La Colombia cambia tattica sul narcotraffico
Santos vuole un intervento globale: caccia ai vertici e appoggio delle FARC. Si inizia con lo stop dei diserbanti
di Sara Gullace
La Colombia cerca l’affondo decisivo per la lotta al narcotraffico. Il suo Presidente, Juan Manuel Santos, ha annunciato un cambio di strategia per colpire i vertici del sistema – “gli anelli forti della catena”, come lui stesso li ha definiti durante il Consiglio Nazionale Colombiano sulle Droghe di tre settimane fa.
Santos ha dichiarato il mezzo fallimento delle passate ed attuali strategie: “Sebbene siano stati raggiunti risultati importanti – ha spiegato – non sono stati né sufficienti né risolutivi. Soprattutto – ha continuato – abbiamo speso milioni di dollari per combattere i trafficanti senza estirparli. Milioni che avremmo potuto dedicare a migliorare le condizioni di vita della gente”.
La lotta al narcotraffico, comunque, è stata costante. Dal 1993, secondo dati governativi, si sono registrati 995mila arresti e dal 2010 sono state 820 le tonnellate di coca sequestrate – incidendo effettivamente sul mercato illegale. Si tratta di risultati positivi ma figli di un’azione capillare e localizzata, secondo Santos. Che necessita un cambio di rotta.
Il presidente, del resto, non è nuovo all’idea di legalizzare le sostanze stupefacenti: primo e incisivo colpo da assestare al narcotraffico. L’obiettivo da perseguire, da questo momento in avanti, non sarà più colpire i singoli contadini, sfruttati dai narcotrafficanti sui loro stessi territori.
In tal senso, una prima misura intrapresa: addio all’utilizzo del glisofato via aerea sui campi di coltivazione. Ad oggi, si è fatto largo uso di questo diserbante che oltre a sterminare nel giro di poco tempo le piantagioni di coca, ha iniziato ad avere i primi effetti nocivi anche sugli animali da allevamento, rappresentando un evidente danno per gli allevatori locali, ed è indicato da diversi studi scientifici internazionali come agente cancerogeno (anche se le manifestazioni di cancro su animali e uomini registrate sono, al momento, minime).
Secondo dati governativi, l’impiego delle fumigazioni aeree, oltre a essere causa degli effetti negativi indicati, non risulterebbe neanche così efficace: 30 ettari di area fumigata per eliminare un solo ettaro di piantagione. Una spesa da 72 mila dollari per ettaro.
L’estirpazione delle piantagioni, quindi, dovrà avvenire per sradicamento manuale. Misura che lascia perplessi gli Stati Uniti, grandi consumatori di glisofato. L’ambasciatore Whitehaker lo ha definito “Il mezzo più sicuro per eliminare le piantagioni di coca”.
Già da questa prima reazione si intende quanto difficile sarà far quadrare gli interessi dei diversi Paesi, considerato che lo stesso Santos considera la guerra alla droga come uno sforzo multilaterale che coinvolga “Il mondo intero. Perché il problema è globale e globale dovrà essere il consenso”.
La svolta definitiva, però, arriverà se i contadini che oggi vivono delle coltivazioni illegali potranno sostituire quest’ultime con prodotti alternativi e, chiaramente, migliorativi per la loro produttività. Lo Stato è chiamato a svolgere un ruolo attivo e forte per migliorare le condizioni di vita di migliaia di persone che oggi vivono strette nella morsa dell’illegalità.
Un tassello chiave nella questione è la situazione tra Governo e Guerriglia. Ruolo da protagonista per indebolire i narcotrafficanti sarà giocato dalle FARC: i guerriglieri si sono impegnati ad uscire dal sistema al momento in cui si concluda l’annosa questione del processo di pace.
Le negoziazioni con la Guerrilla, tra l’altro, hanno ricevuto proprio in questi giorni un’ulteriore spinta. FARC e Governo, infatti, hanno raggiunto un accordo per istituire la Commissione della Verità. Si tratta di un organismo extra giudiziale e indipendente che entrerà in azione una volta firmata la pace e durerà, da quel momento, tre anni. Tre gli obiettivi principali: verificare gli accadimenti nel corso degli anni, cercando di approfondire e spiegare la situazione agli occhi della società che la subisce; riconoscere le vittime dei soprusi subiti; promuovere la convivenza territoriale. E la fine del conflitto.