L’ombra della Grexit oscura l’Europa
Arriva (di nuovo) il momento di pagare i debiti e arriva l’ennesimo atto della tragedia greca per cambiare le carte in tavola. Il ragazzo di Atene metterà in pratica la minaccia della Grexit o il finale sarà quello visto nei mesi precedenti?
CAMBIARE PER NON CAMBIARE – Le belle parole del nuovo governo greco, dopo mesi di dichiarazioni pesanti, sono ormai svanite, lasciando il posto ad una verità inesorabile: in Grecia è cambiato tutto per non cambiare nulla.
Tsipras, lo abbiamo già detto, ha promesso cambiamenti ma ha portato stasi. E quando si tratta di pagare se ne inventa una: come ad esempio ha fatto a maggio, quando per pagare la rata da 750 milioni, sempre con l’FMI, ha usato un escamotage finanziario degno del miglior governo italiano.
SOLITA STORIA – La storia si è ripetuta anche il 5 giugno quando il governo greco avrebbe dovuto pagare la rata da 305 milioni del suo debito, con il Fondo monetario nazionale, ma ha deciso di spostare il pagamento a fine mese.
Il neo primo ministro greco ha usato un’opzione del regolamento del FMI che permette agli stati membri di unire, in un unico pagamento, le rate in scadenza nello stesso mese.
Così a fine il governo greco firmerà un assegno da 1,6 miliardi di euro all’organizzazione guidata da Christine Legarde per pagare le quattro rate di giugno del suo debito.
LA CRISI CONTINUA – La scelta di posticipare il pagamento non è stata accolta molto bene dalle borse e dall’Unione Europea: le prime preoccupate della stabilità economica del paese ellenico, la seconda che vede nel gesto di Tsipras, mentre aleggia l’ombra della Grexit, una mossa unicamente politica per prendere tempo e avere più spazio di contrattazione.
ALTRI SOLDI – Ma contrattare cosa? I soldi non sono stati già prestati sia dall’UE che da FMI e Banca centrale europea tempo fa? Perché si “tratta” allora e su cosa?
Anche in questo caso la risposta è semplice: la Grecia è in attesa dell’ultima tranche da 7,2 miliardi di euro appartenente al programma di aiuti approvato nel 2012 dall’Eurogruppo.
Il piano prevedeva l’erogazione di 130 miliardi, erogati a rate, in cambio di un pacchetto di riforme e austerità. Oggi, alla vigilia dell’erogazione della suddetta rata, la Grecia, che non ha ottenuto i risultati attesi, da un lato minaccia l’uscita dall’Unione europea, dall’altro tenta di contrattare presentando un piano di riforme non adeguato per Bruxelles.
Il 10 giugno Tsipras, a seguito del rifiuto ottenuto, ha posticipato il pagamento e presentato un nuovo piano, ma anche in questo caso è stato respinto.
GREXIT: MINACCIA REALE O ESPEDIENTE POLITICO? – Ma le soluzioni in campo sono solo due: o paga e sottostà alle regole imposte dalla troika, magari ottenendo degli sconti sui requisiti economici imposti, oppure esce dall’Unione europea, la temuta Grexit.
Secondo il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, la Grexit “avrebbe conseguenze devastanti“ ma Tsipras nei giorni scorsi è sembrato molto deciso: o si raggiunge un accordo sostenibile o non se ne fa nulla.
LE CONDIZIONI SUL TAVOLO – Ma quali sono esattamente queste condizioni sul tavolo? Di cosa si sta discutendo?
L’FMI e più in generale i creditori della Grecia, chiedono quattro cose: riformare il sistema pensionistico, tagliando il suo costo di circa l’ 1% del PIL; alzare l’età della pensione per i lavoratori usuranti; aumentare l’aliquota IVA per alcuni prodotti e aumentare il surplus del bilancio.
Ma alla Grecia queste condizioni non stanno bene e se non le si cambia… Grexit.
CONTENTINO SIMBOLICO – Ma Alexis Tsipras vuole realmente uscire dall’Euro? No, sa che sarebbe un suicidio totale. Vuole solo dare al proprio elettorato un contentino simbolico e il messaggio che la Grecia può farcela ad uscire dalla crisi con, o senza, i soldi dell’Unione europea.
E anche questa volta alla fine urlerà ma poi pagherà, otterrà i suoi soldi e cambierà poco, o nulla.