Change.org: il futuro dei movimenti sociali passa da qui?
Rapidità, bassi costi e forte impatto mediatico. Sono queste, infatti, le caratteristiche di una piattaforma di petizioni online che sta cambiando il volte delle lotte sociali
di Mattia Bagnato
La tecnologia sta trasformando i movimenti sociali. Questa la riflessione emersa dal panel che si è tenuto sabato 19 aprile al Festival internazionale del giornalismo di Perugia dal titolo: Il futuro dei movimenti sociali. L’attivismo online e i media. Così, quando si parla di social e attivismo non si può fare a meno di parlare della più grande piattaforma di petizioni al mondo. Change.org, appunto. Un portale online che in soli tre anni è riuscito ad espandersi a macchia d’olio in 18 paesi, coinvolgendo più di 70 milioni di utenti (2,3 solo in Italia). Un successo impensabile fino a qualche anno fa.
Dietro questo incredibile risultato, a detta del suo fondatore Ben Rattray, ci sarebbe un’inarrestabile richiesta di cambiamento che ha pervaso la società civile in ogni angolo del pianeta. La domanda di partecipare ed influenzare le scelte politiche dei Governi che parte, sostanzialmente, da due tendenze: la prima, determinata dalla crescente delusione verso un sistema “democratico” che esclude le popolazioni; la seconda strettamente connessa al potere che le nuove tecnologie stanno conferendo alla persone. Un empowerment mediatico che vede i mass media come nuovi attori capaci di dare risalto e copertura mediatica (250 campagne giornalmente seguite).
Dal palcoscenico del Teatro della Sapienza, però, Rattray ha voluto sottolineare come questa relazione socio-mediatica sia bidirezionale. Infatti, se da un lato i media aiutano queste battaglie, dall’altro lato sono allo stesso tempo aiutati dalle storie stesse, le quali, generalmente molto empatiche, finiscono per aumentare il numero dei lettori di queste testate giornalistiche. Così, i nuovi mezzi di comunicazione hanno finito per diventare un’importante fonte d’ispirazione per tutti coloro i quali, altrimenti, non saprebbero come attirare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Per capire il potere dell’attivismo social, Ben Rattrey ha ricordato alla platea alcuni esempi, fortemente esplicativi, di come semplici petizioni si siano trasformate in vere e proprie battaglie politiche. Come quella partita da una ragazza sudafricana, vittima di violenza solo perché lesbica, nel totale disinteresse del Governo centrale. La giovane non si è fatta scoraggiare ed ha lanciato la sua “battaglia” online contro una problematica molto diffusa nel paese, ottenendo la solidarietà di oltre 175.000 utenti ma, soprattutto, costringendo lo stesso Governo ad ammettere le proprie responsabilità, promettendo di mettere la questione sotto la luce che merita.
Questo è solo uno dei casi in cui, come recita il detto, l’unione fa la forza. Un altro esempio di come semplici cittadini siano riusciti ad ottenere vittorie storiche nei confronti di coloro che sembravano inattaccabili, arriva proprio dagli Stati Uniti d’America. Una delle più solide democrazie del mondo dove però spesso, secondo Rattray, la “tua” voce rischia di rimanere inascoltata. Non questa volta, però. Sì, perché un “normalissimo” cliente di una delle moltissime banche americane ha deciso di protestare contro una commissione di 5 dollari che la Bank of America aveva imposto a tutti i correntisti. La petizione, tanto per cambiare, è finita online e 500.000 persone hanno obbligato la Banca Centrale americana a toglierla definitivamente.
Da quanto emerso dall’incontro, quindi, sembra arrivare un messaggio forte e diretto. La tecnologia può aiutare la democrazia, spingendo le persone ad unirsi e “combattere” per un interesse comune. Quello che però colpisce di più è la capacità che questa piattaforma ha dimostrato nell’ influenzare funzionari governati e grandi multinazionali, spaventati dalla cassa di risonanza mediatica che Change.org ha dimostrato di essere. Un altoparlante sociale ma, soprattutto, popolare. Così forte da aver costretto, sempre secondo Rattray, la Coca cola a togliere una sostanza nociva dalla misteriosa formula magica.
Il vero potere di questa piattaforma, quindi, risiederebbe tutto nel cambiamento culturale che ha innescato, rafforzando l’idea che la cosa peggiore che possa accadere in una democrazia è proprio la sensazione di non poter cambiare le cose. Ovviamente però, come ricorda ancora il suo fondatore, il vero volano è stato, da un lato la rapidà con cui si può agire attraverso la rete, dall’altro l’economicità con cui si possono lanciate compagne sociali online. Una peculiarità che dovrebbe, a breve, essere rafforzata dall’introduzione di una applicazione per smartphone.
(Fonte immagini: http://www.thinktei.com/;
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