Il circo, spettacolo della sofferenza
I circhi in Italia sono un centinaio, gli animali impiegati si attesterebbero intorno ai 2.000. Cosa si nasconde veramente sotto quei tendoni e luci colorate? Qual è la vera faccia del circo?
Tendone colorato, luci, musica, clown e tanti animali. È con questa immagine accattivante che il circo si presenta agli occhi dei più. Ma qual è la vera faccia di questo spettacolo? Orsi in tutù, cammelli che bevono la Coca cola, elefanti seduti su piccole sedie, cani in bicicletta, tigri e leoni che saltano in cerchi di fuoco, cavalli cavalcati da altri animali. È questo lo show che il circo propone ai suoi spettatori e che, a rigor di legge, dovrebbe avere una funzione sociale e pedagogica, e che, al contrario, ne rovescia il senso scientifico basato sull’empatia e la conoscenza dei messaggi di sofferenza.
Ebbene gli animali al circo soffrono e subiscono varie forme di violenza. Privati della naturale libertà sono obbligati a trascorrere l’intera esistenza in gabbie e piccoli recinti, costretti a esibirsi per volontà dell’uomo. Gli animali nati in cattività o, ancor peggio, catturati, vivono quotidianamente situazioni contrarie alla loro natura. Elefanti incatenati fino a 20 ore al giorno senza alcuna possibilità di movimento, leoni chiusi in freddi vagoni di pochi metri per giorni interi.
Dietro l’addestramento si nascondono poi mesi di privazioni, maltrattamenti e sofferenze. Gli animali sono obbligati con metodi coercitivi a “esercizi” mortificanti, pericolosi e non naturali. I domatori ne piegano la volontà attraverso violenze e privazioni: “O l’animale si piega o muore“.
Gli animali quando non sono impegnati negli spettacoli trascorrono moltissimo tempo sulla strada in camion, percorrendo centinaia di chilometri, per spostarsi da un accampamento ad un altro. Viaggiare significa trascorrere interminabili ore chiusi in vagoni di metallo esposti ai climi più diversi.
Le condizioni di vita imposte a questi esseri senzienti rappresentano una violazione di tutti i principi enunciati nella “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale“, proclamata il 15 ottobre 1978 presso la sede dell’UNESCO di Parigi. Il circo sopprime la dignità e la libertà degli animali tenuti prigionieri a vita in nome dello spettacolo.
Il dossier LAV (Lega Anti Vivisezione) stima circa 2.000 animali impiegati nei 100 circhi presenti sul nostro territorio. Dai dati diffusi dall’associazione, si tratta di 400 equidi (cavalli, ma anche pony e asini),160 tigri, 140 cammelli e dromedari, 100 cani, 60 pinguini e altrettanti lama, più di 50 elefanti, ma anche zebre, giraffe, rinoceronti, ippopotami, orsi, scimmie. Non esiste un’anagrafe nazionale di accesso pubblico degli animali che vivono in cattività e non ci sono dunque dati ufficiali.
Lo Stato italiano ha disciplinato l’attività circense e di spettacolo viaggiante sin dal 1968 con la legge 337 in cui è riconosciuta funzione sociale ai circhi equestri e allo spettacolo viaggiante. Nel 1985, con la legge 163, è istituito il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS), con lo scopo di finanziare enti, istituzioni, associazioni, organismi e imprese operanti nei settori delle attività circensi. Fanno seguito successivi decreti fino ad arrivare al D.M. del 20 novembre 2007 relativo ai criteri e modalità di erogazione di contributi in favore di tali attività, ponendo come obiettivi quello di favorire il costante rinnovamento dell’offerta di spettacolo viaggiante e dell’arte circense italiana; fornire particolare attenzione per consentire l’accesso alla cultura circense alle nuove generazioni e alle categorie meno favorite; sostenere la funzione sociale, ricreativa e pedagogica dell’attività circense.
La legge dunque tutela, promuove e sovvenziona il circo. Il Governo, per effetto della legge 163/85 ogni anno attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo, eroga sussidi milionari allo sfruttamento degli animali nei circhi, nonostante il 68,3% degli italiani ha una posizione contraria ai circhi con animali, come emerge dal Rapporto Italia Eurispes 2015.
