“Ricordati di essere felice”, due chiacchiere con Gabriella Martinelli
La cantautrice Gabriella Martinelli, classe 1986, ci racconta in un’intervista la sua vita per la musica e per la gente, con un suggerimento importante, “Ricordati di essere felice”, il suo nuovo lavoro discografico
Gabriella Martinelli, una cantastorie che dice alle persone “Ricordati di essere felice” (come il titolo del suo nuovo album, pubblicato da Toto Sound Records, ndr). Una presa di posizione importante visti i tempi che viviamo.
Mi sento poco figlia di questi momenti scarichi, passeggio nei miei tempi più da buona cugina che non smente ma dice pur sempre la sua, la realtà spesso mi distrae e sarei stata volentieri un personaggio Disney. Evito di ricordarmi che è dura, mi educo all’arte del bicchiere mezzo pieno. Mi concentro sui mari del mio Sud e li racconto. ‘Ricordati di essere felice, ricordati di fare l’amore, di sorridere se non va… di sperare, sognare e lottare’. Insomma, forse più un credo che una presa di posizione e/o un’imposizione.
Hai partecipato a “X Factor” e “The Voice Italy”, ma hai anche fatto live sotto le sedi di case discografiche e radio e adesso sei in giro con un tour per le strade di Roma. Insomma non si può dire che non ti piaccia stare in mezzo alla gente! Ma una canzone, “Tango 47” , riguarda invece un rapporto speciale con una persona. Di cosa parla il pezzo?
Sì, ho partecipato nel 2009 a “X Factor” con Morgan (parentesi breve ma intensa), “The Voice Italy” due anni fa e poco prima ho cantato le mie canzoni sotto le radio milanesi e le major. Adesso propongo ‘Ricordati di essere felice’ per le vie e le piazze d’Italia, abbiamo iniziato da Roma. Domenica scorsa meravigliosa l’ospitalità di Piazza Trilussa, un teatro naturale. L’obiettivo è ‘arrivare alla gente’, il mezzo è un passaggio. Tra la gente spesso si possono incontrare luci interessanti, ho imparato molto da anime diverse e a volte mi ci son fermata, ho raccolto, ho abbracciato e ho scritto. Il brano ‘Tango 47‘ per esempio nasce da un incontro e una promessa: ‘L’arcobaleno della speranza‘, una Onlus che segue da vicino i pazienti del reparto di ematologia. Sensibilizzazione non solo alla donazione ma alla vita, nei suoi istanti più piccoli come la quotidianità, il risveglio, un abbraccio. Il brano è in vendita su iTunes e tutto il ricavato è devoluto in beneficenza a ‘L’Arcobaleno della Speranza’.
Domanda classica ma importante: quali artisti ti hanno fatto avvicinare alla musica tanto da farlo diventare il tuo lavoro?
Maestro delle mie ispirazioni è Ivano Fossati. Torna spesso nelle mie follie Lucio Dalla. Un Bruce Springsteen sempre presente magaleotto fu Pierangelo Bertoli negli ascolti da adolescente con la mia mamma ribelle e sensibile. Non c’è concerto per strada o fra le mura che io non concluda citando la sua incredibile ‘A muso duro’ .
La musica è arte, anche se oggi è difficile riuscire a farsi ascoltare. Un consiglio da una persona battagliera come te per chi volesse affacciarsi in questo mondo?
Credo che l’arte sia l’espressione che merita più rispetto in assoluto. Chi l’abbraccia ha il dovere di coltivarla curioso con lo studio e la tenacia, non può non proteggerla da buon ‘battagliero’. È difficile farsi ascoltare da tutti, quello sì. Lo è farsi ascoltare da ‘i grossi’: da chi può fare della tua arte il tuo unico mestiere. Mi rendo conto che anche quella dell’ascolto sia un’arte che i grossi non possono concedere continuamente: insomma siamo tanti, la musica sembra essere strumento di tutti. Credere nei sogni fino alla fine, rispettare la propria arte come fosse una missione, le conquiste arrivano piano piano e comportano sacrifici.
Infine una curiosità: perché mentre canti ti scrivi addosso con un rossetto rosso?
Da qualche parte ho letto ‘il corpo come campo di Battaglia’. Mi piace l’idea di un enorme quaderno a portata di mano sempre -nel vero senso della parola- dove poter riportare pensieri di getto. Sensibilizzare, sfogarsi, accompagnare il suono. L’esigenza di dire mentre dico dell’altro, di mettere a nudo delle sensazioni in più, non precludermi per esempio la possibilità di esternare che me la sto facendo sotto davanti ad un pubblico di quattromila persone, cantando ‘Berlino’. Così sul braccio sinistro scrivo ‘Paura’. Se noto qualcosa di bello e mi lascio andare completamente lo scrivo anche sul viso. Mi sento libera. Il rossetto se sudo si scioglie e macchio di continuo vestiti nuovi ma è divertente.
Gabriella Martinelli a fine intervista (alla domanda sulle prossime date) precisa che il calendario dello “street tour” è comunicato a sorpresa sulla sua pagina Facebook (qui). Intanto, per chi volesse conoscere questa splendida voce (se già non la conoscete!), sabato 23 maggio Gabriella suonerà (con la sua bravissima band) al Contestaccio, mentre il 12 giugno sarà al Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi.
Si potrebbe parlare del suo stile, del rapporto con il pubblico e della recensione del suo disco. Il suggerimento è invece quello di ascoltare dal vivo la voce di Gabriella e i suoi pezzi, così da rendersi conto di persona della sua bravura.