Giovani ed Expo: una marea di bufale

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Giovani che rifiutano in massa di lavorare all’Expo, con stipendi di 1.300 euro netti al mese. Persone che, quando si tratta di firmare i contratti di lavoro, scompaiono all’ultimo minuto e senza motivo. Disoccupati che rinunciano a lavorare perché organizzati su turni. Ma qual è la verità?

di Andrea Rosiello

expoProviamo a ricostruire, senza la pretesa di essere migliori di altri ma con la coscienza di essere dei dilettanti professionisti, ciò che è davvero successo negli ultimi giorni.

L’ESPLOSIONE – Tutto nasce a metà aprile con un articolo di Elisabetta Soglio, giornalista del Corriere della Sera che, sulla base dei dati delle selezioni effettuate dalla società di recruiting Manpower, scrive che 8 giovani su 10 rifiutano un lavoro ben pagato all’Expo 2015 di Milano.

Come direbbe qualcuno, dei “choosy” che rifiutano dai 1300 ai 1500 euro netti al mese. E perché? Perché viene chiesto loro di lavorare per sei mesi su turni a volte di notte, a volte nei weekend.

IL FLAME – Poche ore e molti giornali e siti riprendono la notizia del Corriere e gridano allo scandalo: il giornale di Vittorio Feltri e l’huffingtonpost di Lucia Annunziata in primis attaccano i giovani rinunciatari senza indagare bene sui dati diffusi dal giornale di Via Solferino.

La stessa società Manpower ci ha messo qualche giorno a chiarire “l’equivoco dei dati sull’Expo“. Giusto  il tempo, hanno pensato i più maligni, di sfruttare il clamore per aumentare un po’ la propria visibilità.

ALTRA BENZINA SUL FUOCO – Non pago del clamore, mentre la polemica sui giovani screanzati viene ripresa anche dai telegiornali, il Corriere della Sera pubblica un video editoriale di Aldo Grasso nel quale la storica firma di via Solferino, critica i giovani “non abituati al lavoro”.

LA VERITÀ – Per fortuna qualcuno esamina davvero i dati delle selezioni e scopre la verità, anche se ormai il flame è esploso in rete: i processi di selezione della Manpower sono stati lunghi, poco professionali e a tratti caotici, come raccontano alcuni giovani sul sito Valigia Blu.

Anche le notizie sugli stipendi sono state intese e riportate male: molte offerte erano contratti di stage sotto gli 800 euro lordi e senza nessun tipo di rimborso o convenzioni per trasporti o alloggi.

Chi vorrebbe lavorare per 6 mesi, seppure all’Expo, con un stipendio così basso da non essere sufficiente a pagare l’affitto, i trasporti e a sostenere, in generale, il costo della vita a Milano?

Chiarezza viene fatta anche sui rifiuti: non sono 8 giovani su 10 ad aver rinunciato al lavoro ma solo il 46% dei 645 profili scelti dalla Manpower, nella fascia under 30, hanno rinunciato ad un contratto di apprendistato di 6 mesi. Circa 300 rinunce dovute in larga parte alle suddette procedure di selezione atipiche della Manpower.

In molti, infine, hanno preferito rinunciare perché, per loro fortuna, durante il lungo processo di selezione sono sopraggiunte offerte lavorative più durature e sicure.

E allora ecco che si capisce perché, giustamente, molti candidati hanno deciso di rinunciare, anche se a malincuore, alla possibilità di lavorare ad un evento unico come l’Esposizione Universale di Milano.

CHI GRIDA AL LUPO E CHI CONTA LE PECORE – Al di là dei processi di selezione e dei numerosi problemi organizzativi dell’Expo, il dato sconcertante è il tipo di giornalismo che è emerso da questa storia.

C’è chi preferisce fare dell’allarmismo facile invece di riflettere sul perché dei giovani, anche se disoccupati, sono costretti, a malincuore, a rinunciare ad un lavoro per colpa di stipendi assolutamente non adatti e di una selezione inadeguata e poco seria.

MORALE? NO GRAZIE – Episodi come questo, in altri Paesi avrebbero causato delle scuse ufficiali, sia da parte degli editori che hanno diffuso la notizia sia da chi l’ha ripresa senza verificarla.

Per fortuna non è il caso dell’Italia. Qui se sbagli vieni promosso. O entri in politica.

(fonte immagine: http://www.informarexresistere.fr/)

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