In particolare, il dossier LAV rivela che dal 2010 al 2013 sono stati stanziati, per ogni singolo anno, circa 3 milioni di euro statali a circhi e strutture circensi con animali. Tra i beneficiari di questi fondi ci sono sei circhi sotto processo (Darix Togni, Circo Caroli, Circo Medrano, Circo Aldo Martini, American Circus, Circo Martin), mentre altri due sono stati condannati in via definitiva per maltrattamenti di animali e detenzione incompatibile (Circo Città di Roma, Circo Folloni).
Nello specifico il Circo Città di Roma, condannato in via definitiva per aver detenuto elefanti in condizione di quasi immobilità, tigri in spazi angusti ed esposte al freddo, e nel complesso tutti gli animali in condizioni incompatibili con la natura etologica, ha ricevuto nell’anno 2008 99.500 euro, e nell’anno 2009 35.000 euro di finanziamenti pubblici. “Questo scandalo tutto italiano deve finire”, accusa Gianluca Felicetti, presidente della LAV, “perché non solo è contrario alla coscienza civica dell’utilizzo responsabile del denaro pubblico, ma è anche in antitesi al sentire comune degli italiani. La legge prevede che i circhi non possano essere beneficiari di finanziamenti pubblici, esclusivamente se condannati in via definitiva per maltrattamento di animali o se riconosciuti colpevoli di violazioni di disposizioni normative statali e dell’Unione Europea in materia di protezione degli animali”, prosegue Felicetti, “ma anche questa norma è puntualmente disattesa”.
Molti Paesi europei, come Austria, Belgio, Croazia, Estonia, Repubblica Ceca hanno da tempo vietato i circhi che sfruttano gli animali. Anche Stai Uniti, Canada, Argentina, Brasile, Colombia, Costa Rica, Nuova Zelanda, India, Israele, Australia hanno rinunciato al circo con animali.
In Francia e Inghilterra il circo senza animali è una realtà. Tra gli spettacoli senza violenza il più grande di tutti è il canadese Cirque du Soleil. Non ha mai utilizzato animali, non riceve contributi pubblici e arriva a incassare da solo 8 volte quanto tutti i circhi italiani nel loro complesso.
Nel 2013 il Governo ha accolto l’impegno sottoscritto da Senatori di maggioranza e opposizione che prevede la riduzione dei contributi al circo con animali, fino al completo azzeramento nel 2018. Un’intenzione mai diventata legge.
La LAV chiede dunque al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali che questo impegno venga rispettato: “Per gli animali la vita itinerante e da palcoscenico è incompatibile con le loro caratteristiche etologiche. Destinare denaro pubblico a questo genere di spettacolo è inaccettabile, retaggio di un’anti-cultura retrograda che usa gli animali come fossero oggetti da scenografia”, afferma Gaia Angelini, responsabile LAV- settore animali esotici in cattività. “L’unico circo davvero umano è quello in cui sono gli uomini a essere ammirati per la loro performance artistica”.
Negli ultimi anni, grazie alle campagne di sensibilizzazione delle organizzazioni animaliste, anche in Italia qualcosa sta cambiando. Cresce la sensibilità e aumenta la consapevolezza di cosa sia nascosto dietro uno spettacolo di apparente serenità. Molte città hanno espressamente vietato l’attendamento di circhi che impiegano animali. Ne sono un esempio Milano, Bologna, Ferrara, Matera, Fiumicino. In molte altre gli animalisti organizzano manifestazioni all’arrivo dei circhi con animali. Un esempio di grande mobilitazione è stato il recente flash mob di Roma organizzato dall’associazione Animalisti Italiani, cui hanno aderito anche Oipa, Lav e Avcpp, contro l’attendamento del circo Togni.
La recente scelta del circo di Paride Orfei di non impiegare gli animali nei propri spettacoli testimonia, inoltre, la volontà di cambiamento e onora l’antica caratteristica storica dell’arte circense, quella dei saltimbanchi, dei prestigiatori, dei contorsionisti, dei mimi e dei pagliacci. Il circo “rispettoso e pedagogico” può esistere.
L’Italia dunque deve continuare a mostrare la dovuta sensibilità e impegnarsi per un avanzamento etico. Il circo senza gli animali non solo è possibile, ma è necessario per recuperare un rapporto di rispetto tra uomo e natura, tra bambini e animali. Affinché diventi uno spettacolo divertente e per la gioia di tutti.
