Sirene, Vetri, Urla e Paperelle: le s(t)onate di Alessio Calivi
Il criptico Alessio Calivi pubblica il suo nuovo album, “Sirene, Vetri, Urla e Paperelle”, prodotto dalla Manita Lab/Seb in cui mostra le sue ultime sperimentazioni dark
La vita di un musicista nasce sempre da lontano, precisamente dall’infanzia, quando si inizia a fantasticare su quello che si vuole fare da grandi.
È il caso, fra gli altri, di Alessio Calivi, classe ’85 di Reggio Calabria che sin da piccolo ha espresso la sua passione per la musica che lo ha portato a formare a 14 anni il suo primo gruppo chiamato Black Side. Un primo contatto con il mondo della musica durante il quale sperimenta nuovi sounds, figli di quella che viene denominata la new wave italiana. Le sperimentazioni e i salti da un gruppo all’altro fra i quali Bad Smelling Solution, i Five Dolls in Jail ed i Barton Fink lo portano al trasferimento nella Milano dei Six Minute War Madness, Ritmo Tribale, Karma, Benvegnù, Marta sui tubi e Afterhours, che influenzano le sue produzioni artistiche.
Anche qui il valzer da un gruppo, Violet View, ad un altro, Miavagadilania, lo porta a testare nuove armonie, prima come chitarrista-cantante poi come bassista. Con questi ultimi produce il disco Il mare ci salirà negli occhi nel 2008. Nel 2010 torna solista e incide il suo primo album intitolato Forme e stati in cui si sbizzarrisce a suonare tutti gli strumenti esclusa la batteria, affidata a Enzo de Masi. Un progetto autoprodotto che riscuote un discreto successo facendolo conoscere al pubblico musicalmente più “alternativo”.
Ma il suo percorso artistico non si ferma qui, continua a cercare nuovi stimoli grazie anche all’Accademia del Suono di Milano, dove si diploma e sviluppa il suo interesse per il suo sound engineering. Numerose le collaborazioni artistiche tra cui Nino Martino, Fabrizio Murdolo e Other Voices con i quali ha girato in tour in Italia e in Europa.
L’ultima “fatica” di Calivi, Sirene Vetri Urla e Paperelle, è uscita lo scorso 7 Aprile prodotto da Manita Lab/ Seb. Parole, suoni e rumori è ciò che Calivi ha racchiuso in queste 9 canzoni. Le parole sono ricercate e, direi, inaspettate dato che il primo ascolto sulla strofa “Il sole è morto ed è sepolto sotto la mia merda” del brano Berlino non è proprio quello che ti aspetti (un po’ per estraneità a questo genere musicale, un po’ perché un linguaggio così esplicito sorprende sempre). Capisco, quindi, che Calivi predilige uno stile “dark” nello stile e nelle parole. E che il sole, a quanto pare, non gli piace proprio: “la luce autentica è la più grossa bugia“.
Brano dopo brano esce fuori un quadro di un cantante-strumentista sempre più estremo e cupo, che non riesce “più a socializzare, non voglio più idealizzare, no! Non riesco più ad amare, ricambiare! Non voglio più usufruire” come dice in Palpitazione isterica o che “vomita” la sua inquietudine in Bucolico post-industriale “L’inchiostro di cui mi servo per macchiare la mia anima è nero come un qualsiasi buco della terra che porti all’inferno“.
Uno dei testi migliori è senza dubbio “Tutto bene?“. Un titolo domanda che, in realtà, vorrei porre proprio a lui, Calivi. Un messaggio diretto concettualmente e verbalmente a cui non c’è appello. Calivi dice: “Io non voglio sembrare banale e non voglio sembrare così duro ma chi parla di autocommiserazione cerca solo di mettertelo dritto nel culo. Basterebbe fermarsi un minuto a riflettere applicare alla buona coscienza una volontà, cancellare la regola del genuflettere ogni singola, timida e debole dignità. Mi masturberò sulla fedeltà di una patria che non collabora. Perderai gli alibi, temerai gli ordini“.
Straziante e dall’aria dolce e profonda “Per le tue mani“. Vale la pena ascoltarla “per tutto l’oro che non vale un tuo sospiro. Perchè dovevo parlare di te“. Una canzone d’amore, quello che dura per sempre e non si dissolve mai, quello per la madre. Si ritorna, poi, ai suoni e rumori degli ultimi due brani di cui Sirene Vetri Urla e Paperelle, omonimo dell’album, appare come quello musicalmente più sperimentale.
Alessio Calivi è esattamente come è stato definito “criptico e dallo zig-zag emotivo“. Chissà se il successo, a cui pare destinato l’album, spenga l’umore nero del cantautore. Rimarrò in attesa di altre s(t)onate come Per le tue mani.
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