RomaUno, quale futuro per l’emittente televisiva?
I dipendenti di RomaUno Tv in agitazione per il mancato pagamento degli stipendi negli ultimi mesi e per le incertezze dopo il recente cambio di proprietà. Ne abbiamo parlato in un’intervista con Ileana Linari, giornalista dell’emittente
Una delle storiche reti capitoline rischia di non andare più in onda. Stiamo parlando di RomaUno, tv nata nel 2003 e negli anni diventata uno dei punti di riferimenti della città.
Da qualche settimana la redazione, i tecnici e il personale amministrativo dell’emittente sono in uno stato di agitazione a causa del mancato pagamenti degli stipendi degli ultimi mesi e per il cambio di proprietà, avvenuto lo scorso 18 settembre, dalla Colari di Manlio Cerroni (ex patron della discarica di Malagrotta) all’imprenditore romano Fabrizio Coscione.
Per capire meglio la situazione abbiamo intervistato Ileana Linari, giornalista di RomaUno sin dall’apertura della rete e fiduciaria di redazione.
Qualche settimana fa il personale di RomaUno ha denunciato il mancato pagamento degli stipendi da agosto, ma in realtà già da oltre un anno giornalisti, tecnici e personale amministrativo si trovano in regime di solidarietà con un taglio della retribuzione. Qual è ad oggi la situazione?
In effetti i 29 lavoratori tutti di RomaUno sono in regime di solidarietà da quasi 16 mesi. Questo significa che abbiamo accettato un taglio del nostro stipendio del 40%. Si tratta di una cifra molto alta, come si può facilmente immaginare. Abbiamo però acconsentito perché l’azienda all’epoca ci spiegò che questo sarebbe stato l’unico modo per sopravvivere ancora un po’, per dare il tempo di trovare la soluzione all’importante debito che si era accumulato nel tempo. Ci si chiedeva insomma un grande sacrificio con la speranza di trovare al più presto un acquirente deciso a investire su RomaUno. Lo scorso 18 settembre quell’acquirente è arrivato: si chiama Fabrizio Coscione, un imprenditore della nostra regione. Da quando si è insediato stiamo cercando di avere un incontro con lui affinché ci illustri il suo piano industriale, che ci spieghi cioè cosa intende fare con RomaUno.
La nuova proprietà perché non ha parlato del nuovo ramo d’azienda che riguarda i dipendenti di RomaUno?
Questa è la questione che più ci ha allarmati. Mentre chiedevamo ripetutamente un incontro con la proprietà (senza ricevere risposte) abbiamo scoperto che era stato creato un ramo d’azienda. Abbiamo quindi temuto che si stesse di fatto creando una cosiddetta bad company, nella quale far confluire quello che rappresentava un peso per l’azienda salvando il resto. Il fatto è che di questa operazione non sono state infornate le rappresentanze sindacali. Questaè una violazione dell’articolo 28 del CCLN, ovvero la procedura antisindacale. Devo dire che la proprietà, proprio pochi giorni fa, ha accettato un incontro con noi e ci ha, per ora in maniera informale, rassicurato sulla questione. Ci è stato infatti spiegato che questo ramo d’azienda non apre la strada a una bad company, anzi. Rappresenta un modo per mettere in sicurezza i beni di RomaUno, visto che c’è la volontà di andare avanti e rilanciare. Insomma per noi una notizia rassicurante, al momento.
Da più parti (colleghi giornalisti, i minisindaci di Roma Capitale, politici) è arrivato il sostegno affinché RomaUno continui a sopravvivere. È possibile che solo in quest’ultimo mese, cioè da quando è cambiata la proprietà, la situazione è precipitata? Con la Colari di Manlio Cerroni (patron dell’ex discarica di Malagrotta) si sono mai verificate problematiche di questo genere?
La situazione è precipitata perché, come ho detto, fino a un certo punto c’è stata per tutti noi la speranza che il sacrificio economico di 29 persone (e di tutte le loro famiglie, ci tengo a sottolinearlo) servisse a ripartire. Ora, con i ritardi nel pagamento degli stipendi e con una comunicazione difficile con i nuovi vertici, la situazione si è complicata. Interpreto il silenzio che c’è stato in passato da parte dell’esterno come un voler dare tempo alla gestione Colari. Fino all’anno scorso con Colari non avevamo avuto particolari problemi con il pagamento degli stipendi, dei ritardi c’erano stati ma mai così vistosi e il tavolo sindacale è sempre stato aperto.
Siamo in un periodo in cui in Italia tv e giornali soffrono una crisi senza precedenti, soprattutto a casa di inadempimenti amministrativi; l’ultimo esempio arriva da Catania, dove 14 persone sono state licenziate per la chiusura di Antenna Sicilia. Perché secondo te viviamo una situazione di questo genere? Eppure l’informazione dovrebbe essere una delle fondamenta della società.
Mi faccio spesso anche io la stessa domanda e fatico a trovare la risposta. Roma è la capitale d’Italia. Qui succedono molte cose, che succederà se non le racconta più nessuno? Mi sembra incredibile che non si possa fare profitto con una tv che racconta Roma, eppure così è accaduto in questi anni. Forse il problema è che non esistono editori puri, interessati cioè a fare utili solo con la televisione. Gli editori, come è stato nel nostro caso, hanno spesso i loro interessi principali in altre cose, in altri ambiti. E quando questi, per diversi motivi, prendono il sopravvento, a farne le spese sono proprio le tv.