Verso la consapevolezza della privacy

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La Camera dei Deputati ha ospitato la Relazione annuale  dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali. Tante le attività sinergiche da compiere, affinché vi sia una gestione consapevole e prudente dei dati.

di Martina Zaralli

privacy

(fonte immagine: screenrecorderforipad.com)

Il mondo globale della Rete o, meglio, della privacy.

Le innumerevoli sfaccettature della riservatezza, nonché le sue implicazioni, sono state il cuore della della relazione annuale dell’attività dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, presentata ieri a Roma alla Camera dei deputati alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e della Presidente della Camera,  Laura Boldrini.

Un discorso, senza dubbio, equilibrato, quello del Presidente Antonello Soro, e centrato sulla rilevanza dei dati, informazioni che, nell’era della globalizzazione,ridisegnano la geografia del potere“.

Qualche numero. Nel 2014, nei settori di marketing telefonico, credito al consumo, videosorveglianza, recupero crediti, assicurazioni, rapporti di lavoro, giornalismo e condominio, l’Autorità ha dato riscontro a 4.894 tra quesiti, reclami e segnalazioni. Sono stati decisi 222 ricorsi, i Pareri resi dal Collegio al Governo e Parlamento sono stati 22. Sono state svolte, grazie anche all’ausilio del Nucleo privacy della Guardia di Finanza, 358 ispezioni, in campi che, come laboratori di analisi, società farmaceutiche, app mediche, sim card telefoniche intestate illecitamente, mobile payment, rappresentano la punta di un iceberg delle problematiche connesse ai dati personali.

Le violazioni amministrative contestate sono state 577, ammontano, invece, a 5 milioni di euro le sanzioni riscosse e, per quanto riguarda l‘attività di relazione con il pubblico, è stato dato riscontro a 33.200 quesiti. Per non parlare dell’attività internazionale, o delle prescrizioni impartite a Google, di cui abbiamo già parlato in passato su Ghigliottina.it, per la conformare l’attività della società di Montain View alla normativa italiana.

Ma la privacy non è solo cifre. Anzi, la privacy è, sopratutto, la percezione dell’esistenza dell’individuo che vive nella società digitale.

Una collettività sempre più connessa e che, allo stesso tempo, amplifica i rischi per chi in essa opera, facendo della vulnerabilità lo spettro nel nuovo habitat sociale. Fragilità dei dati, dunque, fragilità della persona. Che fare? 

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(fonte immagine: salduspilseta.lv)

Non un solo punto di partenza, ma tanti percorsi sinergici, sfide, queste, affinché la protezione della riservatezza sia davvero dinamica e funzionale.

Questioni di scelte. Questioni di volontà, che profilano i contorni della democrazia di Paese, spesso dimenticata. “Nella pubblica amministrazione digitale, la sicurezza è un obiettivo chiave per costruire la fiducia dei cittadini e per garantire efficienza e trasparenza“, dice Soro.

Fiducia, efficienza, trasparenza, non è forse il FOIA?

Tante le altre tematiche affrontate: il delicato nodo delle sentenze online, importanti risorse informative, per le quali, in linea anche con l’avvento del processo telematico,  si vuole optare per l’oscuramento del nome dei presenti, rendendo, invece, pubblico il relativo contenuto giuridico.  Si è poi parlato del ruolo dell’Europa nella lotta al terrorismo che fa di Internet, purtroppo, facile strumento di propaganda e di sviluppo. Il discusso rapporto tra stampa e dati personali, e di tutti quei valori di lealtà e correttezza ai quali dovrebbe essere ricondotta l’attività del giornalista.

Come detto, sono scelte e, come tali, se vogliamo, possono essere anche criticabili e non condivisibili. Certamente, in un digitale sempre più reale, l’opzione non può essere l’estremizzazione delle posizioni: assenza di regole, da un lato, iperegolamentazione, dall’altro.

Se è vero che “la Rete costituisce una dimensione della vita entro cui si svolge la personalità di ciascuno“, è opportuno premere l’acceleratore su l’alfabetizzazione consapevole e necessaria per la gestione prudente dei dati. 

Una nuova coscienza, sì, che ci consenta di affermare l’esistenza di un diritto alla Rete e di diritti in Rete.

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