Dipartimentali Francia, il ritorno del centrodestra
Le dipartimentali di fine marzo confermano in Francia il ritorno della destra: UMP in testa, FN senza presidenti ma in crescita. Crisi per la Gauche
di Sara Gullace
La Sinistra francese conferma la sua crisi politica, mentre è conclamata la nuova realtà di tripartitismo – dovuto alla continua crescita dell’estrema destra. Questo il risultato delle elezioni dipartimentali in Francia del 29 Marzo scorso.
Al secondo turno elettorale, dove ha votato soltanto la metà degli aventi diritto, il vero vincitore è l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy che con l’Unione per il Movimento Popolare (UMP) ha soppiantato i socialisti conquistando il 45,3% dei voti. L’opposizione di destra, adesso, sarà presente in 66 dipartimenti, ben ventidue in più rispetto al 2014. Perde presa l’alleanza al governo, che ha conquistato il 32,1% ed è scesa da 61 a 34 presidi, per lo più nel sud-ovest del Paese. Mentre diversi distretti del nord-est e del nord-ovest hanno confermato il loro storico appoggio al centro destra.
Il Fronte Nazionale di Marin Le Pen non ha conquistato alcun dipartimento ma anche queste elezioni, dopo le europee, confermano la sua ascesa con il 22,2% dei voti che si tradurrà in 62 consiglieri dipartimentali. E’ il FN, quindi, il terzo partito di Francia che rompe il tradizionale bipartidismo facendosi strada tra UMP e PS.
“Vive la gauche”, corrente ribelle e critica della maggioranza, accusa del fallimento la politica riformista del governo, esigendo un cambio strategico che freni la caduta libera della sinistra francese: “Continuare con le stesse misure significa sottostimare il problema politico”. Anche il presidente dell’Essonne, ormai ex, Jerome Guedj, ha preso le distanze dal fallimento dell’ultimo turno elettorale. L’Essone è stato per anni baluardo dei socialisti, forte catalizzatore di voti per la vittoria di Valls. Adesso fa parte di quei 28 distretti conquistati dal centro destra e tolti alla sinistra. “Con questa politica economica – ha detto subito dopo i risultati – per le regionali e le presidenziali sarà come sbattere contro un muro”.
Ma qual è stata la reazione dei principali accusati? Per Hollande e Valls è la disgregazione la vera radice di tutti i mali. Secondo il Primo Ministro è l’attuale frammentazione partitica a destabilizzare l’elettorato. Attualmente in Francia il fronte di sinistra è composta da almeno 17 partiti, tra cui Comunisti, Verdi, Socialisti, Partito Radicale e Convergenza di Sinistra. Realtà spesso nate da scissioni interne. “Chi provoca disgregazione , ottiene disgregazione” è stata la fredda replica di Guedj, pensando alle riforme governative non pattuite con il fronte di sinistra. I contenuti del programma politico, tuttavia, non sembrano essere in discussione. Valls seguirà la strada della liberalizzazione economica – approvata a inizio 2015 la legge Macron,
Il vero cambiamento, invece, potrà prevedere una nuova composizione dell’Esecutivo che potrebbe riservare dei posti per verdi e correnti minori. Una strategia di coinvolgimento e avvicinamento delle parti pensata da Valls e Hollande per mitigare il malcontento delle dipartimentali. “E’ importante che il programma economico sia portato avanti. La strada giusta sarà continuare a puntare su competitività e investimento: entro l’anno avremo una crescita dell’1,5% che abbasserà la disoccupazione”. La promessa ribadita dal Capo del Governo. “Le mie dimissioni – ha, inoltre, sottolineato – aggiungerebbero un problema ad una situazione già critica”.
Panorama roseo, chiaramente, per chi ha conquistato 67 dei 101 distretti. Sarkozy è fiducioso e punta dritto alle regionali di dicembre per confermare la recente vittoria: “Acceleriamo sul progetto di preparazione per un’alternativa repubblicana. Un progetto profondamente nuovo per arrestare il declino in cui ci ha immerso da tre anni il socialismo più arcaico d’Europa”. E già pensa alle primarie di fine 2016, quando si sceglierà il candidato alle presidenziali.
Record di consiglieri per l’estrema destra, ma il FN non conquista neanche un dipartimento. “Ci avviciniamo all’obiettivo – ha commentato Marine Le Pen – Vogliamo arrivare al potere per raddrizzare la Francia e restituirle la sua libertà, la sua sicurezza e la sua prosperità”.
Le Pen ha confermato il suo programma politico presentato ai nuovi presidenti distrettuali nei suoi punti principali: dipartimentalismo, stop all’aumento della tassazione, miglioramento dei servizi pubblici e maggior supporto a disabili ed anziani, controllo e lotta ella frode fiscale. Grimaldello della sua politica sarà, ancora, il rifiuto dell’appoggio ai progetti comunitari. L’accettazione, o meno, di questi punti definiranno una volta per tutte “Se l’UMP è realmente intenzionato a governare insieme a noi”.
Altro sconfitto di queste elezioni, insieme all’immagine della Sinistra, è stato il sistema “binominale a maggioranza mista”. Sebbene abbia portato la presenza femminile nei consigli dipartimentali dal 18 al 49,5%, il titolo di presidente rimane appannaggio maschile.