Nel caleidoscopio del Vasto Siren Festival 2015
Il Vasto Siren Festival è stato all’altezza delle aspettative, confermandosi in questa seconda edizione come un evento di qualità in un contesto vivibile, quattro giorni piacevoli e interessanti
di Giusy Andreano,
inviata a Vasto (CH)
Quattro palchi incastonati tra le bellezze di un centro storico suggestivo, con il main stage di piazza del Popolo e quello di Porta S. Pietro che si affacciano sullo splendido mare Bandiera Blu di Vasto (CH), una carrellata di artisti eccellenti ecumenicamente schierati tra rock, elettronica e qualche sortita folk hanno reso il mix and match del Vasto Siren Festival 2015 (organizzato da DNA Concerti e Stardust Production) un evento imperdibile per un pubblico arrivato un po’ da tutta Italia e dall’estero; divertente individuare tra la folla in pellegrinaggio tra un palco e l’altro tipi come Neil Halstead (Slowdive) e Steve Shelley (Sonic Youth).
Il centro storico è diventato per tre giorni l’enclave di tutti coloro che non hanno saputo resistere al richiamo in musica delle sirene. Si respira aria di festa collettiva e infatti l’atmosfera è rilassata, anche per l’assenza di code e patemi vari per entrare nell’area del festival: non ci sono intoppi tra l’accesso o il deflusso del pubblico, diversi gli stand e i punti ristoro per mangiare e bere, un meccanismo così fluido da sembrare rodato da anni.
C’è anche un’area dedicata ai fumetti con i talentuosi artisti di This Is Not A Love Song, progetto editoriale che coniuga musica e illustrazione, un’idea poetica e interessante.
Non si può organizzare un evento in una località come Vasto e non includere nel progetto anche spiaggia&mare, e infatti al lido Sabbia D’Oro ecco la centralissima Siren Beach, teatro pomeridiano di presentazioni editoriali e la notte di aftershow dance till you die, graditissimi perché raggiungibili con delle navette gratuite per i possessori del biglietto del festival.
Chi ben comincia… e infatti il primo “vero” giorno di festival non delude. Il 24 luglio inizia con una puntatina alla Siren Beach dove la trama di sonorità scelte da Valerio Mirabella nel suo dj set cede il passo per un po’ a Lorenzo Urciullo, alias Colapesce e ad Alessandro Baronciani per la presentazione del loro lavoro congiunto La Distanza edito da Bao Publishing, una graphic novel scritta da Colapesce e disegnata da Baronciani, dove c’è tutta la sensibilità del cantautore siciliano.
Subito dopo, bye bye spiaggia, in direzione Giardini D’Avalos per la presentazione della guida ai migliori dischi degli anni Novanta 50 X 90 di Carlo Bordone per Rumore. A ruota, tappa veloce a Porta S. Pietro per IOSONOUNCANE.
Poi la prima piacevole scoperta. Gazelle Twin, con la sua felpa pesantuccia, il cappuccio ben calato sul viso schermato da una maschera, un effetto sottilmente inquietante come le sue composizioni che mi fanno pensare ai Shabazz Palaces, a Bjork e Massive Attack.
Altra atmosfera si respira a Palazzo D’Avalos con i Sun Kil Moon, la situazione è più intima, il leader Mark Kozelek che inizialmente non vuole risultare simpatico, ma richiede solo attenzione, invitado il pubblico a un religioso silenzio, in seguito fa battute, gigioneggia un po’ e prova a dialogare con la platea e alla fine chissà perché mi ritrovo a pensare che sia la versione un po’ “incattivita” di Geg Dulli. Live intenso, a tratti cupo e toccante.
Poi ci sono loro, i Verdena, una splendida mitragliata di decibel e furore, a tratti ammorbidita dalle sonorità dell’ultimo album Endkadenz vol.1, con momento nostalgia quando parte l’attacco di Valvonauta.
A seguire un po’ di sano dancefloor con Clark e Tiger & Woods per consumare l’adrenalina ancora in circolo e in attesa di Jon Hopkins, con l’aereo in ritardo da Londra per i maledetti scioperi. Poi arriva e, sebbene siano le due passate, Piazza del Popolo diventa un organismo pulsante al ritmo dei beat del musicista inglese.
Con soddisfazione inizia il secondo giorno. Il gusto iniziale alla serata lo danno The Mamuthones che, capitanati da Alessio Gastaldello (ex Jennifer Gentle), infondono a Porta S. Pietro echi ipnotici carichi di potenza oscura, la psichedelia si tinge di angoscia e di rabbiosa minaccia ed evocazioni, infatti la band è esponente di punta della scena Italian Occult Psychedelia. Un antipasto non per tutti, ma sicuramente ricercato e colto.
Di musica si può anche parlarne, soprattutto quando a fare gli onori di casa ci pensa l’autorevole e affabile Damir Ivic affiancato da Emiliano Colasanti. Si affronta l’annosa questione dei generi, lo scontro, forse ora diventato incontro, tra Indie Rock e Club Culture e se ne parla con gli ideatori di Harmonized (Porto Sant’Elpidio) e quelli di Zu::Bar (Pescara) nello splendido Giardino d’Avalos. (Società liquida dunque musica liquida? Più o meno. La strada però è ancora in salita).
Finita la tavola rotonda, il giardino diventa palcoscenico per Scott Matthew, che ci prende per mano e ci porta in un mondo di malinconici rimpianti. Un breve tête-a-tête con l’agrodolce rassegnazione del cantautore australiano di stanza a New York e raggiungo il cortile d’Avalos dove Colapesce ammalia il pubblico con brani vecchi e nuovi, sia dall’album d’esordio Un meraviglioso declino, che dal nuovo lavoro Egomostro, un disco dal sapore anni Ottanta con più elettronica e chitarre in sordina, sempre con una grande ricerca di musica e testi.
Il bello del festival è passeggiare per assorbire stimoli diversi e così mi ritrovo a piazza del Popolo ad ascoltare i The Pastels, numi ispiratori di tante band come i Belle e Sebastian con i quali la mia mente fa il paio.
Altro giro con Is Tropical, che con il caleidoscopio di sonorità elettroniche, effetti luminosi e la sinuosità della cantante Kirstie Fleck infiammano il cortile d’Avalos.
La serata è stata seminata bene, la temperatura emotiva è quella giusta e finalmente quello che forse è stato il perno intorno al quale ha ruotato, anche inconsciamente, il festival è arrivato: James Blake officia una cerimonia essenziale e raffinata dove la sua voce incredibile, vellutata e capace di tutto è uno strumento potentissimo, che culla la folla e la galvanizza, in un saliscendi tra atmosfere morbide e rarefatte e altre più impetuose.
A conclusione della nottata in città, prima dell’afterparty in spiaggia, il dj set ridanciano di Bob Corsi e David Nerattini del Covo Club.
Party is over. Con grande soddisfazione di organizzatori e pubblico, il Vasto Siren Festival ha chiuso i battenti con un benaugurante arrivederci.