La sfida di Renzi: giù le tasse da qui al 2018
Bene l’annuncio di Renzi sul taglio delle tasse. Ma non si può prescindere da una seria lotta all’evasione ed a ciò che la incoraggia: disservizi e sprechi di denaro pubblico
di Marco Assab
“Tasse, tasse! Bellissime adorabili tasse!” Esclamava felice il malvagio principe Giovanni del celebre cartoon Disney “Robin Hood”. Non aveva tutti i torti. Le tasse, nella loro più originaria e pura accezione, sono una cosa bella. La tassa è ciò che io cittadino offro alla comunità, in cambio di servizi che tutelino il bene comune e garantiscano assistenza anche ai più svantaggiati. Ecco, la parola chiave è “servizi”. Ciò che in Italia è realmente intollerabile non è solo la pressione fiscale in sé, quanto le vergognose inefficienze di molti servizi pubblici.
Numeri alla mano – Secondo dati relativi all’anno 2014, non siamo i più tartassati d’Europa, ma poco ci manca. Prima di noi viene infatti la Francia, con un rapporto tra gettito fiscale e Pil del 47.6%, il Belgio (47.2%) e la Finlandia (44%). In Italia invece la pressione fiscale è al 43,5%. La media dell’Eurozona è del 41,8% mentre quella dell’UE 40%. Dubitiamo fortemente che il nostro Paese possa vantare servizi pubblici efficienti quanto quelli belgi o finlandesi. Siamo altresì certi che se in Belgio e Finlandia un’imposizione fiscale di questa portata è tollerata (non ci giungono voci di clamorose proteste) è perché in quei Paesi il “welfare state” funziona. Sgravi, agevolazioni e assistenzialismi vari consentono alle fasce più deboli di tollerare il peso delle imposte, ed inoltre i servizi pubblici si attestano a livelli eccellenti.
È comunque troppo – Senza dubbio però per un Paese che cerca affannosamente la strada della ripresa, che cerca di far ripartire le macchine della produttività e dei consumi, una pressione fiscale del genere rappresenta una zavorra. Negli ultimi due decenni una certa parte politica ha fatto della “rivoluzione liberale”, della lotta allo “statalismo” e alle tasse, il suo cavallo di battaglia. Un cavallo spompato che non è nemmeno arrivato al traguardo (anzi non è nemmeno partito), perché anche negli anni del Berlusconi più forte la pressione fiscale in Italia è inesorabilmente andata a crescere.
Bomba Renzi – Veniamo dunque al nocciolo della questione: l’annuncio clamoroso di Renzi sul drastico taglio delle tasse. Che cosa ha detto realmente il presidente del consiglio? Citiamo fedelmente: “Nel 2016 elimineremo […] la tassa sulla prima casa, l’IMU agricola e l’IMU sugli imbullonati. Nel 2017 interverremo sull’IRES e sull’IRAP per sostenere la competitività delle aziende, e nel 2018 […] la conclusione di questo percorso con gli interventi sugli scaglioni IRPEF e sulle pensioni”. Dunque si tratta di un intervento che andrebbe a ridurre la pressione fiscale in più settori, soprattutto quello della produttività, delle aziende. Destano ilarità le dichiarazioni delle opposizioni, i paragoni con Berlusconi e cose simili. Brunetta chiede dove Renzi troverà le coperture, problema che però Berlusconi non si pose quando durante la campagna elettorale del 2013 propose l’abolizione dell’IMU. Lo stesso fece nel 2006 durante il duello televisivo con Prodi, quando tirò fuori un clamoroso asso dalla manica: l’abolizione dell’ICI, effettuata poi nel 2008, con i comuni costretti ad aumentare le tasse su tutti gli altri servizi per compensare.
Renzi come Berlusconi? – A nostro avviso no. Il paragone con Berlusconi fa acqua da tutte le parti, semplicemente per il fatto che il piano di Renzi non è una sparata da campagna elettorale, non è un coniglio dal cilindro, ma un programma di riduzione fiscale che si dovrebbe concretizzare non subito, ma in maniera progressiva nel 2018. Se ce la farà non possiamo saperlo, ma la direzione è giusta, e viste le tonnellate di frottole che abbiamo dovuto sopportare negli ultimi 20 anni, una più una meno non ci crea nessun problema (ammesso che quelle di Renzi siano balle). Avanti così dunque, vediamo cosa partorirà questa montagna.
E l’evasione fiscale? – Adesso però riponiamo la carota e prendiamo il bastone. Avremmo voluto sentire da Renzi qualcosa in merito all’evasione fiscale, vero grande male del nostro Paese. Da più parti ci si domanda dove trovare le coperture per un programma simile. Ebbene in primis dalla lotta all’evasione. In Italia si consuma ogni giorno una intollerabile ingiustizia: ci sono due italiani, uno che si crede furbo e non paga le tasse, l’altro invece, persona onesta, paga per sé e anche per il furbetto! È anche a causa di ciò che abbiamo una pressione fiscale così alta. Lo Stato che ha bisogno di moneta sonante dove va ad attingere? Da chi non può “nascondersi”. Coloro i quali hanno un reddito da lavoro dipendente (idem i pensionati) non possono eludere il fisco, e sono la categoria più tartassata. Pagano loro per l’esercito dei furbi (liberi professionisti e varie altre categorie) che ogni anno dichiarano cifre inferiori a quanto hanno effettivamente guadagnato. D’altro canto però, a sentir loro, ti dicono “se pagassi tutte le tasse, dalla prima all’ultima, fallirei!”. E va bene allora mettiamola così: si porti avanti un serio programma di riduzione del carico fiscale, unitamente ad una serrata lotta all’evasione, in modo che l’equazione sia semplice: paghiamo di meno, MA PAGHIAMO TUTTI.
Cane che si morde la coda – Attenzione però a non prendere la strada del giustizialismo tout court, tanto cara ai forcaioli populisti. L’evasione va punita severamente ok, ma un fenomeno si risolve soltanto comprendendone le ragioni, anzi le cause che lo incoraggiano. A fronte di una pressione fiscale molto alta abbiamo servizi pubblici che non sono minimamente all’altezza, fiumi di denaro pubblico vengono letteralmente sprecati in opere inutili. Si pensi poi agli scandali regionali dei rimborsi! Insomma si è diffuso un preoccupante sentimento popolare secondo il quale lo Stato tutto sia tranne che un “amico”, anzi è visto come un “ladro”. Dunque tu daresti mai i tuoi soldi a qualcuno che consideri “disonesto”? Certo che no.
In conclusione – Non basta solo dare una sforbiciata alle tasse. Unitamente va condotta una SERIA lotta all’evasione, la quale però va anche combattuta ricostituendo un clima di fiducia tra Stato e cittadino. Bisogna intervenire su quei cattivi fenomeni che “giustificano” ed “incoraggiano” nella mente dei cittadini la frode al fisco. Nell’efficienza dei servizi, nel buon impiego delle risorse, in una pressione fiscale tollerabile, il cittadino deve trovare le motivazioni a pagare le tasse. Certo quando si parla di efficienza dei servizi il lettore potrebbe esclamare “la fai facile tu!”, beh, iniziamo dai servizi municipali… Prendi Roma, caso Atac, uno Stato serio avrebbe già liquidato quel carrozzone.
(fonte immagine: http://www.winesurf.it/)