Il Racconto dei Racconti, un fantasy tutto italiano

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Dal 14 maggio è al cinema “Il Racconto dei Racconti”, film fantasy di Matteo Garrone, regista dell’acclamato Gomorra. La pellicola si basa sulle storie de “Lo cunto de li cunti”, volume di fiabe scritto nel ‘600 da Giambattista Basile

di Gloria Frezza

fonte immagine: facebook.com

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Chissà per quale ragione consacrata, pare che al moderno cinema italiano alcuni generi vadano insistentemente preclusi. Con gli action movie siamo riusciti a spuntarla grazie ad un capolavoro come Gomorra, che ci ha riportati sul podio della credibilità. Tuttavia sembrava che sul genere fantasy fossimo totalmente irrecuperabili.

Così di soppiatto, con pochissime indiscrezioni sul suo lavoro, spunta di nuovo Matteo Garrone, che decide di sconfiggere anche questa leggenda con la legittimità della storia antica. Dunque a supporto della capacità degli italiani di fare un fantasy degno di nota, ben prima di Tolkien, prima di certo di George Martin e dei loro best-seller, ritroviamo Giambattista Basile. Autore de “Lo cunto de li cunti”, il libro raccoglie cinquanta fiabe in napoletano e titolo fondativo per il genere, grazie a creature magiche, patti diabolici, incantesimi inscindibili e un po’ di pulp.

Così, il 14 maggio è uscito Il Racconto dei Racconti, primo film in inglese di Garrone, interamente (ed orgogliosamente) girato in Italia, con attori di fama (e bellezza) internazionalmente riconosciuta come Vincent Cassel e Salma Hayek. La trama tesse sapientemente tre storie (La regina, La pulce e Le due vecchie) con altre in secondo piano, incatenando le une con le altre, per creare tre macro-storie ambientate in altrettanto famose e storiche roccaforti italiane.

La fiaba di Viola e del suo povero padre amante delle pulci, trova casa nelle splendide bianche mure di Castel del Monte in Puglia. Quella torbida di Cassel, sciupafemmine e, per l’occasione, improbabile commediante e della sua amata giovane vecchina, è ambientata invece in Abruzzo, nella fortezza di Roccascalegna. Il labirinto e le terrazze del castello della regina Hayek e dei due fratelli albini sono del Castello di Donnafugata a Ragusa. Le scene boschive e cittadine, sono ben distribuite tra Lazio, Toscana ed Umbria, e rendono il film in primis un elogio commosso alla terra di Basile, nonché di Garrone.

fonte immagine: facebook.com

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Senz’altro possiamo definirlo un “fantasy all’italiana” in senso assolutamente positivo, e spendere un momento solenne di lode per i costumi e le magnifiche musiche di Alexandre Desplat. Nonché una lacrimuccia d’orgoglio per le performance non da meno degli attori nostrani Massimo Ceccherini, Alba Rohrwacher ed un meraviglioso Franco Pistoni.

Basile considerava “fantastico” tutto ciò che si colloca fuori dalla normalità, oltre alla magia dunque, anche la violenza, il sangue e le creature grottesche (quali una pulce gigante o la risoluzione di scarnificarsi). Garrone non traduce queste convinzioni antiche per lo spettatore moderno, le lascia al contrario crudissime a dominare le scene. Dunque molte di esse sono davvero raccapriccianti, la cui vista disturba e diffonde un sottile clima di quella che, senza giri di parole, si può definire paura. Confermata ed alimentata dall’intreccio narrativo, anch’esso sacralmente rispettato dal regista, che non permette alcuna deduzione sugli eventi a seguire e lascia lo spettatore interdetto ed atterrito.

Questo elemento, sommato alla mancata attenzione nei confronti dei finali, che invece sono il vero cuore (grazie alla morale) di tutte le fiabe, rendono le due ore di pellicola non leggere per tutti allo stesso modo, ma di certo in egual modo sorprendenti. Il Racconto dei Racconti fonda un genere completamente innovativo e non è, così come tutto il cinema di Garrone, assimilabile a nulla nel panorama odierno.

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Orgoglioso inno al patrimonio italico, sia paesaggistico che culturale, il film di Garrone consegna al panorama internazionale una perla unica, e come tale seppur grezza e non livellata, resta di altissimo valore. Sperando in un riconoscimento ufficiale, i primi a dovergliene uno sentito sono gli spettatori di casa, quindi non perdete l’occasione!

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