A seguito dell’articolo sulla situazione dei circhi in Italia, l’Ente Nazionale Circhi ci ha contattati per esercitare il diritto di rettifica nei confronti della nostra pubblicazione. Ghigliottina.it è un contenitore di informazione, dibattito, comunicazione. Proprio tali parole, alla base dell’informazione, significano ‘porre in comune’. Siamo convinti che il dialogo ed il contraddittorio costruttivo siano alla base della crescita quotidiana, comune. In un mondo fatto di blog, di una comunicazione liquida incontrollata, la volontà di questo progetto è sempre e sarà sempre quella di essere un portale di informazione ma altresì di scambio. Proprio per questo siamo sempre aperti ad ascoltare tutte le voci di una qualsivoglia questione. Ecco perché, anche in nome di un’etica giornalistica, diamo volentieri spazio al contraddittorio dell’Ente Nazionale Circhi in riferimento all’articolo “Il circo, spettacolo di sofferenza”.
Di seguito il testo inviatoci dall’Ente Nazionale Circhi:
Non sono certo le organizzazioni animaliste a poter dire cos’è il circo, lo spettacolo dal vivo più antico del mondo e che ha felicemente “contaminato” la letteratura, il cinema e l’arte in genere.
Non siamo solo noi a sostenere che il circo è cultura e svolge una funzione sociale e pedagogica: l’ha sostenuto, da ultimo, anche Papa Francesco: “Il circo crea bellezza e fa bene all’anima” (Udienza generale di mercoledì 7 gennaio 2015).
Se parliamo dell’Italia del nostro tempo, vorrei sapere dove si esibiscono orsi in tutù, cammelli che bevono Coca Cola e felini che saltano nei cerchi di fuoco.
Nei circhi non esistono animali catturati in natura e le strutture che li ospitano sono quelle stabilite dalla legge e che prevedono precise regole e severi controlli da parte delle Asl (i circhi sono le attività con la presenza di animali più controllate in assoluto, visto che ricevono la visita dei veterinari pubblici ad ogni cambio di città, quindi anche due volte in una settimana).
Solo una profonda ignoranza della materia può consentire di affermare che l’addestramento sia frutto di privazioni, maltrattemti e sofferenze. Gli ammaestratori italiani sono famosi nel mondo e ricevono premi internazionali per i frutti del loro metodo di addestramento, non a caso definito “in dolcezza”, che si fonda sulla profonda sintonia, condivisione e affetto con gli animali.
Il “dossier Lav” sui finanziamenti statali ai circhi contiene abominevoli menzogne e l’E.N.C. ha provveduto a querelare la Lav alla quale chiederà un risarcimento danni milionario che destinerà agli ospedali pediatrici.
Lav sostiene che i circhi italiani avrebbero ricevuto negli ultimi 5 anni una cifra che sfiora i 30 milioni di euro: 6.115.389 nel 2010, 6.635.019 nel 2011, 6.336.546 nel 2012, 6.293.097 nel 2013, 4.474.347 (“dato parziale” secondo la Lav) nel 2014.
I dati ufficiali del Ministero dicono invece che i contributi complessivi stanziati negli ultimi 6 anni (dal 2009 al 2014) ammontano a circa 14,5 milioni di euro. Ma va precisato che gli importi effettivamente liquidati sono largamente inferiori e la cifra reale si riduce ad un terzo di quella diffusa dalla Lav (la renderemo pubblica appena ci sarà formalmente trasmessa dal Mibact).
Dalla comunicazione del Ministero (che vi allego) si evince anche un aspetto non secondario, più volte da noi sottolineato: sul sito istituzionale del Mibact sono pubblicate tutte le informazioni sui fondi stanziati annualmente e l’archivio dei beneficiari dei fondi stessi. I circhi, insomma, sono una casa di vetro. Lo stesso non si può dire delle danarose organizzazioni animaliste che, tranne uno o due casi, non rendono pubblici i loro bilanci (essendo Onlus) e nemmeno il bilancio sociale – che invece sarebbe obbligatorio pubblicare sul sito dell’organizzazione – e dunque non è dato sapere come facciano ad accumulare vere e proprie ricchezze.
Il dossier Lav riguarda anche un altro dato ugualmente falso e cioè che circhi condannati per maltrattamenti degli animali beneficerebbero di finanziamenti statali. Già dal 2007 per i circhi colpiti da eventuali condanne definitive ciò è espressamente vietato da una precisa norma sulla erogazione dei contributi Mibact.
