La persona al centro del Bill of Rights di Internet
È stato approvato il testo definitivo del Bill of Rights. La Dichiarazione dei Diritti in Internet centra le sue disposizioni sulla persona: i diritti nella rete sono diritti fondamentali per l’individuo
“Internet ha contribuito in maniera decisiva a ridefinire lo spazio pubblico e privato, a strutturare i rapporti tra le persone e tra queste e le Istituzioni. Ha cancellato confini e ha costruito modalità nuove di produzione e utilizzazione della conoscenza“.
Gioite. Abbiamo il “Bill of rights“.
Già dalle prime righe del Preambolo della “Dichiarazione dei Diritti in Internet” emerge il cambiamento epocale che la rete ha prodotto nelle nostra quotidianità; una pervasiva trasformazione alla quale siamo assuefatti, un veloce mutamento dal quale, spesso, siamo impauriti.
Martedì 27 luglio è stato presentato alla Camera dei Deputati il testo definitivo di quell’insieme di norme che, nell’habitat digitale, partono dalla persona e ad essa ritornano; quattordici articoli che rappresentano la consapevolezza legislativa della trasfigurazione sociale: una collettività formata, ormai, da individui connessi.
A trionfare c’è il diritto di accesso: prerogativa fondamentale per l’individuo sia per la declinazione paritaria delle sue condizioni, sia per l’accento posto sull’adeguatezza delle relative modalità tecniche; postulati che rappresentano, nel nostro tempo, la matrice digitale di quella naturale duplicità dei piani, individuali e sociali, per il pieno sviluppo della persona.
Ampio spazio all’universo della privacy. La protezione dei dati, definiti, questi ultimi, dall’art. 5 come “quelli che consentono di risalire all’identità di una persona e comprendono anche i dati dei dispositivi e quanto da essi generati e le loro ulteriori acquisizioni e elaborazioni, come quelle legate alla produzione di profili“, viene trattata sotto diversi punti di vista.
È sancito, infatti, il diritto di ogni persona di accedere alla raccolta, ottenerne la rettifica e la cancellazione per motivi legittimi (la c.d. autodeterminazione informativa); è fissato il rispetto dei principi di necessità, pertinenza, finalità, proporzionalità nel trattamento dei dati, nonché, ovviamente, la presenza dell’effettivo consenso informato, seppur revocabile dell’interessato.
Temi particolarmente sentiti sono quelli dall’anonimato e del diritto all’oblio, protagonisti indiscussi delle recenti pagine di cronaca. In entrambi i casi, la scelta legislativa, correttamente, opta per un bilanciamento dei valori.
Il diritto a non manifestare la propria identità, anche ricorrendo a strumenti di natura tecnica, da un lato, e il diritto di ottenere “la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei riferimenti ad informazioni che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiamo più rilevanza pubblica“, dall’altro, sono contemperati dalle esigenze della collettività.
Nel primo caso, inoltre, le limitazione alla protezione dell’anonimato devono essere necessarie, proporzionate, fondate sulla legge e nel rispetto dei caratteri propri di una società democratica. Nel secondo, salvo particolari eccezioni, la prerogativa in questione non può porre restrizioni alla libertà di ricerca e al diritto dell’opinione pubblica a essere informata.
Dalla dati personali, alla neutralità della rete, alla sicurezza, passando per il domicilio informatico fino ad arrivare (ma non per ordine di articolo), al diritto alla conoscenza e all’educazione in rete.
Una conoscenza multiforme quella dell’art. 3, che racchiude la diffusione e la fruizione dei contenuti, in prima battuta, ma anche la tutela delle produzioni culturali o, più genericamente, del sapere: il diritto d’autore, patrimoniale e morale, entra nella Dichiarazione dei Diritti di Internet come norma di valore e come paradigma di quanto l’innovazione e le idee siano, sicuramente, il nuovo volano dell’economia.
Le prossime mosse, stando a quanto dichiarato dalla Presidente della Camera Laura Boldrini, vedranno la presentazione della Carta in occasione del prossimo Internet Forum in Brasile e saranno oggetto di una mozione unitaria che vincoli il Governo ad adottarli come mainstream interno ed internazionale.
Diritti fondamentali, sostanziali e effettivi. Le parole hanno un peso e, queste, più di altre.
Non solo perché si stanno gettando le basi per la regolazione di un sistema repentinamente mutevole, ma, perché ciò necessariamente impone un’ azione sinergica tra i diversi attori interessati.
Principi che, forse, già sentivamo, principi che si pongono nel mezzo di un equilibro, tra libertà e disciplina di Internet, sempre più precario, e che mette a nudo quelle incongruità di percezioni tra di che le regole le fa, chi le applica e chi le vive.
Piaccia o no, abbiamo il “Bill of rights”; adesso, al carattere effettivo delle prerogative deve corrispondere un’effettività delle tutele e, prima ancora, della formazione e cultura digitale.