Sarkozy ridisegna le politiche migratorie
L’ex Presidente francese Nicolas Sarkozy, attuale leader dei Repubblicani, propone un piano con quote fisse nazionali e restrizioni condivise a livello europeo
di Sara Gullace
La questione immigrazione europea scuote anche la Francia, indecisa tra posizioni etiche e strategie discriminatorie. Al momento, sembrano prevalere le seconde: per quanto il Primo Ministro Manuel Valls condanni le misure di chiusura totale, si mostra intransigente verso il reato di irregolarità. A livello locale, alcuni sindaci hanno posizioni più estremiste: è il caso di La Seine-Saint-Denis, dove “la comunità, già in difficoltà, non potrebbe sopportare nuovi arrivi”; altri, come a Saint Etienne, sono più pacati e riconoscono “l’alto livello di integrazione raggiunti dopo ogni ondata migratoria”.
La posizione più marcata è del leader dei repubblicani, Nicolas Sarkozy, che ha auspicato addirittura uno Schengen 2 – una rivisitazione dei trattati del 1985, chiaramente restrittiva. Relativamente ai servizi medici, per gli irregolari, sarebbero gestiti solo i casi di vita o di morte; sovvenzioni familiari e abitative dedicate solo a stranieri regolarizzati da oltre 5 anni; quote fisse di accoglienza fissate annualmente dal Parlamento con l’obiettivo di limitare i ricongiungimenti familiari.
Per quanto riguarda l’ottica europea, Sarkozy chiede un’armonizzazione dei livelli e delle tipologie di sovvenzioni tra i Paesi membri, in modo tale che non ci siano “mete preferenziali” e, soprattutto, che l’Unione ritiri i fondi di sviluppo ai membri che non appoggino le politiche di espulsione dei clandestini. Tra le proposte figurano anche centri di ritenzione fuori dal suolo europeo, dove lasciare permanere i richiedenti asilo in attesa delle dovute verifiche e pratiche. Infine, ma di primaria importanza, la sospensione immediata di Schengen e la definizione di un nuovo Patto tra quei paesi che attuino una politica migratoria (restrittiva) comune.
Presentando il suo nuovo piano lo scorso 16 settembre, Sarkozy ha inoltre sottolineato l’importanza di distinguere tra rifugiati politici ed immigrati che si spostano in cerca di miglioramenti economici: più spazio ai primi, ma che si tratti di status di rifugiato a tempo determinato – valido, cioè, solamente fino a che il conflitto in terra di origine non sia risolto. Da rivedere anche lo Ius Soli: negato ai figli di irregolari e revocato a quanti vengano accusati di terrorismo.
Anche in seno allo stesso ex UMP, tali obiettivi sono sembrati di difficile realizzazione. Pierre Lelluoche, deputato, ha fatto presente la difficoltà, ad esempio, di distinguere un immigrato per ragioni economiche da uno in cerca di rifugio: “Come definiamo chi viene dal Mali? Scappa dalla guerra, o dalla miseria?”. Ancor più ardua la concretizzazione su fronte europeo: la gestione dell’immigrazione è individuale per i 28 membri per cui “l’UE non può imporre una linea unica ma solo coordinare quelle esistenti” – ha spiegato Yves Pascouau dall’Eurpean Policy Center.
Per quanto il presidente dei repubblicani abbia collocato il suo nuovo piano in una posizione a metà strada tra il Fronte Nazionale, estrema destra, e il Partito Socialista al governo, le sue motivazioni sono chiaramente razziste: “Permettere un ulteriore aumento dell’immigrazione – aveva giustificato – significa rischiare di far sparire la cultura e la società francese”.
Eppur tanto fervore non è mosso solamente dal benessere de la patrie. Facendo approvare il proprio progetto ai Repubblicani, Sarkozy spera di guadagnare una posizione di primo piano in vista delle primarie per le presidenziali del 2017. Il suo rivale più pericoloso, Alain Juppé, ha avuto sempre un approccio meno intransigente nei confronti dell’immigrazione, sottolineando spesso l’importanza dell’”integrazione”.
Infatti la presa di distanza da parte del fondatore dell’UMP, attualmente sindaco di Bordeaux, non ha tardato ad arrivare. Benché insoddisfatto del funzionamento di Schengen, Juppé non ritiene che ”i grandi flussi migratori derivino da questo problema” e riconosce l’importanza di controlli alla frontiera – ma solo in stato d’emergenza, come in queste settimane, e per un periodo circoscritto. Molto critico sull’idea dei centri di ritenzione al di fuori dei confini, ritenendoli “più utili e realisticamente più gestibili se interni all’UE”. Juppé non sposa la linea Sarkozy neanche sulle riduzioni di prestazioni sociali: per ridurre i costi sarebbe più utile “lottare contro abusi e frodi”.
Più vicino alla nuova linea, invece, quando ritiene che la naturalizzazione francese debba escludere chi abbia avuto una condanna (di qualsiasi tipo), sulla necessità di ben distinguere tra rifugiati e immigrati e sulle pretese avanzate in ottica europea.
Avere la meglio su un tema così caldo, per Sarkozy, potrebbe significare isolare Juppé e poter concorrere per l’Eliseo tra qualche mese.
Prendendo atto del nuovo programma, Valls sì è detto favorevole all’espulsione degli illegali – mentre l’idea dei centri in territorio extra UE non trova nemmeno il suo appoggio. Nelle ultime settimane il Primo Ministro ha assicurato che rafforzeranno i controlli alla frontiera ma non verrà sposata la linea di rifiuto dell’Ungheria. Vicino a Sarkozy, invece, quando tra gli immigrati guarda con maggior favore ai rifugiati: per questi, infatti, è previsto un fondo di 279 milioni d’euro.