Anticorruzione: è arrivato Godot?
Tra lo smantellamento dell’eredità berlusconiana e alcune lacune da colmare, dopo due anni il Ddl anticorruzione è diventato legge
“Credo che il ddl sia quanto di migliore possibile”, ha dichiarato il Presidente dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone dopo che la Camera ha approvato (280 voti favorevoli, 53 contrari, 11 astenuti) il disegno di legge “anti-corruzione”, senza peraltro modificare il testo già passato al Senato. Hanno votato contro solo M5S e Forza Italia. “Una legge timida e senza coraggio”, così i “pentastellati” hanno motivato la controversa decisione. Più chiare le ragioni del “no” di Forza Italia: il disegno di legge, infatti, rappresenta lo smantellamento dell’eredità berlusconiana in materia di giustizia.
Sono passati più di due anni (797 giorni), da quando il presidente del Senato Piero Grasso ha presentato il Ddl Anticorruzione che prende il suo nome. Dopo un lungo stallo, finalmente, “è arrivato Godot” ha scritto l’ex magistrato sul suo profilo Twitter. Dunque, tutti contenti? Sicuramente lo è il governo: “questo Paese lo cambiamo, costi quel che costi” ha commentato il premier che, d’altra parte, aveva promesso l’approvazione prima delle regionali. Anche la “magistratura” ha espresso il suo plauso. Il Csm ha definito il Ddl: “una concreta inversione di tendenza, rispetto al recente passato” che contiene dei “positivi passi avanti” (da integrare opportunamente, però). L’incompletezza della legge è stata sottolineata soprattutto da Libera e Associazione Nazionale Magistrati.
L’associazione antimafia ha sottolineato la positività dell’impianto ma avrebbe preferito “più nettezza per rescindere l legami tra corruzione, mafia e politica”, in più, “sarebbe stato bene accogliere l’emendamento che innalzava fino a sei anni le pene per le società non quotate, per permettere le intercettazioni”. Evidenzia l’apprezzabilità dello sforzo anche Rodolfo Sabelli, Presidente dell’Anm, tuttavia, “sarebbero stati auspicabili anche altri interventi: dalla possibilità di un più ampio accesso alle intercettazioni, alla possibilità del ritardato sequestro; da un più incisivo intervento sul “traffico di influenze” a interventi di più incisivi di contrasto alla corruzione privata. Quel che ora è auspicabile è che vengano scongiurati interventi parziali di qualsiasi genere e che si proceda con un approccio strutturale, a cominciare dalla prescrizione (un apposito disegno di legge è attualmente all’esame del Senato, ndr)”.
Nello specifico, cosa cambia dopo il “si” della Camera? Innanzitutto, è stata definitivamente tolta di mezzo una delle leggi “ad personam” più note, quella sul “falso in bilancio”. Infatti sono sparite le soglie di non punibilità per trucchi contabili inferiori al 5% dell’utile annuale e all’1% del patrimonio netto. Se la società di chi commette “falso in bilancio” non è quotata, la pena prevista varia da 1 a 5 anni, altrimenti si rischiano dai 3 agli 8 anni di carcere. La nuova norma prevede anche l’inserimento nel Codice Civile di un articolo (2621-ter) che introduce l’ipotesi di “non punibilità” nel caso di “falso in bilancio” particolarmente lieve. Tuttavia anche per fatti di “lieve” entità – è valutata dal giudice – è prevista una pena che va dai 6 mesi ai 3 anni.
Non c’è solo l’aumento delle pene per “falso in bilancio”, nella legge: oltre a una norma che consegna maggiori poteri di “vigilanza e controllo sugli appalti” (vedi: accesso ai contratti secretati) per l’Authority di Cantone, sono state aumentate anche le pene per diversi reati legati alla corruzione – per induzione, in atti giudiziari, propria e peculato. Inoltre, con un emendamento del governo, è stato aumentato il carcere per chi commette il reato di associazione mafiosa (si arriva fino a un massimo di 26 anni di reclusione per i “boss di associazioni mafiose armate”).
La pena minima prevista per la “corruzione per induzione” adesso va da un minimo di 6 anni a un massimo di 10 anni e 6 mesi (finora era prevista la reclusione dai 3 agli 8 anni). Aumentano anche le pene per “corruzione in atti giudiziari” che passano da 4-10 anni a 6-12. Se dalla corruzione deriva l’ingiusta condanna di qualcuno alla reclusione per meno di 5 anni, la pena arriva fino a un massimo di 14 anni (minimo 6), invece, se qualcuno viene condannato ingiustamente a più di 5 anni di carcere, il “corruttore” rischia dagli 8 ai 20 anni di carcere.
Aumentano gli anni di carcere anche per il pubblico ufficiale “corrotto” (corruzione propria): da 4-8 anni (pena minima e massima) si passa a 5-10. Aumenta di 6 mesi la condanna massima (finora 10 anni) stabilita per chi commette il reato di “peculato”. Infine, modifiche anche per il reato di concussione: se a commetterlo è un “incaricato di pubblico servizio”, e non solo un “pubblico ufficiale”, stabilita la reclusione dai 6 ai 12 anni.
Chi vuole patteggiare la pena deve restituire il “maltolto”, c’è anche questo nella legge; d’altra parte chi collabora con la giustizia (solo per i reati di corruzione) riceverà uno sconto che va da un terzo ai due terzi della pena. Chi viene riconosciuto colpevole di corruzione non può sottoscrivere contratti con la Pubblica Amministrazione per 5 anni; le condanne superiori ai 2 anni determinano l’estinzione dei rapporti di lavoro già contratti (anche con le società partecipate).
Anche se questa è una “buona legge” (nel senso che “il compromesso non è affatto al ribasso”) – ci ricorda sempre Raffaele Cantone – “nessuna legge, anche la migliore possibile, può consentire da sola di vincere la corruzione. Una lotta efficace richiede più interventi e su più fronti”. Il Presidente dell’Anticorruzione si aspetta di veder colmate le lacune della lotta ai fenomeni corruttivi già con le norme sulla prescrizione e sul processo penale (dovrebbe andare in porto entro fine 2015), anche se, almeno finora, sembra che mancare sia il “consenso politico”.