Grecia, le mani al collo degli usurai
Durante l’eurogruppo Tsipras si toglie la giacca e la offre ai presenti: “Prendete anche questa”. È questa l’Europa dei popoli e della solidarietà? No, è l’Europa dell’egoismo, dell’usura e di uno stato sopra tutti: la Germania
di Marco Assab
Historia magistra vitae – Era tutto prevedibile. La storia è il DNA di un popolo, aiuta a comprendere la sua indole, consente perfino di prevedere gli eventi futuri. Alla vigilia del referendum greco i più attenti avranno sicuramente riflettuto sul precedente storico nel quale i greci opposero un secco “OXI” (NO). Accadde nella notte del 28 Ottobre 1940, quando l’ambasciatore italiano Grazzi consegnò loro l’ultimatum fascista. Risposero OXI (si pronuncia oki, come il medicinale). Non avrebbero permesso a nessun soldato italiano di calpestare il loro suolo. Al giorno d’oggi, il 28 Ottobre è festa nazionale in Grecia, è il “giorno del No“, per ricordare quel “OXI” rifilato agli italiani e le bastonate che ci diedero dopo quando tentammo maldestramente di invaderli. Non v’erano dubbi che non si sarebbero piegati alle imposizioni della finanza mondiale.
E l’intransigenza tedesca? Anche questa era prevedibile. La storia ci viene in soccorso: Quando il 10 giugno 1940 l’Italia dichiarò guerra alla Francia, l’ambasciatore francese disse a Ciano, nostro ministro degli esteri: “I tedeschi sono padroni duri, ve ne accorgerete anche voi”. 75 anni dopo cambiano gli scenari, i protagonisti, ma i popoli sono sempre gli stessi.
Grecia violentata – Le decisioni partorite dall’Eurogruppo sono gravi, nei contenuti e nelle modalità. Così come le menzogne pronunciate da Merkel e Hollande all’indomani della consultazione in Grecia: “rispetteremo l’esito del referendum”. Invece, ad un popolo che ha espresso chiaramente un dissenso verso questo modello di Europa, si è risposto con inaudita violenza. Violenza, sì, perché le tempistiche delle riforme imposte alla Grecia fanno impallidire: 48 ore. Qualcuno ha osato perfino affermare che, tale celerità, è necessaria dopo le perdite di tempo dei greci. È grave che la democrazia venga considerata una perdita di tempo. Si tratta di una vendetta chiara, palese, che avrebbe potuto essere anche ben più dolorosa se qualche pazzo avesse preso in considerazione la proposta di Schäuble (il fantasioso ministro delle finanze teutonico), ossia una “Grexit” di 5 anni.
Germania non fa rima con europeismo – Destano ilarità quegli opinionisti/giornalisti/intellettuali che seguitano nel non volersi accorgere che la Germania sta portando avanti una politica pericolosa, la quale va contro una qualsiasi idea di “unione”. Non si dica nemmeno per un istante “la Merkel non ha colpe, fa gli interessi della Germania”, perché se ciascuno prosegue a fare i soli interessi degli stati nazionali questa Europa non ha ragione di esistere, basta, fine, kaputt. Dunque colui che dice questo, non si definisca europeista. Lo ripetiamo: chi difende la linea della Merkel e del suo ministro delle finanze, non è un europeista. D’altronde se questi finti europeisti conoscessero la storia (vedi primo paragrafo) saprebbero che i tedeschi non si sono mai distinti troppo per altruismo, solidarietà e fratellanza verso gli altri popoli d’Europa.
Grecia umiliata, perché? – Ghigliottina.it non ha mai mancato di riconoscere le gravi responsabilità dei greci, gli errori e il malgoverno che da decenni hanno condizionato le sorti del piccolo stato ellenico. Eppure non si può banchettare/speculare in questo modo attorno ad un morente. Questo piano di salvataggio da 80 miliardi a cosa serve? A pagare i creditori eppure, se per la Grecia non si pensa a misure di sviluppo e di crescita, tempo 2-3 anni e i greci saranno nuovamente punto e a capo. Continueranno a piazzare sul mercato titoli di stato a tassi vertiginosi, continueranno ad aver bisogno di aiuti per rimborsare i creditori che, guarda caso, sono le banche tedesche e francesi. Ecco spiegato come la finanza mondiale tiene sotto scacco uno stato sovrano, e la gravità di tutto questo risiede nel fatto che tali pratiche usuraie si consumano all’interno di una sedicente “unione”.
I vergognosi contenuti dell’accordo – Austerità, austerità, AUSTERITÀ. Non c’è via d’uscita da questo incubo. Nessuna misura che punti alla crescita, alla creazione di lavoro, solo tagli e privatizzazioni selvagge. È il trionfo del capitalismo più sfrenato, becero e insensato. Stando così le cose, non intravediamo un futuro roseo per la Grecia: tra pochi anni saremo di nuovo al punto di partenza se non si porranno in essere vere politiche di crescita. Ancora una volta assistiamo ad inammissibili e gravissime ingerenze di organismi sovranazionali, i quali impongono ad uno stato sovrano cosa deve fare a casa sua e come, 3 esempi su tutti:
- Privatizzazioni a tutto spiano (50 miliardi circa): squali fatevi avanti: la Grecia è in vendita. Le privatizzazioni, da sole, non sono naturale garanzia di qualità ed efficienza. Se non sono accompagnate dalle liberalizzazioni, dall’ingresso di altri competitors in un dato mercato, c’è il rischio che si sviluppino pericolosi monopoli miranti esclusivamente al profitto e non a garantire un servizio di buon livello ai cittadini.
- Aumento delle tasse (Iva). Come se si potesse cavare il sangue da una rapa! Solo una persona poco scaltra e per niente lungimirante (o in malafede) può pensare di aumentare la pressione fiscale a chi già ha le tasche vuote. Si combatta l’evasione fiscale piuttosto, vero grande problema greco… (Vi ricorda qualcosa?)
- Riforma delle pensioni: d’accordo sul fatto che il sistema pensionistico greco fa orrore, ma mandare in pensione i lavoratori a 67 anni è un crimine. Un crimine nei riguardi del lavoratore, ed un crimine nei riguardi del giovane disoccupato, perché così facendo hai un consistente risparmio per le casse dello stato ma alimenti un problema ben più grave: la disoccupazione, la miseria, perché ritardi il fisiologico e sacrosanto turnover.
Esultano tutti – “I mercati” esultano. Questi esseri spersonalizzati, apparentemente senza anima, in realtà sono la manifestazione tangibile delle forze (umane anzi umanissime) che hanno messo in ginocchio la Grecia e che piegano la politica alle logiche esclusive della finanza (non dell’economia, si badi bene, ma della “finanza”). Esulta anche l’Italia, per via della sua esposizione verso la Grecia. Esultano tutti perché si è evitata la “Grexit” e l’Europa è ancora unita. Siamo sicuri che sia ancora unita? O non è forse questo un ennesimo colpo di piccone? I greci non dimenticheranno. Noi non esultiamo anzi, abbiamo paura. Chiediamo, alla luce di quanto occorso, se abbiano ancora un senso concetti come democrazia, sovranità, volontà popolare, welfare, diritti, solidarietà.
E la politica? Non era la politica a detenere il primato? Non più, anch’essa agonizza sotto il barbaro stivale dell’economicismo.
(fonte immagine: commons.wikimedia.org)