Quando “La felicità non fa rumore”

Tempo di lettura 5 minuti

Olivia Crosio torna in libreria con “La felicità non fa rumore”, un romanzo che è scontro d’amore tra genitori e figli e lotta vitale con se stessi. Quando cambiare si può e ricominciare diventa una necessità

di Giulia Carapica

la-felicita-non-fa-rumore“Alla sua maniera,  Letizia era una delle molte persone alla ricerca di sé che popolano questa terra. Finora non si era impegnata troppo”.

Si è sempre un po’ restii al cambiamento, specie se obbligato e non vissuto come atto naturale e libero, ma in generale viene visto come qualcosa di complicato, che comporta, inevitabilmente, degli strappi, delle fratture, delle ferite.

Eppure Olivia Crosio con La felicità non fa rumore ci insegna che non sempre è così: cambiare si può e magari potrebbe rivelarsi una piacevole sorpresa.

Questa è la storia di Letizia Blasetti, coniugata del Fante, mamma e moglie da sempre, fors’anche prima di nascere, destinata ad un futuro stupidamente roseo, perché nessun futuro lo è mai del tutto. Donna ricca e apparentemente superficiale, Letizia accumula tailleur su tailleur, scarpe su scarpe, gioielli su gioielli, fino a quando, un brutto giorno di qualche anno fa, Pietro decide che la loro storia deve finire lì.

La bambola Letizia non va più bene, le sue curve generose sono diventate fin troppo accoglienti, il suo corpo esile e perfetto troppo etereo, l’espressione del suo viso noiosamente accomodante. Per questo Pietro del Fante si trasferisce a casa della sua giovane amante, abbandona madre e figlia, pur mantenendo la coscienza sempre pulita e fresca di lavanderia.

Pensa lui a tutte le spese, alle bollette, alle necessità materiali di Marta e va a cena dalla sua ex moglie ogni mercoledì, padre premuroso ed attento.

Eppure questo equilibrio così precario e allo stesso tempo stagnante, costituirà proprio la molla che porterà Marta, ormai diciottenne, a fuggire di casa: basta litigate furiose con suo padre, poniamo fine alle blande moine della madre.

Marta è maggiorenne e fa ciò che vuole, e ciò che vuole è vivere lontano dalle sue radici, marce, logore, inutili. Controproducenti, perfino.

Sarà questa decisione inaspettata di sua figlia a scombussolare la vita di Letizia e a costringerla a mettersi definitivamente in gioco, indagando nei suoi sentimenti e nella sua coscienza di madre, ma ancor prima di donna.

Nella Milano bene dei nostri giorni, si muove una donna dai contorni angelici, lunghi capelli biondi e un’eleganza innata; Letizia si crogiola nel suo mondo ovattato, fatto di shopping e lunghe sedute nel bagno thalasso, dove incontrerà la persona che le dimostrerà l’autenticità della vita, Carmela.

Ma il percorso di distruzione e di rinascita è lungo, duro e pieno di ostacoli, a partire dall’analisi – obbligata – del rapporto con sua figlia.

Letizia non ama farsi domande, né tantomeno cerca risposte, ma Marta la costringe a misurarsi con lei e con se stessa: Letizia teme sua figlia, la disorientano le sue sfuriate, la intimoriscono, e il quel suo placido modo di acquietarla e di darle sempre ragione non fanno altro che allontanare una figlia ribelle sì, ma pur sempre portavoce di una verità che scotta, che brucia all’anima e al cuore.

Letizia è troppo presa a schivare i colpi, si affanna nel tentativo di mantenere un quieto vivere che di quieto, ormai, non ha più nulla: la sua debolezza è l’arma che proprio lei stessa brandisce contro Marta, che dal canto suo, invece, altro non chiede che briciole di attenzione.

Olivia Crosio con La felicità non fa rumore ci regala un romanzo dalle molteplici sfaccettature: il rapporto tra figli e genitori si amalgama con il rapporto che ognuno ha con se stesso, con i propri desideri e con la voglia e la capacità di sapersi mettere in gioco, senza aver paura dei propri limiti.

La Crosio dipinge, con grande maestria e dovizia di particolari, il ritratto di una donna di quarant’anni atterrita dal mondo circostante, debole, insicura, succube della forza di Marta e della prepotenza di Pietro, un marito che non riesce a concepire null’altro se non il possesso di ciò che reputa suo.

La signora del Fante delega sempre a qualcun altro: sentimenti, emozioni, dolori, sofferenze, la vita, in una parola. Letizia sopravvive malinconicamente allo scorrere del tempo, riveste, blandamente, i ruoli di madre e moglie, ma senza passionalità, senza energia, in modo passivo, stanco.

Persino quando Marta deciderà di scappare lei delegherà a Mary, la colf, di telefonare a sua figlia, di cercarla, mentre penserà a cosa dire a Pietro, per non farlo infuriare.

Mentre per Pietro Marta è una medaglia da appuntarsi al petto, e per questo dovrà essere sempre brillante e lucida, per Letizia sua figlia è prima di tutto la sua bambina, quella da curare nel momento del bisogno, ma da allontanare cautamente una volta cresciuta, donna fatta e compiuta, virile nella sua aggressiva femminilità.

Con uno stile asciutto e limpido, che non lascia spazio a fraintendimenti, eppure scalda il cuore con la stessa tenerezza di un abbraccio, Olivia Crosio riesce nel difficile tentativo di dar vita ad un romanzo che non si fermi alla semplice narrazione dei fatti.

Gli spunti di riflessione per tematiche importanti si alternano ad attimi di ironia grazie anche alle descrizioni di personaggi come Rudi e il Moretti, parti integranti della nuova esistenza di Letizia, punti di riferimento fondamentali durante il suo passaggio dalla non-vita alla vita vera.

L’elemento chiave del libro è sicuramente la forza vitale che si sprigiona ad ogni pagina e che aumenta durante la lettura: il lettore, insieme alla protagonista, vivrà lo sgretolamento delle certezze precedenti e la palingenesi – dolorosa – di una Donna che smette di sopravvivere e che decide di buttarsi tra le braccia del mondo, facendo germogliare uno spirito critico che le permetterà di ritrovare la sua autorevolezza di madre e di femmina.

Un romanzo sulla possibilità di cambiamento e sulla necessità di ricominciare, senza perdersi.

La felicità non fa rumore
Olivia Crosio
Giunti, 2015
pp. 269

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