Matteo Miceli e il giro del mondo in completa autosufficienza

Tempo di lettura 5 minuti

Il giro del mondo in barca a vela in solitario, da Roma a Roma a bordo di Eco40, in completa autosufficienza energetica e alimentare. È l’impresa Roma Ocean World di Matteo Miceli

di Alessandra Bernardo

(fonte immagine: facebook.com)

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È il 145° giorno di navigazione e l’avventura di Matteo Miceli, a bordo di Eco40, s’interrompe sulla linea dell’Equatore, sulla rotta del ritorno. Il velista classe 1970, detentore di due record di traversata atlantica in barca a vela, stava compiendo il primo giro del mondo in solitario in completa autosufficienza energetica, idrica e alimentare.

L’ambizioso progetto, partito come idea nel 2008, porterà, nel 2014, dopo anni di duro lavoro, al varo di Eco40, pronta per la Roma Ocean World. L’impresa di Matteo Miceli ha inizio il 19 ottobre 2014 alle ore 12 dal porto Riva di Traiano di Civitavecchia per circumnavigare il globo. Da Roma a Roma senza assistenza e senza scalo, in completa autonomia.

Eco40, la barca a vela di nuovissima generazione, è stata realizzata dallo stesso velista nei cantieri navali D’Este a Fiumicino. Il prototipo ecosostenibile che misura 12,190 metri di lunghezza e 4,490 di larghezza, ha una superficie velica totale di 295 mq e un dislocamento di 4.500 kg. Assolutamente all’avanguardia quanto a tecnologia e a impatto zero sull’ambiente, non impiega combustibili fossili. La barca è infatti alimentata da 12 metri quadri di pannelli fotovoltaici calpestabili, due generatori eolici e due idroturbine a immersione.

Al suo interno anche un orto biologico sperimentale e un’aia, per garantire una totale autosufficienza alimentare. Compagne di viaggio d’eccezione due galline, La Bionda e La Mora, che con le loro uova, hanno fornito al navigatore solitario le proteine necessarie e compagnia per tutta la traversata. Un “minimondo”, come lo chiama Matteo, che vanta dispositivi e strumentazioni progettati in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale della “Sapienza – Università di Roma“.

(fonte immagine: facebook.com)

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La barca ha funzionato da laboratorio galleggiante per rilevare onde di vento oceaniche, analizzare le condizione meteo-oceanografiche incontrate e verificare l’assetto dell’imbarcazione nel tempo. La società Esri Italia, che supporta il progetto, ha realizzato la prima mappa interattiva, raccontando in tempo reale le varie fasi del giro del mondo di Matteo. L’intera traversata è stata assistita da immagini satellitari, provenienti dalla costellazione di satelliti italiani COSMO-SkyMed e dal satellite dell’Agenzia Spaziale Europea Sentinel-1A, fornite da e-Geos, utili a prevenire eventuali collisioni con oggetti lontani. Il 20 dicembre, grazie ai dati di telerilevamento provenienti da Sentinel-1A è stato possibile individuare, in largo anticipo, la presenza di un iceberg che ha garantito a Matteo la possibilità di virare verso acque sicure.

La rotta di ECO40 ha doppiato i “Tre Capi”: quello di Buona Speranza, Capo Lewinn e Capo Horn, circumnavigando l’Antartico. Il percorso completo è di circa 27 mila miglia nautiche, passando quindi dentro le bocche di Bonifacio tra la Sardegna e la Corsica, uscendo da Gibilterra percorrendo l’Atlantico scendendo fino a capo di Buona Speranza, passando sotto l’Australia fino a Capo Horn e ritornando su per l’Atlantico.

Durante questi 5 mesi di navigazione solitaria Matteo Miceli ha dovuto affrontare molte avversità. Un episodio l’ha però colpito emotivamente. Poco prima di Natale è morta La Bionda (una delle due galline): È stato come perdere un cane o un gatto“, ha affermato tra le lacrime.

(fonte immagine: farevela.net)

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Il 13 marzo, però, sulla linea dell’Equatore, a circa 600 miglia nautiche dal Brasile, si spegne il sogno del velista. Eco40 perde la chiglia e si rovescia. Matteo, in salvo su una zattera di salvataggio, sarà soccorso da un cargo battente bandiera delle Isole Marshall. Eco40 è alla deriva anche se monitorata, La Mora purtroppo perde la vita. Grazie alle tecnologie di bordo, all’efficienza del team di terra e alla sua grande disponibilità abbiamo raggiunto Matteo al 142° giorno di traversata, prima del naufragio.

Matteo ci racconti in breve come nasce l’idea di una regata in solitario completamente eco-sostenibile?
Nasce prima l’uovo o la gallina? Nel mio caso prima le due galline. Nasco con la volontà di fare avventure, dopo aver attraversato l’atlantico con un piccolo catamarano di sei metri in solitario, decido di costruire una barca per tentare un giro del mondo con l’esperienza fatta in cantiere in 20 anni di lavoro. Nelle mie avventure c’è sempre il rispetto dell’ambiente. Come con il catamarano siamo riusciti, grazie alla tecnologia, a non portare neanche una goccia di combustibile, è per me il risultato più grande, in più con questa energia riuscire a sopravvivere dissalando l’acqua e mantenendo un freezer acceso per conservare il pesce pescato è una vera ‘figata’.

L’imbarcazione e l’attrezzatura di bordo rappresentano sicuramente lo stato dell’arte in termini di efficienza energetica e sostenibilità ambientale applicate alla nautica; dopo oltre 140 giorni di navigazione è possibile effettuare qualche preliminare valutazione sulle scelte tecniche effettuate?
Certo, fino a oggi sono veramente soddisfatto del prodotto: l’energia non mi è mai mancata, grazie al sole con i pannelli solari, grazie al vento con i due eolici e grazie alla velocità della barca con le idroturbine in acqua. E’ un moto perpetuo, cosi si può vivere all’infinito senza pagare bollette.

Ci sono stati momenti particolarmente difficili, nei quali hai assaggiato la paura o la sensazione di non potercela fare?
Si ce ne sono stati tanti e ancora la strada è lunga davanti, mettere alla prova una barca per tutte queste miglia significa coccolarla ogni giorno. L’avaria più grande è stata la rottura della boccola di un timone nel freddo Oceano Indiano, quello mi ha fatto pensare di fermarmi. La paura c’è sempre, quella costruttiva che ti fa fare le cose con calma senza rischiare.

In conclusione, a quale longitudine vedrai il tramonto questa sera e quando pensi che ci si possa radunare in porto per festeggiare il tuo arrivo?
Sta tramontando proprio in questo momento alla latitudine 5 sud, se sono fortunato tra due tramonti sono nell’emisfero nord. Una stima teorica è per i primi di aprile, ma dopo l’equatore avremo gli alisei contrari che ci faranno fare tanta strada in più prima di entrare a Gibilterra. Buon vento.

La Roma Ocean World nonostante l’arresto forzato e il mancato raggiungimento dell’obiettivo finale, resta una grandissima impresa con un importante messaggio etico, “che si possa operare in totale rispetto dell’ambiente.

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Una risposta

  1. Gabriella ha detto:

    Un bravo a Matteo Miceli… Ci vuole proprio una forte motivazione e un grande amore x il nostro pianeta se hai rischiato la tua vita x sperimentare nuove forme di autosufficienza energetica,idrica e alimentare. Ce la farai la prossima volta!! Molto interessante l’articolo e l’intervista.

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