Microcredito, la rivincita dei “non bancabili”?
Firmato l’atteso decreto ministeriale sul sostegno a “piccole e medie imprese” e Partite Iva: tra qualche giorno sarà possibile accedere al fondo di 40 milioni di euro
Il mondo si divide in due categorie di persone: i “bancabili” e i “non bancabili” – secondo il centro studi CESPI, questi ultimi in Italia sarebbero il 25% della popolazione.
Chi non offre garanzie non può accedere ai prestiti bancari: per molte imprese non accedere a un prestito significa chiudere i battenti – di avere esigenze di liquidità capita anche ai migliori, ancora di più capita di non poter offrire “garanzie” a sufficienza – figuriamoci poi se chi non ottiene la fiducia degli istituti di credito può solo immaginare di poter avviare un’attività commerciale.
“Nessuna garanzia, nessun credito”: è la “banca”, bellezza! In realtà, l’equazione è andata perdendo il suo valore di dogma da decenni, almeno da quando un “illustre sconosciuto” di nome Mohammed Yunus “inventò” il microcredito moderno. Che Yunus abbia vinto il Premio Nobel per la pace e non per l’economia – pur essendo un’economista e non un “santone” come molti pensano – può aiutare a comprendere l’argomento in questione.
Semplificando molto: alle banche non interessa finanziare i progetti di chi i soldi non ce li ha già – sostanzialmente si guadagna poco. Il principio del microcredito, invece, è “piccoli prestiti per piccoli progetti” ovvero guadagno “equo” e per chi presta e per chi riceve denaro. In pratica, si offre una speranza contro l’indigenza. Di strozzini ce ne saranno anche negli Istituti di “microcredito” – in pieno stile “Wall Street” direbbero alcuni esperti che hanno studiato le varie declinazione del fenomeno – ma il principio è questo.
Roba da “terzo mondo”? Il “microcredito” è notoriamente associato ai paesi più poveri – per fortuna di “spocchia” nel cosiddetto Occidente ne abbiamo in abbondanza – ma il 2008 ha fatto suonare la sveglia anche ai più scettici che poi sono gli stessi che hanno rifinanziato gli istituti di credito che la “crisi” l’hanno creata. Un’altra semplificazione, ma è innegabile che da 7 anni a questa parte i sogni europei siano stati così drasticamente ridimensionati da minacciare persino la possibilità di avere un’esistenza decorosa.
Allora ecco, il dato risale a dicembre 2014, che la Rete europea di microfinanza ha registrato, tra il 2008 e il 2011, un aumento del 31% dei crediti governativi annui concessi a piccole iniziative. Un dato che afferma la necessità di una “strategia di sopravvivenza” che riparta proprio dalle piccole iniziative, piuttosto che contare sulla morta e sepolta possibilità della ridistribuzione della ricchezza dall’alto verso il basso.
D’altro canto in Italia, nel 2006, veniva istituito il Comitato nazionale italiano per il microcredito che nel 2011 diventò l’Ente Nazionale per il microcredito. Tra i suoi ambiziosi obiettivi “quello di essere un utile strumento per sradicare la povertà” ma, già nel 2012 della “spending review”, era stato ritenuto sacrificabile correndo il rischio della soppressione. L’Onorevole Baccini, che lo presiede sin dalla fondazione, grazie a un emendamento alla Legge di Stabilità montiana non solo salvò la sua “creatura” – e la sua “poltrona” – ma evitò anche il taglio del budget (1,8 milioni di euro).
“Ogni beneficiario di microcredito riesce a sviluppare un effetto-leva di 2,5 posti di lavoro. Con questo strumento siamo riusciti a creare in Italia 20mila posti di lavoro con 20 milioni di investimento” ultimamente ha detto proprio Baccini. Il risultato è buono, non ottimo, visto che dei 106 progetti recensiti dall’Ente, fino al 2012, solo 4 hanno un respiro nazionale. Tutt’altre aspettative si ripongono, invece, nell’iniziativa promossa dal Ministero dello Sviluppo Economico che a breve dovrebbe accendere i motori.
Finanziamenti fino a 25mila euro (si può arrivare fino a 35mila in “erogazione frazionata” se si rispettano alcune condizioni contrattuali legate a pagamento delle rate e raggiungimento di obiettivi) senza garanzia per piccole e medie imprese e lavoratori autonomi con partita Iva (il periodo massimo di rimborso è fissato a 10 anni) questo è quello che prevede il Fondo Centrale di Garanzia.
A breve sarà pubblicato il bando sul sito fondigaranzia.it: la richiesta di prenotazione resterà valida per 5 giorni in attesa che l’interessato presenti il proprio progetto al soggetto finanziatore (istituto bancario o intermediario finanziario – cioè quelli che di solito non concedono prestiti senza garanzie?) che dovrà concludere la pratica in 60 giorni. Il fondo, fa da garante all’80%, ammonta a 30 milioni stanziati dal ministero più 10 milioni versati dai parlamentari del M5S. Secondo il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, una volta innescato il meccanismo, “i soldi resi serviranno a finanziare altre imprese, si attiverà così un circolo virtuoso che nei prossimi dieci anni consentirà di aiutare oltre 40 imprese al mese“