Tutti contro Renzi: il far west delle opposizioni
Il governo Renzi sta subendo l’opposizione più feroce che si sia mai vista nel corso della cosiddetta “Seconda Repubblica”. Nemmeno negli anni del più profondo e radicato berlusconismo abbiamo assistito ad un simile ostracismo. Perché?
di Marco Assab
Nel Giugno scorso, a Bruxelles, qualcuno fece notare a Matteo Renzi la presenza evidente di capelli bianchi nella sua chioma un tempo nerissima, da trentenne. Alzi la mano chi non ha pensato al popolare detto “gli hanno fatto venire i capelli bianchi!” Scherzi a parte, l’opposizione con la quale in questa prima esperienza di governo si sta misurando Matteo Renzi è, sotto diversi aspetti, qualcosa di veramente nuovo.
Non una, ma più opposizioni – Sembra di assistere ad un “tutti contro Renzi”, quasi come fosse l’uomo più pericoloso d’Italia, un oscuro agente agli ordini della Bce ed altre organizzazioni sovranazionali che meditano la distruzione del nostro Paese. È un’opposizione molto variegata, che va dal “no” a priori su tutto del Movimento 5 Stelle, alla Lega catastrofista e allarmista di Salvini, passando per Forza Italia che si colloca in una sorta di zona grigia, a volte fa l’occhiolino al governo, altre volte si scatena nella più feroce opposizione personificata da Renato Brunetta.
L’ostruzionismo parlamentare, anche fisico, da parte del Movimento 5 Stelle non ha precedenti nella storia della cosiddetta “seconda Repubblica”. Nemmeno negli anni del berlusconismo più sfrenato, quando venivano sottoposte all’analisi del parlamento leggi molto più discutibili (ad esempio il Lodo Alfano), abbiamo assistito ad una contrapposizione così dura al governo. Certo, penserà il lettore, all’epoca era quella opposizione (Ds e Margherita prima e Pd poi) a non saper fare l’opposizione! Anche questo è vero, resta però un dato: il governo di Matteo Renzi non ci sembra il peggiore dei vari che si sono alternati da 20 anni a questa parte e, se messo a paragone, sta subendo la più feroce contrapposizione dentro e fuori il parlamento.
Ricordiamo al lettore che in questa variegata galassia va annoverata anche l’opposizione interna al Pd! Già, perché a sinistra si riesce anche a fare gli oppositori contro se stessi… Ve la ricordate Rifondazione Comunista che scendeva in piazza contro il suo stesso governo? Ecco, la stoffa è quella.
La buona scuola – Scendiamo adesso nel merito di alcuni provvedimenti di attualità del governo. La riforma della scuola ad esempio. Ve le ricordate le riforme Moratti prima e Gelmini poi? I contenuti di quei provvedimenti erano probabilmente assai più incisivi e discutibili di quelli de “la buona scuola”, eppure in questi giorni abbiamo assistito a barricate da far west. Va bene, Renzi la lavagna con su scritto “cultura umanista” se la poteva risparmiare, non è stato molto originale dal punto di vista comunicativo, ma arrivare a minacciare il blocco degli scrutini perché con questa riforma si sta distruggendo la scuola ci sembra, giusto un tantino, eccessivo.
Queste modalità di sciopero selvaggio che penalizzano prima di tutto gli utenti, in questo caso gli studenti, che non apportano alcun beneficio alla sacrosanta e giusta lotta politica, bisognerebbe riservarle per ben altre e più gravi situazioni. Fa scandalo la figura del “super-preside”, questo losco figuro che le opposizioni disegnano come un tiranno che potrà fare e disfare a suo piacimento. Va bene, se ne può e se ne deve parlare, ma sarebbe altrettanto corretto discutere dei 100 mila precari che (si spera) verranno assunti e avranno finalmente un posto fisso, degli scatti di carriera in base non più solo all’anzianità ma al merito, dei curriculum dei professori online e visibili a tutti, del rafforzamento dei programmi di arte e musica (materie bistrattate in altri tempi) oltre che diritto ed economia, la positiva idea dell’alternanza scuola-lavoro. No, di queste cose non se ne parla, perché Renzi è brutto e cattivo e “la buona scuola” è un attentato alla pubblica istruzione. Già, come se la scuola pubblica non l’avessero distrutta anni di governi di centrodestra. Ahi ahi ahi, italioti dalla memoria corta…
Rimborso pensioni – Altro tema da cabaret delle opposizioni. Il governo spiega, dati alla mano, che risulta impossibile al momento restituire tutto a tutti. Ciò comporterebbe una voragine nelle casse dello Stato con lo sforamento del famoso parametro del 3% deficit/Pil, detto in soldoni: l’Unione Europea aprirebbe una nuova procedura di infrazione. Dio ce ne scampi. Dalle opposizioni coro unanime: restituire tutto a tutti! Si, ma nessuno dice come. Nessuno entra nel dettaglio delle modalità di restituzione, delle coperture finanziarie necessarie ad una simile operazione. L’importante è che si dica: no, no e no, Renzi ha torto, punto.
Il lettore badi bene che non è il governo Renzi responsabile di questo stato di cose, la patata bollente che adesso il Presidente del Consiglio ha tra le mani è una eredità del governo Monti e di quell’orrenda riforma delle pensioni del 2011. Riforma purtroppo necessaria nell’immediato, con il Paese che rischiava il fallimento e la maggior parte di coloro che ora si scagliano contro Renzi a votare proprio quella stessa riforma! È roba da teatro dell’assurdo. Sono quelle dinamiche di “memoria corta” che si ripetono spesso, come accadde per il governo Monti, additato come il grande Satana, senza che nessuno si domandasse chi e cosa aveva condotto l’Italia fino a quel pericoloso baratro…
Renzi fa paura – La ragione di tali barricate è proprio questa. Matteo Renzi è l’antidoto migliore a coloro che dispensano anti-politica. Quest’ultima si alimenta proprio dell’immobilismo della politica, del mancato decisionismo, delle lungaggini. Ma quando la politica, certamente in modo più o meno condivisibile, si fa azione, pragmatismo, allora non solo il cittadino-elettore lo percepisce distintamente, ma cade ogni appiglio per quei partiti abituati a costruire le proprie campagne elettorali sulla denuncia dell’avversario più che sulla concreta proposta. Più Renzi fa, più diventa pericoloso, va dunque fermato con ogni mezzo: il no a priori su tutto, il “si poteva fare di meglio”, il linguaggio semplice, banale, populista e scontato, offensivo quasi dell’intelligenza di molti italiani, le urla in piazza, i pollai serali… altrimenti chiamati “talk show”.
(fonte immagini: http://www.europaquotidiano.it/;
http://www.lultimaribattuta.it/)