Crescita? Sì ma c’è ancora molto da fare
“Le prospettive di crescita sono in questo momento più favorevoli che negli ultimi anni. Tra i principali motivi ci sono gli effetti positivi del crollo dei prezzi dei prodotti energetici, la politica monetaria espansiva e le riforme strutturali varate in diversi paesi dell’Ue che cominciano a fare sentire i propri effetti”
Si è espresso così Mario Draghi, Presidente della Banca Centrale Europea, in audizione alla Camera pochi giorni fa sulla situazione economica nell’UE.
Inoltre “il calo dei tassi d’interesse a lungo termine – ha affermato – e il deprezzamento dell’euro, dovrebbero spingere la crescita italiana di un punto percentuale entro il 2016”.
Tutto bene quindi? No, non proprio. Almeno per l’Italia.
Il presidente della BCE ha analizzato pragmaticamente la situazione economica italiana con quella dell’UE e ha espresso un giudizio globale non poi così positivo ma neanche troppo negativo.
IL PREZZO DEL RIGORE – L’Italia ha evidenziato Draghi “come altri, ha consolidato i propri conti aumentando le tasse e tagliando gli investimenti pubblici, mentre la spesa corrente continua ad aumentare”.
RIFORME STRUTTURALI – Tuttavia il Bel Paese è ancora indietro sul piano delle riforme strutturali. “La politica monetaria non può accrescere il potenziale produttivo perché questo dipende dalle riforme strutturali, in una unione monetaria occorrono entrambi, per questo abbiamo bisogno di istituzioni efficaci nei due ambiti”.
Le riforme strutturali sono inoltre necessarie ad elevare la crescita potenziale che in Italia è passata quasi a zero dal 2,5% dell’inizio degli anni 90.
GIUSTIZIA LENTA E PMI – Per l’ex numero uno di Bankitalia “l’Italia registra la giustizia civile più lenta in Europa. Dimezzando la lunghezza dei procedimenti gli studi indicano un possibile aumento della produttività dall’8 al 12%. I tempi dei processi influiscono sulla volontà di erogazione del credito alle aziende”.
Inoltre, ha evidenziato, “la regolamentazione incentiva le piccole imprese a rimanere tali” e “in Italia c’è un’alta concentrazione di micro imprese con bassi livelli di produttività”.
NON CULLARSI SUGLI ALLORI – Insomma un da un lato l’Italia ha fatto finora bene i propri compiti e ha rispettato le indicazioni dell’UE ma adesso deve rimboccarsi le maniche per aumentare la crescita e sfruttare il momento non negativo perché “la ripresa è ciclica, non strutturale, quindi finito il periodo si torna a come stavamo prima (…) ma le riforme strutturali sono più facili da fare se la situazione economica sottostante migliora”.
(Fonte immagine: http://www.thetimes.co.uk/)