Enti locali: si “tagli” chi può
Da palazzo Chigi non trapela niente, molti però sono pronti a giurare che si stia preparando una sforbiciata alla sanità pubblica. Intanto, una delegazioni di Sindaci si appresta a marciare su Roma
di Mattia Bagnato
Si respira una strana aria a Palazzo Chigi. La stessa che accompagna la quiete che precede la tempesta. Le prime avvisaglie di questa inquietudine erano arrivate subito, il giorno prima della presentazione del “famigerato” DEF, quando la delegazione dell’ANCI aveva voluto incontrare il Governo. L’oggetto del meeting, come noto, erano quei verosimili tagli agli enti locali che a partire dal 2016 potrebbero interessare Comuni e Regioni. Oggi, però, alla vigilia dell’ennesimo incontro che, mercoledì 15 aprile, dovrebbe scongiurare ulteriori “sforbiciate” a servizi e prestazioni, sembrano riattizzarsi le braci di una scontro che Matteo Renzi cerca, invano, di evitare da giorni ormai.
Buon viso a cattivo gioco – Da abile uomo politico quale è infatti, Renzi continua a gettare acqua sul fuoco di una diatriba che comincia a farsi veramente incandescente. Perché, nonostante le continue rassicurazioni, Piero Fassino non sembra essersi convinto fino in fondo della buona fede manifestata dal suo collega di partito. Il “NO AI TAGLI”, infatti, sembra risuonare come la trita e ritrita vecchia cantilena che da anni accompagna finanziarie e leggi di stabilità varie. Il Sindaco di Torino, allora, ha deciso che questa volta era il caso di lasciare i suoi “legionari” ed oltrepassare il Rubicone. Vuole vederci chiaro Piero, non si fida e ad ha ragione, perché il rischio di tagli c’è ed alto anzi, altissimo.
Arrivederci amore, ciao – Si erano lasciati così l’ultima volta, con un arrivederci a settembre che suona come un rinvio a tempi migliori. A quando, cioè, da Bruxelles fossero arrivati segnali più incoraggianti. Indicazioni che adesso sembrano giunte a destinazione, portate in dote da Dombrovskis in visita ufficiale a Roma per accertarsi che l’Italia stia continuando a fare i “compiti casa”. I temi sul tavolo, lo scorso 9 aprile, tuttavia, erano molti: riduzione delle partecipate, rivalutazione dei costi degli immobili di proprietà pubblica e razionalizzazione degli uffici (prefetture in primis). A creare i maggiori attriti tra i commensali, però, sono stati: il miliardo di tagli a Province e Città metropolitane e i 625 milioni di fondo compensativo IMU-Tasi.
Il triangolo no, non lo avevo considerato – Così, dalle parole del Presidente dell’ANCI sembra emergere un mix di ottimismo e ansia, appunto. Il primo dovuto, forse, al fatto che Renzi ha scelto il dialogo, cosa non da poco di questi tempi. La seconda, invece, sarebbe il risultato della vaghezza con cui il Governo sta affrontato i tagli previsti dalla Legge di stabilità 2015. Infatti, come si evince dalle dichiarazione rilasciate da Fassino, a preoccupare maggiormente gli amministratori locali sarebbero non tanto i tagli ipotetici per il triennio 2016-2018, ma quelli previsti dalla Conferenza Stato-città. Una scure destinata a colpire tre città in particolare: Roma, Napoli e Firenze.
La patata bollente – Tuttavia ad oggi la questione più delicata rimane Roma. A palesarlo la presenza nella delegazione ANCI del primo cittadino della capitale. La sua posizione, però, non sembra ancora chiara, a metà tra una lieve, quasi impercettibile, opposizione agli 87 milioni di tagli previsti per il 2015 e una, più chiara, sottomissione al “capo dei capi”. Per Marino, infatti, in ballo c’è molto di più di un aumento di addizionali Irpef. A preoccupare il Sindaco “in panda rossa” ci sono tutta una serie di investimenti che non può proprio lasciarsi scappare: ponte dei congressi, aereostazione di Fiumicino e, dulcis in fundo, la metro C. Renzi, comunque, sembra averlo rassicurato, confermandogli il piano d’investimenti inseriti nello Sblocca Italia.
Non vedo, non sento e non parlo – Così, mentre tutto tace, avvolto da un mistero che farebbe impallidire anche Agatha Christie, l’unica cosa certa sono i tagli che dovrebbero colpire la sanità pubblica. “Aridaje”, verrebbe da dire. Perché come fa notare Chiamparino, al netto di ulteriori possibili razionalizzazioni della spesa, questi si aggiungerebbero ai 2,2 miliardi di euro del 2014. Matteo Renzi, però, non vuole sentire ragioni, per lui 24 ASL nella stessa regione sono troppe, il riferimento al Veneto di Tosi è tutt’altro che casuale. Così, mentre i “tre moschettieri” affilano le armi per proteggere le già magre finanze, il duo Padoan-Lorenzin si appresta ad affondare il colpo.
Un fendente mortale, secondo la CGIA di Mestre, che si aggiunge ai precedenti sacrifici richiesti agli enti locali in questi anni. Un sacrificio quantificato come quattro volte superiore a quello che l’amministrazione centrale ha dovuto sopportare. Ministeri, Agenzie fiscali e autorità amministrative varie, infatti, avrebbero subito tagli solo per 6,4 miliardi contro i 26,4 che, invece, hanno interessato Comuni, Province e Regioni. Una dato statistico che si scontra con le ultime dichiarazioni di Renzi, con le quali si preannunciava la fine dell’epoca dei sacrifici per i cittadini.
Bisognerà pazientare ancora un po’ prima di sapere come andrà a finire il “braccio di ferro” tra Governo e Anci. Per adesso, però, sembra potersi affermare che la questione non si risolverà in fretta. Non basterà un cenno di intesa o una stretta di mano come si fa tra vecchi amici. Questa volta, la posta in palio è alta, lo ha confermato la visita di Dombrovskis, venuto a far pesare le ragioni di Bruxelles. Possono mettersi l’anima in pace Chiamparino & C., la futura legge di stabilità porterà con sé molte sorprese e poche soluzioni condivise. Perché con le regionali ad un tiro di schioppo, Renzi non sembra abbia alcuna intenzione di sbilanciarsi. Tutti rimandati a settembre, quindi.