Ecomafia, un male da 22 miliardi di euro
Nel dossier Ecomafia di Legambiente sul 2014 numeri sempre più allarmanti: un’Italia dominata dai crimini ambientali, con un fatturato arrivato a 22 miliardi di euro. Per Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, “gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono quelli più esposti alla criminalità organizzata”
Il dossier di Legambiente “Ecomafia 2015” fotografa un’Italia in cui la criminalità ambientale è un vero e proprio business con numeri da capogiro. Il fenomeno non smette di crescere e colpisce sempre più settori, coinvolgendo soprattutto le regioni del Sud Italia. Ebbene il 2014 si è chiuso con 29.293 reati accertati, circa 80 al giorno, raggiungendo un fatturato criminale di 22 miliardi di euro, 7 miliardi in più rispetto l’anno precedente.
Ecomafia 2015 evidenzia come il settore più redditizio per le organizzazioni criminali sia quello agroalimentare, con 7.985 reati accertati e un fatturato, tra sequestri e finanziamenti illeciti, che supera i 4,3 miliardi di euro. Segue il racket degli animali in cui sono stati riscontrati 7.846 reati tra bracconaggio, commercio illegale di specie protette, abigeato, allevamenti illegali, macellazioni in nero, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti con 7.021 persone denunciate. Calano il numero degli incendi ma la superficie boschiva distrutta dalle fiamme è in aumento, con la perdita di 22,4 mila ettari.
La criminalità organizzata ha toccato anche il settore dello smaltimento dei rifiuti, anch’esso cresciuto notevolmente con 3 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate, e quello dell’edilizia con la Lombardia dell’Expo 2015 sul podio, ai vertici della classifica. Raffaele Cantone, presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, evidenzia: “Gli appalti pubblici nel settore dell’ambiente sono quelli più esposti alla criminalità organizzata”.
Le regioni a maggiore tasso d’incidenza criminale sono quelle del Sud Italia: prima tra tutte la Puglia con 15,4 dei reati accertati, seguono Sicilia, Campania e Calabria, che hanno registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni. Il Lazio è la prima regione del centro Italia e la Liguria la prima del Nord. Anche il patrimonio artistico e culturale del nostro paese è stato oggetto di studio da parte dell’associazione ambientalista che ha ravvisato 852 furti d’opere d’arte e numerosissimi danni ai siti archeologici.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presentazione del dossier a Roma, ha così commentato: “Ricostruire un equilibrio tra territorio e società, tra sviluppo e cultura, tra ambiente e diritto della persona è anzitutto la grande impresa civica a cui ciascuno di noi è chiamato con responsabilità. Il rispetto dell’ambiente è essenziale per la coesione sociale e per la ripresa del Paese”.
Il 2015 è stato però anche l’anno che ha visto introdurre nel codice penale, con la legge n. 68 del 22 maggio, il Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente. Così la direttrice nazionale di Legambiente Rossella Muroni, ha commentato: “Quella del 2015 è una data straordinaria, l’anno della legge che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente, che punisce chi vuole fare profitti a danno della salute collettiva e degli ecosistemi. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti. La corruzione può servire per ottenere un determinato provvedimento o più semplicemente per far voltare dall’altra parte l’occhio vigile del funzionario, l’ultimo e traballante anello di una lunga catena di legalità. C’è bisogno allora dell’applicazione della legge sugli ecoreati, ma anche di un complessivo cambio di passo, verso un paradigma economico più giusto e in grado di sollecitare nuova fiducia, partecipazione e trasparenza, perché non ci si rassegni a pensare al malaffare come a un male senza rimedi”.
L’Italia dunque è pesantemente segnata da illeciti commessi contro l’ambiente, si tratta di attività criminali che danneggiano l’intera comunità. È però con l’introduzione dei reati ambientali (di cui vi abbiamo parlato negli scorsi mesi – qui e qui) che si apre uno spiraglio di speranza, un passo importante che, garantendo la punizione degli eco criminali, lascia intravedere una maggiore e più consapevole tutela del nostro ambiente, un passo di civiltà per la tutela di tutti.
E ancora BRAVA !!! Dopo tutte le denunce di questi mesi, ci voleva, in chiusura, uno spiraglio di speranza portato dall’introduzione di REATO AMBIENTALE a tutela di tutti noi “ospiti ” del nostro pianeta.