Anche gli angeli mangiano kebab
Una Milano crudele come non l’avete mai vista, due casi da risolvere, due protagonisti sui generis: Giuseppe Foderaro torna in libreria con “Anche gli angeli mangiano kebab”, un noir metropolitano tra i migliori del 2015
di Giulia Ciarapica
su Twitter @GiuliaCiarapix
“Vedete, il più delle volte la differenza non sta tanto tra il fare e il non fare, ma tra il sapere e il non sapere. La conoscenza è la chiave del successo. Quando sai cosa vuoi, sai anche come fare per ottenerlo”.
Avete presente la vita? Quella cosa un po’ ostica, un po’ buffa, un po’ ingenua e un po’bastarda che si mette di mezzo tra voi e quello che vorreste realizzare? E che si frappone, anche, fra voi e quello che credete di essere? Bene, immaginate che qualcuno riesca a descriverla esattamente così, usando una penna, un foglio e due storie. E molta genialità.
Sto parlando di qualcuno che la vita la conosce bene, qualcuno che ne sa cogliere tutti gli aspetti migliori – e peggiori, ovviamente – e che, proprio per questo, riesce a disegnarla, a scolpirla, con i suoi racconti, senza risparmiarvi alcun particolare. Questo qualcuno è Giuseppe Foderaro, che torna in libreria con un noir metropolitano tra i migliori di tutto il 2015, Anche gli angeli mangiano kebab (Novecento editore).
Due storie, una sola città, suspense come se piovesse. In una Milano assorta in questa burrascosa contemporaneità, che si nasconde dietro gli intrighi, i misteri e le vendette a sangue freddo, si muovono personaggi insoliti, protagonisti inusuali che bazzicano in scene del crimine tanto oscure quanto intriganti.
Sauro Badalamenti – il Dinosauro – e Miranda Venegoni sono la coppia collaudata dalla penna di Foderaro: un detective unico nel suo genere, proprio perché, in realtà, di professione Sauro fa l’investigatore assicurativo e non il detective; una donna che ogni mattina si sveglia, indossa i suoi inseparabili anfibi e va al Labanof, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università Statale di Milano, che lei stessa dirige.
Sono dipinti ad arte questi due personaggi, realizzati appositamente per non distogliere il lettore dalla vibrazione quotidiana della realtà criminale (e non), e tuttavia rimarranno cristallizzati nel tempo proprio per la loro unicità.
Se Miranda ha grinta da vendere, un broncio su cui leggerci tutte le sfumature di una femminilità nascosta e occhi lampeggianti e attenti, impegnati a non lasciarsi sfuggire il minimo dettaglio, instancabili, infaticabili, alla perenne ricerca della luce in fondo al tunnel del mistero, Sauro, invece, si ritrova, spesso, in mano alla debolezza.
Si impressiona alla vista del sangue, si lascia cullare dalla stanchezza fin quando non è proprio Miranda a richiamarlo all’ordine, sguinzaglia perfino la sua sensibilità di uomo – e di playboy, quando serve – nei momenti più delicati delle indagini.
È un personaggio a tutto tondo quello che delinea Giuseppe Foderaro, un detective sui generis che prima ancora è Uomo e, come tale, non manca di lasciar trapelare difetti, limiti e fragilità. Siamo lontani dal classico investigatore alla Conan Doyle o dall’infallibile Poirot di Agatha Christie, ma piuttosto ci avviciniamo alla rivoluzione operata da grandi del calibro di Chandler e Simenon, che hanno sapientemente costruito delle figure “a portata di uomo”.
Nessun intuito a prima vista, nessun colpo di genio a priori; potete dire addio ai vizi maniacali di Sherlock Holmes, alle fisse alimentari dei grandi investigatori del mondo classico, tutti pipa e poltrona, su cui sprofondare per formulare congetture vincenti ancor prima di indagare la scena del crimine.
Qui abbiamo un Dinosauro che sa il fatto suo, certo, che alla fine uscirà comunque vincente, ma che, allo stesso tempo, mette il lettore al corrente della sua vita privata e di una pseudo storia d’amore che nasce e cresce tra un cadavere e l’altro. Autentica, sincera, libera. Essenziale, minimalista, proprio come i protagonisti.
Sono due i casi con cui Badalamenti dovrà confrontarsi: l’esplosione di una bomba in un centro commerciale, che vedrà il coinvolgimento di un’intera famiglia, quella dei Nacchia che “so bene chi sono, questo va da sé. Sarebbe come chiedere a uno di Roma se conosce i Casamonica”; e un disastro aereo che lascia poco scampo all’immaginazione: “Solo questo interessa ai terroristi islamici, che il danno sia grave, che ci siano centinaia o migliaia di vittime, che il mondo ne parli e ne continui a parlare”.
Una Milano “nera” ad incorniciare perfettamente un quadro già inquietante di per sé, uno stile asciutto e scattante, che rievoca lo scalpiccio del fuoco e i passi svelti di chi si muove tra le strade che hanno ospitato i delitti più atroci. Piani diabolici, segreti e perversioni sono la materia che Giuseppe Foderaro maneggia con cura e con grande maestria, introducendo il lettore in un’atmosfera tanto spietata quanto accattivante.
Una scrittura limpida, incisiva come una stilettata. Una trama originale, mai scontata e soprattutto dalla forte carica emotiva.
Un Giuseppe Foderaro da non perdere. “Perché la realtà bisogna saperla guardare in faccia quando ce l’hai davanti”.
Anche gli angeli mangiano kebab
Giuseppe Foderaro
Novecento editore, 2015
pp. 242
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