I giovani e la cultura, una relazione difficile
In questo periodo storico si percepisce una distanza apparentemente incolmabile tra i giovani ed il mondo della cultura. I responsabili sono in parti eguali sia le Istituzioni, che poco promuovono il loro patrimonio, sia le nuove tecnologie, che se non sfruttate a dovere portano ad un impoverimento dei soggetti che ne fanno uso
La cultura, un insieme di saperi e conoscenze, nello Stivale italiano sembra essere oggi una chimera. Un mostro, troppo grande per essere fronteggiato. Pensare che in un Paese come il nostro, uno dei poli cardine per il suo sviluppo e per la sua diffusione, i giovani la mettano da parte, arrivando quasi a rinnegarla, sembra paradossale.
Il problema è che questo mondo sull’orlo dell’implosione è chiuso in sé stesso.
È triste andare in giro per mostre, spettacoli teatrali, concerti, eventi contro le mafie e simili e vedere che all’interno di una sala i giovani rappresentano si e no al massimo il 5% del totale. Dare solo la colpa alle giovani generazioni sarebbe semplicistico e riduttivo. Proviamo a capire quali sono i colpevoli di questo impoverimento culturale.
In prima istanza le Istituzioni. Con la vastità delle opere e dei beni visibili in tutto il nostro territorio non incentivano le persone a godere dei beni di cui ogni città dispone perché molti luoghi visitabili effettuano orari di apertura e chiusura non idonei con dei prezzi fuori dalla portata di molti. A dir la verità a questo punto stanno cercando di porre rimedio grazie ad iniziative come quella promossa dal Ministero dei Beni Culturali di tenere aperti i musei gratuitamente la prima domenica di ogni mese.
In secondo luogo il mondo della tecnologia e dei social network. Con il loro avvento il giovane si è impigrito. Se prima per fare una ricerca ci si doveva munire di Atlante e/o Dizionario, ora basta strusciare due dita su uno smartphone, andare su Google ed il gioco è fatto.
Questo ha portato il giovane ad oziare, a capire che per raggiungere un obiettivo è più comodo percorrere delle scorciatoie e questo inevitabilmente porta ad un inaridimento culturale. Perché si preferisce passare il tempo a chattare e a condividere cose su Facebook che superare l’impervia porta di un museo e perdersi con stupore dinnanzi alla bellezza di un opera d’arte.
Da questa analisi purtroppo non sfugge uno degli elementi più importanti di questo tempo: il libro.
Su questo versante la tecnologia ci viene inaspettatamente in aiuto. Perché gli e-book (di cui abbiamo parlato qualche mese fa qui) ci permettono di godere di un numero ben definito di tomi non dovendone sopportare il peso. Le nuove generazioni di contro, forse non sapranno mai cosa si prova nell’aprire un libro e rimanere inebriati dal suo profumo.
In conclusione, per far sì che i giovani si riavvicinino alla cultura l’unica soluzione è che le Istituzioni sfruttino i social network affinché possano immaginarla (e non solo) come un bene a loro vicino e da loro fruibile.