Il Nepal tre mesi dopo il terremoto
Continua la nostra collaborazione con il Cesvi, organizzazione umanitaria indipendente che opera Africa, Asia, America Latina e nei Balcani. Questa settimana vi raccontiamo il Nepal a tre mesi dal terribile terremoto che ha causato oltre 8.000 vittime
(a cura della redazione)
Sono passati tre mesi dal devastante terremoto di magnitudo 7.9 che il 25 aprile, con una seconda scossa il 12 maggio, ha colpito il Nepal causando 8.361 morti e più di 18.000 feriti. Il terremoto ha causato la distruzione di quasi 500.000 edifici. Attualmente, oltre 3 milioni di sfollati vivono in rifugi temporanei nonostante sia sopraggiunta la stagione dei monsoni, che rende molto complessa la vita all’aperto e il trasporto di materiali per la ricostruzione.
Fin dai primi giorni dopo la catastrofe, Cesvi si è attivato per offrire sostegno concreto alla popolazione nepalese (qui un video). Tre mesi dopo questa catastrofe naturale, il Nepal ha ancora bisogno di aiuto.
“Diverse aree del Paese restano poco accessibili e ci sono zone non ancora raggiunte dagli aiuti o nelle quali l’assistenza è insufficiente e inadeguata rispetto ai bisogni”, racconta Enzo Maranghino, Esperto Emergenze Cesvi. “È cominciata la stagione delle piogge e i monsoni complicano non solo il soccorso umanitario ma anche la vita quotidiana delle persone. Le strutture igienico sanitarie distrutte e i canali danneggiati, combinati alle piogge, all’acqua che si infiltra nelle voragini creando smottamenti e frane, alle sorgenti scomparse in seguito al sisma, complicano la fase di riabilitazione”. Il gravissimo livello di distruzione inflitto dal sisma ha avuto conseguenze sull’accesso scolastico per centinaia di migliaia di bambini. Il terremoto ha distrutto il 90% delle scuole nepalesi.
“Dopo aver distribuito nella prima fase teloni di plastica ora stiamo realizzando alloggi temporanei più resistenti, utilizzando materiali quali lamiere metalliche; realizziamo training specifici incentrati sulla costruzione degli alloggi; forniamo una somma di denaro alle famiglie, in linea con gli standard governativi e delle altre agenzie internazionali, per supportarle nella ricostruzione. La sostenibilità di questo approccio sta nella possibilità che le famiglie potranno riutilizzare le lamiere metalliche quando ricostruiranno definitivamente le loro case (le lamiere saranno utilizzate per la realizzazione dei tetti)” prosegue Maranghino. “Chainpur, nel distretto di Dhading, è l’unità amministrativa in cui operiamo e conta 1700 famiglie le cui case sono state distrutte o danneggiate. In questa zona abbiamo due obiettivi: coprire il fabbisogno abitativo delle restanti 1200 famiglie e rimettere in funzione il sistema scolastico duramente colpito dal terremoto”.
Cesvi ha avviato un piano integrato di supporto all’infanzia. Il programma si svolgerà nel corso di tutto il 2015 con la formazione di insegnanti e volontari sulla gestione dei traumi post-crisi e la realizzazione di attività educative dentro e fuori dalle scuole, con il coinvolgimento dei genitori e dell’intera comunità di provenienza dei ragazzi.
“Attualmente la maggior parte delle dieci scuole presenti nella zona non sono agibili. In alcuni casi le scuole sono chiuse, in altri casi sono aperte e utilizzate in condizioni di sicurezza inaccettabili, in altri ancora le lezioni avvengono sotto teli di plastica, al freddo e sotto la pioggia. conclude Maranghino.