Kokocinski, in mostra a Roma “La Vita e la Maschera”
Alessandro Kokocinski, italiano d’adozione, in esposizione a Palazzo Cipolla fino al 1° novembre. L’artista regala allo spettatore poesia ed inquietudine, lasciandolo a perlustrare le nudità dell’anima
Fino al prossimo 1° novembre le porte di Palazzo Cipolla si spalancano su una mostra dai connotati davvero particolari. Tra le sale bianche ed irregolari sono esposte le opere polimorfiche di Alessandro Kokocinski, raccolte in una rassegna intitolata “La Vita e la Maschera: da Pulcinella al Clown”.
Nato in Italia da madre russa e padre polacco, Kokocinski si trasferì con loro in Sudamerica e venne affidato, per fuggire le disgrazie della dittatura, ad un piccolo circo itinerante, dove imparò a fare l’acrobata. I colori e la magia del circo sono rimasti incollati alla sua anima e l’arte, che da sempre sublima la vita, li ha riproposti in una dimensiona adulta: disincantata e a tratti inquietante.
Il percorso si divide in sei aree tematiche (L’Arena, Pulcinella, Petruška, Sogno, Il Clown e Maschera Interiore), cominciando dalle opere più recenti fino alle primissime. Molti dei titoli sono versi poetici, ben più lunghi dei semplici riferimenti al soggetto (a.e. “Quello che amo Quello che spero Tutto quello che sono Tutto quello che amo”). La poesia, per Kokocinski, viaggia di pari passo con l’arte, le sue statue ed i suoi dipinti sono resi completi dalla leggerezza della lirica, intrisi del profondo significato, inviati al mondo con un vero messaggio.
I clown di Kokocinski non sono felici, si esibiscono nelle cornici con febbrile delirio, come tentando di sfuggire all’opera e a sé stessi, come accade in Volò tra le stelle: in cui il figurante si offre, disarmato e in estasi, allo sguardo dello spettatore, che ha il compito di salvarlo; o nella meravigliosa luce che colpisce il bronzo dell’angelo in Come la mia notte spogliata delle stelle, mentre egli cerca, debolmente, di salire verso l’alto cielo nero.
Quando il soggetto non tenta di fuggire, lo si nota paurosamente tranquillo e ghignante, con gli occhi fissi sullo spettatore, intorno a lui l’Ombra della pazzia o del male, che lo ha già raggiunto e fatto suo, trasformandolo in qualcosa d’altro. In Scendo vestito di luna, la maschera proietta l’ombra del Matto dei Tarocchi, rappresentato con corna e membra aguzze.
Arrivati al Sogno, le opere diventano sorprendentemente più delicate e spensierate, quasi che il male le abbia d’improvviso abbandonate, per lasciare al clown la sua arte principale: il gioco. Perfettamente espressa nel complesso Liberato dalla pesantezza, in cui si svolge una parata musicale, le note sono visibili quanto i colori stessi, l’osservatore viene invogliato a seguire il musicante.
Si assiste anche ad un brusco mutamento di colori, Kokocinski abbandona il blu e si concentra sui caldi rossi e marroni, che conferiscono alle sue maschere un aspetto più maturo ed una maggiore profondità. La forza di questo ciclo di opere è chiarita dall’intensità espressiva di Tribuno, profeta o pagliaccio e da quella corporea di Sono solo nel cortile del mio cuore.
Kokocinski, passeggiando tra i suoi quadri, parla di questo progetto di esposizione, in collaborazione con Fondazione Roma Museo, come di una rivoluzione coraggiosa contro il mercantilismo artistico, che ha reso la cultura uno sterile mezzo per ottenere una posizione, non più un sublime gesto di altruismo.
L’artista, di fronte a Come lo squarcio di un lampo di luna, risponde così a chi gli chiede cosa vogliano comunicare i suoi lavori: “Ogni fruitore decide il suo messaggio, io ne avevo in mente uno prima e di certo uno differente alla fine. L’opera d’arte è il tramite del sogno.” Dunque andate a sognare, tra clown tristi e demoni felici, la vostra fiaba personale, Kokocinski sarà fiero di voi.
Kokocinski
La Vita e La Maschera:
da Pulcinella al Clown
Fino al 1° novembre 2015
www.mostrakokocinskiroma.it