Che dire se non che una organizzazione che diffonde accuse infamanti che si dimostrano del tutto infondate, dovrebbe chiedere scusa e scomparire dalla scena pubblica. Ci appelliamo al Parlamento affinché metta un argine ai privilegi derivanti dalla legge 189 del 2004 che ha dotato le associazioni animaliste di uno strapotere che non ha paragoni nel resto d’Europa e che rende loro conveniente battersi per il sequestro degli animali dei circhi, perché in questo modo ottengono non solo visibilità mediatica ma anche contributi pubblici.
Ho sfidato pubblicamente il presidente della Lav ad un confronto e a rendere pubblici i bilanci e le fonti di entrata di cui beneficia. Sto ancora aspettando una risposta.
Antonio Buccioni, presidente Ente Nazionale Circhi
Roma, 1 Aprile 2015
Caro sig. Buccioni. Quando parla di “spettacolo dal vivo più antico del mondo” allude forse alle lotte tra gladiatori e animali feroci? Quel tipo di spettacolo ideato in antichità per il sollazzo della gente, a spese di schiavi umani e/o di fiere incatenate? È a quello che allude? E quando parla delle strutture di contenimento degli animali, accennando a “precise regole e severi controlli da parte delle Asl”, si riferisce forse alla situazione che può vedere nel seguente video (girato a Lecce)?
Infine, riferendosi all’addestramento “in dolcezza”, si riferisce forse alla situazione di cui al seguente articolo, che parla del circo di Miranda (detta Moira) Orfei, “regina dell’arte circense italiana” (cit. Wikipedia)?
http://4.bp.blogspot.com/-XL-U4aADX7k/UZyoE_-N-8I/AAAAAAAAAyo/7dh2yJeaJrs/s1600/24873_circo_orfei.jpg
Sono davvero curioso, vorrei che mi illuminasse.
Nel frattempo continuerò a godere degli spettacoli del circo “contemporaneo”, quello che non sfrutta animali. Parlo di quel circo che è consapevole dell’immenso balzo culturale che ha portato gli antichi romani e le genti del Medioevo ad evolversi negli uomini di oggi (anche se purtroppo non credo che l’evoluzione di cui parlo abbia influito su tutte le persone).
Concludo dicendo che non parlo da semplice spettatore, ma da acrobata e performer di circo.
Saluti
Da sempre favorevole a un confronto costruttivo e chiarificatore, mi preme precisare alcuni punti fondamentali a seguito della replica da parte dell’Ente Nazionale Circhi all’articolo che porta la mia firma.
Il pezzo, come da titolo, pone l’attenzione sullo stato di sofferenza patito dagli animali all’interno dei circhi. Si mette, infatti, in evidenza l’innaturale vita cui sono obbligati questi animali, costretti a esibirsi per volontà dell’uomo e a vivere una vita fatta di reclusione e privazione, tutte condizioni contrarie alla natura etologica. Precisare che gli animali in questione nascono in cattività, non allevia nè sminuisce le sofferenze e le privazioni cui sono sottoposti, può essere altresì considerata un’ulteriore forma di maltrattamento. Se è la legge a disciplinare l’idoneità delle strutture e a eseguire i controlli attraverso le Asl e se, come da voi sottolineato, gli animali sono realmente “addestrati” secondo tecniche in “dolcezza”, mi domando come sia possibile che, a oggi, in Italia vi siano due circhi condannati in via definitiva per maltrattamenti e detenzione incompatibile e che altri sei siano in attesa di giudizio per i medesimi reati.
Papa Francesco in una sua udienza ha sostenuto che: “Il circo crea bellezza e fa bene all’anima”. Sarebbe opportuno domandare se l’affermazione fosse riferita al circo con o senza animali. In riferimento alla questione dei finanziamenti pubblici, i dati da me riportati provengono dal dossier Lav e spetta dunque a loro confermarli. Voglio però precisare che a prescindere dall’entità del contributo erogato dallo Stato (secondo voi nettamente inferiore a quello denunciato dalla Lav) è chiaro che i circhi con animali percepiscono sovvenzioni per un ammontare comunque non trascurabile. Mi chiedo quindi perchè continuare a elargire denaro pubblico per spettacoli che impiegano animali quando il 68,3% (rapporto Eurispes 2015) dei cittadini italiani è contrario a questo tipo di circhi. I fondi potrebbero essere impiegati per tutti quegli spettacoli circensi che basano la loro attività sulle sole qualità artistiche, trasmettendo, soprattutto ai più piccoli, l’importanza e il valore dell’impegno e della fatica nello svolgimento di un mestiere difficile che vuole e deve divertire tutti.