Il Viaggio Progressivo: musica e visioni di modernità
Lo scorso 14 aprile il Teatro Lo Spazio di Roma ha ospitato la performance live dell’electronic duo “Carnival” dal titolo “Il viaggio progressivo”. Diventati in breve un nuovo fenomeno europeo, trovano rinnovato calore anche nel pubblico di casa e stupiscono con uno spettacolo multisensoriale
Per lungo tempo e senza sosta l’azione salvifica della musica sull’animo umano è stata oggetto di ricerche ed analisi. Filosofia e psicologia sono solo due delle scienze che ogni giorno, ed in ogni epoca, hanno provato a svelarne i segreti. Musica è bellezza, unione, libertà, amore e sopratutto realtà: senso profondo di stare al mondo, sentire e sentirsi per una volta interamente. Le infinite possibilità di una forza così vigorosa ci permettono, ancora dopo duemila anni, il segreto lusso di sentirci originali; non c’è dono più grande, né ringraziamento che basti, se non in forma di preghiera.
Questo ed altri pensieri di seta, animavano le menti stimolate del pubblico del Teatro Lo Spazio di Roma, lo scorso 14 aprile: durante l’esibizione psichedelica ed animista dei Carnival, intitolata Il viaggio progressivo. “International Electronic Duo” composto da Viola Zorzi e Marcello Mazzocco (voce, synth e composer), i Carnival nascono in terra straniera, a Den Haag (L’Aia, Olanda) con un progetto ben preciso: trasmettere la musica come totale libertà di espressione e contorsione dell’anima, come goccia scavatrice nelle rocciose coscienze umane.
I due musicisti, con l’aiuto di console, mixer e microfono ipnotizzavano il pubblico romano, portandolo per mano in un lungo viaggio verso la consapevolezza di sé, al seguito del fluido movimento sempre andante delle note. A stimolare la vista nello stesso modo, le eccentriche giocolerie e le perfette acrobazie luminose di Lisa Vuik e Niels Houg (SoulFire Netherlands), che hanno agitato fiaccole infuocate, hula-hop coloratissimi e lampade cangianti seguendo il ritmo trascinante di Viola e Marcello, trasformando lo spettacolo in un tangibile e gioioso “carnevale”.
Insieme ai piedi, danzavano anche gli occhi, i cuori e gli animi, così egregiamente stimolati dalle fluorescenze musicali dei Carnival. Nei momenti più intensi, quando il gioco ed il ritmo cedevano il seggio alla riflessione, la chiara voce di Daniel Terranegra guidava lo spettatore, tramite alcune letture, nel riconoscimento di sé come essere umano, come parte di un tutto che è il mondo, come creatura vivente e pertanto con urgente dovere di celebrare l’evento. Ed ecco infatti, ricominciare il ritmo, come un suono dapprima cupo, dal fondo della Terra, poi sempre più vicino e proprio, fino a confondersi col battito del cuore.
In cima alle classifiche di musica elettronica in Europa (nonché in Cina), i Carnival non sono abbastanza conosciuti invece in patria, dove il genere fatica ad attecchire (come tutte le stranezze, si direbbe). Cavalcando l’onda del felice “Love=Solution”, album di successo del 2013 che li ha fatti conoscere, hanno incluso nel tour anche la madrepatria (portando nuovi lavori) e la tappa romana non ha deluso le aspettative. Il pubblico, ricettivo e aperto al punto giusto, ha applaudito a piene mani il lavoro dei musicisti e la vastità del messaggio è sembrata immediatamente tangibile.
Non resta che consigliare, a chi lo ha perso, di aguzzare lo sguardo in attesa di un nuovo spettacolo. Nello specifico agli scettici e agli amanti del classico, ai critici aprioristici e ai timpani difficili, si lancia il guanto di sfida più sospirato. La performance totale non deluderà ed indubbiamente, citando proprio i Carnival, “if you are smiling it can’t be wrong”.