L’antieroina di Olivia Crosio
Lotte individuali per cambiare e migliorarsi, rapporti tra genitori e figli, incomprensioni: tutto questo fa parte dell’ultimo romanzo di Olivia Crosio “La felicità non fa rumore”. Ne abbiamo parlato con l’autrice
Olivia Crosio, traduttrice – tra gli altri anche del Diario di Bridget Jones – già autrice di due romanzi per adolescenti pubblicati con Fanucci e di un romanzo femminile digitale con Emmabooks, sceglie di raccontarsi e di parlare con noi del suo ultimo romanzo, La felicità non fa rumore (Giunti, 2015, di cui abbiamo recentemente parlato).
Olivia, La felicità non fa rumore non è il tuo primo lavoro, eppure Letizia, la protagonista del romanzo, sembra affacciarsi davvero qui per la prima volta alla vita, nonostante l’età matura. Un percorso lungo e difficile, che la porterà a dei cambiamenti sostanziosi e a rivedere il rapporto, complesso, con sua figlia Marta, diciottenne dal carattere fermo e volitivo. Da dove parte l’idea di un libro come questo?
Parte dalla mia attività di traduttrice. Molto spesso mi capita di tradurre “chick-lit”, storie di cenerentole molto “smart” che sono anche “trendy” e “cool” e partono da situazioni svantaggiate ma credono molto in se stesse e puntano al “top” valorizzando il loro lato “sexy” e finiscono per farsi sposare da qualche “CEO” ricchissimo e fichissimo. Stanca di questo cliché, ho voluto creare un’antieroina, in grado di dimostrare alle donne con poca fiducia in se stesse e nelle proprie qualità che anche per loro è possibile uscire dal guscio, sbocciare e avere una vita magari non straordinaria, ma comunque vera e soddisfacente. Basta aprire la porta e andare nel mondo.
Letizia è una donna fragile, molto sensibile e anche debole. Con il matrimonio sembra quasi aver semplicemente attuato il passaggio da un contenitore ovattato all’altro: dal padre amorevole, al marito forte e rassicurante. Eppure la vita di Letizia inizia già ad incrinarsi ancor prima della scomparsa di Marta, perché la rottura parte dal tradimento di suo marito Pietro. Cosa manca a questa signora così elegante e così bella?
Letizia non ha mai avuto né sentito il bisogno di coltivarsi, di rendersi interessante, di cambiare. Crede di poter vivere tutta un’esistenza come ha fatto sua madre, che nel libro non compare ma che presumiamo essere una casalinga anni ’60 dedita al marito e alla figlia. Ma i tempi sono cambiati, il marito di Letizia non è come suo padre: finisce per annoiarsi e perdere ogni rispetto per la moglie. Soprattutto, la figlia di Letizia non è remissiva e priva di ambizione come lei. Quindi la bolla dorata scoppia e la mia dolce protagonista entra finalmente in crisi.
Veniamo ora ad uno dei temi chiave del libro: il rapporto tra genitori e figli. È un argomento delicato, che affronti in modo diretto, lasciando che Letizia guardi in faccia i suoi errori, senza che nessuno sia lì a consolarla e a risolvere i problemi al posto suo. Quanto è difficile essere genitori oggi? E cosa significa, soprattutto, essere genitori? Dove arriva il limite tra autorevolezza e concessione?
Questa è una domanda molto “cicciona”, ci vorrebbe un trattato di genitorologia per rispondere! Essere genitori, secondo la mia esperienza, più che difficile è faticoso, e la cosa difficile è trovare la voglia di affrontare questa fatica. L’adolescenza è un passaggio indispensabile per la crescita, ma comporta la distruzione delle figure paterna e materna. Da genitori ci si sente odiati e contestati, ma è proprio il momento di difendere il fortino con tutte le proprie forze e di dare, soprattutto con l’esempio, forti linee guida, perché un adolescente lasciato senza regole da infrangere, senza la possibilità di misurare il proprio coraggio e senza confini da allargare è come una barchetta sbattuta dalle onde in alto mare. Sbagliare un po’ è inevitabile, ma non bisogna avere paura. Molto importante è essere sempre in due, compatti e uniti. Questo è difficile sia per i genitori separati che per quelli non separati. Sembra il bigino mal fatto di un libro di Paolo Crepet, ma spero di aver reso l’idea.
A Carmela, il personaggio rivelazione del romanzo che esce allo scoperto soltanto sul finire della narrazione, metti in bocca parole importanti, come queste: “Chi di noi non ha avuto una madre insufficiente, tesoro? (…) Scoprirai una cosa molto curiosa, e cioè che sono proprio le madri insufficienti a creare le persone migliori, perché i figli devono sforzarsi di supplire alle loro mancanze”. Come commenteresti questa frase?
Carmela ha grande forza di carattere, come Marta. Per questo tutte e due riescono a diventare migliori delle loro madri. Sono fortunate, perché sono nate con abbastanza intelligenza ed energia per riuscirci. C’è chi i danni creati da una madre insufficiente li paga sulla propria pelle per tutta la vita e chi addirittura vi si adagia. Ci saranno lettori particolarmente sensibili a questa tematica e altri meno. Il bello dei romanzi è che ciascuno ci trova un po’ quello che vuole!
Che tipo di rapporto hai con la scrittura? Come vivi questa vocazione?
Benché sia quasi più faticoso che allevare un adolescente, scrivere mi piace e ne ho bisogno. Quando nella mia testa si formano il personaggio e la situazione di partenza, non posso fare a meno di iniziare a scriverci intorno una storia. A me piace scavare nel cuore e nella mente, miei e degli altri, e i personaggi via via che si delineano prendono vita, diventano autonomi, agiscono senza più tenere conto della mia volontà o delle esigenze della storia. È bellissimo trovarsi ad affrontare una persona immaginaria così dettagliata da diventare vera, e doverci fare i conti. A Letizia mi sono affezionata molto. Devo dire anche a Duccio, che parte male, ma alla fine si dimostra un grand’uomo.
Visto che uno dei protagonisti principali del romanzo è Marta, liceale ribelle, mi piacerebbe sapere quale libro consiglieresti a tutti i giovani di oggi, magari un libro che per te sia stato fondamentale, di formazione.
Io purtroppo sono della vecchissima scuola, mi sono formata sui classici inglesi e russi. Ma li trovo imprescindibili per la loro profondità nell’esaminare gli animi umani. Posso dire che i miei figli intorno ai vent’anni sono rimasti affascinati da Shantaram e consiglierei a tutti un po’ di Terzani. Sono molto coinvolgenti anche i libri di Hosseini, che in più fanno conoscere la realtà popolare di paesi ai quali noi associamo ormai solo guerra ed estremismo.