Campidoglio, insieme a Marino se ne va anche la buona politica?
Un fulmine a ciel sereno, destinato a cambiare il destino della Città Eterna. Cosa c’è dietro alle dimissioni di Ignazio Marino come sindaco di Roma?
di Mattia Bagnato
In quel giorno d’ottobre in terra romana era tradito e perso Ignazio Marino, direbbe Francesco Guccini. Il sindaco di Roma infatti è stato messo alla porta da quel PD che, prima di lui, sembrava deciso a lavar via il marcio dalla scena politica a colpi di “rottamazioni”. Sfida impari, nostro malgrado, rimasta in fondo al cassetto dei soliti accordi sottobanco, lo stesso in cui giovedì Marino ha riposto le dimissioni. Irrevocabili per l’amico fraterno Matteo Orfini.
Ma si sa, quando la musica finisce gli amici se vanno e rimane la realtà. Anche se Marino ha spesso preferito aggirarla con la sua Panda rossa, rifugiandosi alle Maldive o per un “viaggio istituzionale” negli States. Ecco allora riecheggiare dalle stanze di Via del Nazareno implacabile la sentenza: Colpevole! Ma di cosa?
Galeotta fu quella cena a lume di candela – L’ “imputazione” ufficiale lo accusa di aver perso il contatto con i cittadini, quella ufficiosa di cene private pagate con i soldi del Comune. Peccato originale su cui non ha potuto nulla, neppure il “battesimo” politico. Secondo i medici del centro medico universitario di Pittsburgh in Pennsylvania, Marino il vizietto delle spese ingiustificate lo avrebbe sempre avuto. A prescindere da questa verità, altri inquilini del Campidoglio sono stati capaci di lasciare un buco vicino al miliardo di euro e una miriade di parenti sparsi qua e là (leggere alla voce Alemanno).
Chi più ne ha più ne metta – Gianni, da stakanovista dell’ ”impiccio” qual è, si diede parecchio da fare tra malaffare, consociativismo, business del denaro pubblico e, dulcis in fundo, assunzioni clientelari. Una manna dal cielo per Carminati e soci. Marino di tutto ciò non ne ha mai fatto parte, cercando fin da subito di tirarsene fuori. Diversamente dal suo partito, o forse sarebbe meglio dire ex, immerso fino al collo nella “melma capitolina” come dimostra l’inchiesta Mafia Capitale.
Dalle Idi di marzo a quelle di ottobre – La congiura si è consumata proprio all’ombra dei Fori, teatro del più famoso dei tradimenti della storia. Oggi come allora, infatti, le più alte cariche “democratiche”, tramando in segreto (o forse no?), hanno deciso di togliergli l’appoggio. Proprio nel più delicato dei momenti, con il Giubileo alle porte e dopo una sconsiderata candidatura olimpica. Infatti, alla luce dei precedenti, la scelta di correre per i Giochi del 2024 ha il fetore dell’inciucio. Dello stesso sperpero di denaro a cui Marino si è sempre opposto, con i fatti e non con le chiacchiere.
La verità ti fa male, lo so! – L’ha fatto consegnando ai magistrati i libri contabili del Comune. Cercando invano, a quanto pare, di fare uscire Roma da quel “mondo di mezzo” in cui si trova da troppo tempo. Ignazio “il rompi scatole” ce la stava mettendo tutta. Aveva persino messo un giudice a capo dell’assessorato alla trasparenza ed un carabiniere ai vertici del Corpo dei Vigili urbani. Un’élite di pretoriani poco fedeli all’Imperatore ma molti duri da vincere.
Volli fortissimamente volli – Era motivato Ignazio. Lo si è capito nel momento in cui, per mandar via il puzzo del malaffare, ha chiuso la discarica di Malagrotta. Uno scempio ambientale che durava da trent’anni. Ora Roma ha un nuovo centro di stoccaggio per l’umido a impatto zero. Tutto questo per la gioia dei cittadini, quelli a cui fa riferimento Renzi per intenderci, che da oggi potranno usufruire di 21 fermate di metro in più.
O come me o contro di me – La sterzata più netta, però, l’amministrazione Marino l’ha data imponendo regole stringenti per gli appalti e per l’affidamento dei lavori pubblici. Una presa di posizione che sembra aver infastidito il Vaticano, preoccupato che alla “macchina della misericordia” possa essere ostacolato il cammino. La vera “rivoluzione”, tuttavia, sta nell’aver bloccato 20 milioni di potenziali m³ di cemento armato. Una gigantesca colata dalla quale sarebbero dovute nascere 160 nuove proposte di urbanizzazione.
Se sei Marino ti “tirano” le pietre – Tutto inutile, però, dato che nella piazza antistante il Campidoglio iniziano già a intravedersi i primi “sciacalli”. Taluni hanno il volto “nero balilla”, tipico di un ventennio che ci si augura mai più ritornerà. Altri, invece, portano in petto le cinque stelle grilline. Le indossano con orgoglio, dimentichi che colui che hanno deciso di condurre sulla pubblica piazza è stato più reazionario di quanto loro potranno mai essere.
Alla pochezza delle accuse mosse nei confronti di Ignazio Marino, fanno da contrappeso gli innumerevoli meriti attribuibili alla sua amministrazione. Lo dimostrano, al di fuori di ogni ragionevole dubbio, le migliaia di cittadini che hanno aderito alla petizione promossa dai Change.org. Ma soprattutto coloro che, nella speranza di convincerlo a restare, si sono dati appuntamento sotto il suo ufficio. Segnale evidente che alla fine la buona politica paga. Nonostante tutto quello che si possa pensare, infatti, i romani sanno benissimo che navigare nel fango capitolino è cosa ardua.
La tempesta perfetta è sempre dietro l’angolo, pronta ad ingoiare tutto e tutti. Marino sarà anche inadatto, come goffamente palesato, ma certamente non è un mafioso. Ciò che è emerso dalle indagini non è poi così lontano dalla mafia che conosciamo e alla quale Marino si è opposto con forza.
Detto questo, al netto di tutte queste considerazioni, ciò che ancora una volta colpisce è la vulnerabilità del PD romano. Un soggetto politico che doveva essere la casa di tutti i riformisti, ma che ha finito per riscoprirsi diviso in “batterie”, come lo è stato il PCI prima, i DS poi e infine la Margherita. È la vecchia storia che si ripresenta con puntualità svizzera.