, che dovrà riportare al centro del dibattito politico questioni delicate come la lotta alla precarietà, il reddito di cittadinanza, il referendum contro il Jobs act e il nuovo Statuto dei lavoratori. Temi caldi, anzi incandescenti, che vedono il “leader metalmeccanico” in prima linea contro il Governo, accusato di calpestare i diritti dei lavoratori in nome di un’eccessiva sudditanza ai dettami della Troika.
Così, un tranquillo sabato pomeriggio, si è trasformato in un vero e proprio D-day per la sinistra italiana. Quella che, con enorme fatica ma con scarsi risultati, si oppone alla “deriva renziana” del Pd. Alla testa del primo esercito c’era il “Generale” Landini, fra i ranghi, invece, c’erano un po’ tutti; da Emergency a Libera, passando per il Gruppo Abele e Lagambiente. Una costellazione iridescente di movimenti, reti ed associazioni accomunati dallo stesso “teorico” obiettivo: riportare la politica alla sua più naturale dimensione, quella sociale, allontanandola dai partiti. Un proposito nobile, che rischia di scontrarsi, però, con solita fragilità di una galassia troppo frammentata.
Dall’altro lato del ponte, quello che per un giorno ha collegato Roma a Bologna, c’era l’altra opposizione a Renzi. Quell’Area Riformista, capitanata da Bersani, che proprio non ne vuol sentir parlare di scissione, più preoccupato per la futura legge elettorale che di riprendersi un partito che tutto sembra meno che casa sua. Sì, perché Matteo “il rottamatore” pare aver già deciso di poter fare a meno di quel “giaguaro”, simbolo scomodo di un partito che fu. Bersani, però, sembra convinto a rimanere dov’è, incurante delle avvisaglie che arrivano dall’altro capo della rivolta, Nichi Vendola, che parla di un “partito geneticamente modificato” dal quale dovrebbe prendere le distanze.
Così, mentre la “vecchia” sinistra si affanna nel tentativo di rientrare in partita, da Corso Trieste si dicono pronti a dare alla luce quella che dovrebbe essere la sorella italiana di Podemos e Syriza. Un enfant prodige che prima ancora di nascere deve già fare i conti delle questioni esistenziali. Infatti, se è vero che il Movimento spagnolo ha scelto di fare a meno dei partiti, puntando tutto sulla società civile, è altrettanto vero che ha deciso di candidarsi alle prossime elezioni. Un’eventualità che pone la “Coalizione sociale” di fronte all’eterno dilemma. Sul fronte greco, invece, come è noto Tsipras non ha mai voluto rinunciare a quel sostegno partitico così snobbato da Landini in questo momento.
Ma non è tutto oro quello che luccica, verrebbe da dire. Infatti, molti giurano che dietro alla scelta di dar vita ad un progetto politico alternativo, in realtà ci sia la volontà di creare un vero e proprio partito. Un’ipotesi che ha trovato conferma nelle parole di Renzi, che ha sfruttato questa ghiotta occasione per ribadire come quelle piazze stracolme di gente non avevano niente di spontaneo, evidentemente. Ma c’è di più. Infatti, comincia a serpeggiare la convinzione che il segretario della FIOM stia cercando di risollevare un sindacato uscito, a dir poco, ammaccato dallo sciopero indetto a Pomigliano solo poche settimane fa. Un’iniziativa sindacale, appoggiata solo da poche decine di lavoratori rispetto alle migliaia impiegate nello stabilimento campano.
Così sarebbe proprio sul terreno sindacale che sembra doversi misurare la temperatura dello scontro politico attualmente in atto. Quello stesso sindacato che, secondo alcuni, Landini vorrebbe riportare sulla falsa riga delle Unions britanniche, linfa vitale per il partito laburista e che furono spazzate via dall’avvento della Thatcher. Un progetto politico, quindi, che gli è valso l’etichetta di uomo di una sinistra massimalista e movimentista che vede nello sciopero e nel sindacato la vera essenza della lotta di classe, come teorizzato dal filosofo francese George Soler sul finire dell’800.
Una visione politicizzata del sindacato che comincia a spaventare i “compagni” di sempre della CGIL. Infatti, prima ancora che dal mondo politico, le prime critiche sono arrivate da “quella” Susanna Camusso che attraverso lo spettro dello statuto, tanto famoso ormai, ha ricordato al collega della FIOM che sarebbe un errore imperdonabile trasformare il sindacato in un interlocutore politico. Una valutazione figlia, probabilmente, anche della paura di perdere terreno nei confronti del sindacato metalmeccanico.
Era nell’aria già da un po’, se ne poteva percepire il profumo. Così, alla fine Maurizio Landini è uscito allo scoperto. La “sua” coalizione sociale sta cominciando a prendere forma e da domani non si potrà più tornare indietro. Landini questo lo sa bene, come dovrebbe sapere altrettanto bene che per sconfiggere l’acerrimo nemico, Matteo Renzi, ci vorrà qualcosa in più che dei nobili propositi. Ci vuole un programma politico efficace e una struttura ben organizzata, tutte cose che ad oggi mancano al suo progetto politico. L’idea c’è, e può essere anche buona, ma la storia politica italiana ha insegnato che il fallimento è dietro l’angolo. Se Maurizio Landini riuscirà nel suo intento, potrà dire di aver scritto una pagina importante della storia della sinistra italiana. Le stessa storica impresa che riuscì negli ’80 a Mitterand e che portò per la prima volta la sinistra francese al potere. Ad oggi, però, quello che è certo è che a sinistra del Pd c’è solo confusione. Un’accozzaglia di correnti, che non ha fatto altro che favorire i successi del Governo.
Landini si muove in perfetto stile marxista-leninista-stalinista. Vuol far nascere una “cosa” nata morta dal momento che si rifà ad una ideologia nata 150 anni fa e morta e sepolta 50 anni fa. Chi potrebbe insegnare a Landini che “l’ideologia non fa crescere il riso”?
l’italia è ai blocchi di partenza dei 100 mt,geppetto si sta allenando x i 5000 mt,non c’è partita,tutti i segnali sono di una partenza sprint che ci regalerà una crescita superiore al 3% ci gioco le p….e
Penso che Landini consideri l’Italia ancora rimasta nelle condizioni del passato bum economico.Giustamente allora i sindacat si sono battuti per migliorare le condizioni dei lavoratori,considerando il benessere che allora godeva la nostra nazione.Ora incombe ancora la crisi economica e voler sostenere le conquiste operaie significa chiudere la possibilità di nuovo lavoro,poichè chi deve rischiare il suo capitale considera necessario farlo nelle giuste condizioni economiche generali.Opponendosi il Landini al programma di Renzi,basato giustamente sulla creazione delle condizioni necessarie per incoraggiare ad investire, creerà nuove difficoltà che danneggeranno la possibilità di far uscire l’ Italia dalla crisi, peggiorando l’occupazione.