Francia, insegnanti contro la riforma scolastica

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Scioperi per la riforma, per l’opposizione è un “atto antidemocratico”. Ma il governo Valls non si ferma

di Sara Gullace

riforma scolastica Francia

fonte immagine: Euronews.com

Ancora una proposta di legge spacca il consenso per il Governo Valls. Dopo la Loi Macron in ambito fiscale, adesso è il turno dell’Educazione. La riforma “Scuola 2016” è stata scritta dalla ministra dell’Istruzione Nazionale Najat Vallaud-Belkacem, appoggiata del governo socialista e dal presidente François Hollande e dovrebbe entrare in vigore, appunto, nel 2016.

Lo scorso 19 Maggio, a ridosso della pubblicazione, migliaia di insegnanti in sciopero hanno manifestato nelle strade di una cinquantina di città francesi, appoggiati e sostenuti da un fronte sindacale unito e compatto nel richiedere il “ritiro della riforma”.

Davanti alla mobilitazione – oltre il 50% di scioperanti secondo i sindacati, meno del 24% secondo il Ministero – Valls non ha tentennato: “La legge si farà”. “La riforma scolastica è urgente, non possiamo perdere altro tempo” – ha sottolineato la sua mandataria. “Un atto di forza contro i francesi, i professori, gli studenti e tutti quanti hanno dimostrato il loro dissenso manifestando in strada” ha rilanciato Kosciusko-Morizet, Vicepresidente dell’UMP. Anche il numero uno dell’opposizione, Nicholas Sarkozy, non ha perso tempo a tacciare di “Contraria ad ogni forma di democrazia” la pubblicazione della legge di riforma all’indomani delle manifestazioni di dissenso, assicurando di “studiare tutti i mezzi giuridici e parlamentari per opporsi al decreto”.

In cosa consisterebbe questo nuovo progetto, ritenuto tanto indispensabile per i promotori quanto inviso dalle parti coinvolte?

I punti chiave della riforma scolastica francese, che coinvolgerebbe 3,2 milioni di studenti, sono i seguenti: maggiore autonomia alle scuole, riduzione del numero degli studenti per classe, l’insegnamento del greco e del latino diventerebbe facoltativo e con numero di ore ridotto, abolite le classi bilingue con conseguente riduzione dell’insegnamento del tedesco, incentivazione del lavoro in gruppo, maggior sostegno individuale per ogni studente e introduzione di otto nuove tematiche come insegnamenti interdisciplinari.

Al momento della loro realizzazione, queste misure inciderebbero nel concreto sulle dimensioni individuali dei soggetti coinvolti – che sentono in pericolo la gestione, quando non la realtà stessa, delle loro posizioni lavorative.

Il nuovo sistema prevede che un 20% del programma scolastico venga autodefinito dalle singole scuole. Secondo la ministra, per dare più iniziativa ai professori – che in questo modo verrebbero ritenuti più consapevoli delle esigenze degli studenti ed in grado di rispondere alle aspettative. Questa prospettiva, invece, è stata recepita dagli stessi insegnanti come un aumento di potere per i presidi con scarse prospettive di una vera autonomia decisionale.

Altro allarme, segnalato da alcuni sindacati, è che lo sviluppo di un piano di offerta educativa variabile accentui le differenze di qualità tra istituti, a scapito delle scuole di periferia: quella che dovrebbe essere una riforma per livellare le diseguaglianze e dare maggiori opportunità, quindi, rischierebbe di aumentarle.

Toccati da vicino, chiaramente, gli insegnanti di lingue antiche e di tedesco: per loro la riforma comporterebbe una diminuzione di impiego o la necessità di ricollocarsi su altre discipline.

L’attuale progetto di legge mise le sue basi nel Luglio 2012, in un’ottica di generale revisione con la finalità di garantire un’educazione egualitaria ed interdisciplinare, al passo coi tempi. Pochi mesi dopo venne presentata la prima proposta di rifondazione del sistema scolastico. Dibattuta in parlamento, nell’estate 2013 fu promulgata una legge di orientamento e programmazione che ha portato, nel Marzo 2015, alla presentazione del controverso decreto: adottato dal consiglio Superiore dell’Educazione il mese successivo, il 20 maggio ne è avvenuta la pubblicazione ed attualmente sono in corso le negoziazioni sull’attuazione.

L’opposizione non ha perso tempo per remare contro; Vallaud-Belkacem ha assicurato che sarà una negoziazione aperta al dialogo. Ma davanti ai primi scioperi e manifestazioni per il governo “Si andrà avanti, e in fretta”.

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