Civati lascia il Pd: l’alba di una nuova sinistra
L’addio di Civati al Pd è l’ennesimo indizio di una sinistra italiana in trasformazione e riorganizzazione. Un nuovo soggetto politico all’orizzonte?
di Marco Assab
Democristiani e comunisti non sono mai andati d’accordo. Noi di Ghigliottina lo ripetiamo da settimane, così come avevamo previsto che la difficile convivenza di due aree distanti tra loro all’interno dello stesso Partito sarebbe prima o poi sfociata in una scissione. Va precisato che al momento non si è verificata alcuna scissione, ma l’abbandono di Giuseppe Civati, che proprio con Renzi aveva iniziato il cammino comune della “rottamazione”, suona come l’ennesima conferma del fatto che nel Pd si scontrano ormai da mesi due visioni politiche, economiche e sociali inconciliabili.
Quella sinistra mai doma – Il Pd nasce dalla fusione di Ds, Margherita e varie altre componenti. Risulta però fin da subito chiaro che l’area di sinistra, quella che fa riferimento alla tradizione storica del PCI, è quella maggioritaria. La “vittoria mutilata” alle elezioni del 2013 spalanca le porte della segreteria a Matteo Renzi, giovane leader proveniente dalla Margherita (e prima ancora dal Partito Popolare). Con Renzi segretario la linea politica del Pd cambia. La sinistra interna, divenuta ormai componente minoritaria, non ci sta e recalcitra, scatena una forte opposizione al Presidente del Consiglio ed arriva anche ad ostacolare il governo nelle aule parlamentari. L’addio di Cofferati era già suonato come un primo segnale, ma questa situazione paradossale raggiunge il culmine con il voto sull’Italicum. Civati decide di restare in aula e votare no alla riforma della legge elettorale con annessa fiducia all’esecutivo: è la fine. Due giorni dopo, il 6 Maggio, annuncia la sua uscita dal gruppo parlamentare del Pd e il suo passaggio al gruppo misto.
E ora? – L’uscita di Civati dal Pd può essere intesa in due modi. Il primo: è l’ennesimo strappo dell’ennesimo leader dell’ennesima sinistra litigiosa, scissionista e piazzaiola. Il secondo: È una mossa che si inserisce nel più ampio di contesto di una sinistra in trasformazione. Noi propendiamo per la seconda ipotesi. Con l’accentramento ideologico del Pd nell’agone politico, si apre un vuoto di rappresentanza nell’area della sinistra italiana. Già perché gli elettori di sinistra non sono mica spariti! Ci sono ancora e, presumibilmente, andranno alla ricerca di un partito che li rappresenti. Sel è sul viale del tramonto e, sicuramente, non è il soggetto politico capace di assorbire una quantità di preferenze che potrebbe arrivare anche all’8-9%
Vendola, primi segnali… – I primi segnali che ipotizzano un nuovo soggetto politico a sinistra sono venuti proprio da Vendola. In una intervista a “La Repubblica” il leader di Sel si è detto pronto a costituire nuovi gruppi alla camera e al senato, nella volontà di “creare una grande sinistra innovativa sul piano politico-culturale”. Lascia poi pochi dubbi l’affermazione secondo la quale “nel paese c’è un’opposizione sociale che cresce, che non accetta la religione dell’obbedienza, la politica ridotta a marketing e ritiene sia giunto il momento di tradurre politicamente la domanda di cambiamento che ha riempito le piazze, denunciando l’insopportabilità delle scelte dell’ex Pd”.
Landini il politico – Attenzione poi alle mosse del leader della Fiom Maurizio Landini. C’è una costante nell’operato di Landini che non è sfuggita a nessuno in questi anni. Ospite nelle trasmissioni di approfondimento politico Landini non ha mai parlato esclusivamente da sindacalista, non ha mai solo affrontato temi riguardanti i lavoratori che il suo sindacato rappresenta, altresì ha sempre proposto analisi politiche di ampio respiro. In molti in questi anni si sono domandati se considerare Landini solo un sindacalista o un politico. La risposta a questo dubbio l’ha data lui stesso con il lancio della sua “coalizione sociale”. Una piattaforma politica per riunire la nuova sinistra italiana? Una base sulla quale costituire un nuovo soggetto politico che colmi il vuoto lasciato dal Pd centrista?
Civati chiude il cerchio – Chiudiamo la nostra analisi segnalando una affermazione di Giuseppe Civati in un post (dal titolo eloquente: “Ciao”) comparso sul suo blog il 6 Maggio. Circa il suo addio precisa: “Non lo faccio per aderire a un progetto politico esistente, ma per avviare un percorso nella società italiana, alla ricerca di quel progetto di cui parlai un anno fa, che ho sempre avuto nel cuore”. Ora se due indizi fanno una prova, qui di indizi ne abbiamo abbastanza per ritenere che questa mossa di Civati vada interpretata nel più ampio contesto della sinistra in trasformazione. Siamo sicuri che nei prossimi mesi si costituirà una nuova forza alternativa al Pd che tenterà di raccogliere tutte le istanze provenienti da un elettorato che, al momento, non ha una adeguata rappresentanza.
Il futuro del Pd – Difficile prevedere cosa faranno gli altri leader (Bersani e Cuperlo in primis). Anche perché, a ben vendere, Giuseppe Civati è alternativo a questi ultimi e non solo anagraficamente. Non ce li vediamo proprio inseriti in un nuovo partito con Landini, Vendola, Civati e company. Forse è il momento di appendere le scarpette al chiodo uscendo di scena dopo aver fatto un bel giro di campo con annessi applausi? Per carità, noi di Ghigliottina.it non sposiamo l’idea della “rottamazione anagrafica”, però negli altri Paesi quando si perde si ha la buona abitudine di mettersi buoni da parte (Inghilterra docet).