Marino-PD: ci eravamo tanto amati…
L’esperienza di Ignazio Marino sindaco di Roma si chiude con quella che sembra essere una definitiva rottura col PD. Quali i meriti e i demeriti dell’ex primo cittadino? Quali i possibili scenari futuri?
di Marco Assab
Volano stracci – L’ultima conferenza stampa di Ignazio Marino nelle vesti di sindaco di Roma è stata un attacco frontale al PD, la rottura definitiva con il partito che lui stesso ha contribuito a fondare e dal quale è stato “deluso per i comportamenti dei suoi dirigenti”. Marino accusa il partito di aver “rinunciato ad agire dentro i confini della democrazia negando il proprio stesso nome, Partito Democratico”. Ma le vere e proprie cannonate sono partite poco dopo queste dichiarazioni, quando ha affermato: “chi mi ha accoltellato ha 26 nomi e cognomi, e mi pare un unico mandante”. A tutti è parso subito chiaro il riferimento a Matteo Renzi.
Insomma peggio non poteva finire. Con la replica di Renzi che ha negato qualsiasi ipotesi di “congiura” ed ha accusato Marino di aver perso contatto con Roma. Comunque stiano le cose questa vicenda, nel suo complesso, rappresenta un clamoroso autogol del Pd. Non servono i sondaggi per capire che a Roma il Movimento 5 Stelle ha adesso la strada spianata verso il campidoglio.
I meriti e le attenuanti – Marino ha dovuto guidare Roma in uno dei momenti peggiori della sua storia recente. Lo scandalo “Mafia Capitale”, che ha fatto emergere dinamiche di corruttela odiose, inaccettabili, pur non sfiorando il sindaco in prima persona ha causato una serie di smottamenti in campidoglio che hanno costretto il primo cittadino a nuove nomine ed a correzioni in corsa. Non è stato facile tenere in piedi la baracca, non è stato facile continuare a governare la città tra inchieste, arresti e scandali continui, oltretutto senza avere alcuna responsabilità in queste vicende. Ma di questi distinguo, di queste necessarie considerazioni, il cittadino medio che ragiona per generalizzazioni e grandi schemi non tiene conto.
A Marino si deve riconoscere il merito di aver lavorato nel mezzo della tempesta per il necessario repulisti, anche attraverso nomine come quella di Antonio Sabella (stimato magistrato) quale Assessore alla Legalità e Trasparenza. È stato inoltre oggetto di banalissime polemiche, rivelatesi oltretutto infondate, come quella relativa alla famosa “panda rossa”. Curioso come questi attacchi siano iniziati circa un mese dopo la sua decisione (giusta o sbagliata che fosse, non è questo il punto) di trascrivere nel registro anagrafico del comune i matrimoni esteri di circa 16 coppie dello stesso sesso. Tale decisione suscitò una valanga di polemiche e di imbarazzi all’interno del governo, dove le posizioni su questo tema tra PD ed Ncd sono, come è risaputo, piuttosto conflittuali.
I demeriti e gli errori: trasporto pubblico – Se è vero quanto detto finora, è anche vero però che Ignazio Marino ha sicuramente delle responsabilità. Roma vive ormai delle emergenze quotidiane alle quali il sindaco, in due anni e mezzo, non è riuscito a porre rimedio. In primis le condizioni del trasporto pubblico: pietose. In una metropoli come Roma un trasporto pubblico inefficiente, caratterizzato da guasti e malfunzionamenti continui, condizioni di viaggio impossibili (bus e metro stracolmi), ritardi, prezzi non sempre in linea con la qualità del servizio e scioperi selvaggi, significa condizionare irrimediabilmente la vita di milioni di persone.
Dal trasporto pubblico dipende una moltitudine di cose: qualità della vita, efficienza di lavoratori ed uffici, soddisfazione dei visitatori stranieri. Marino rivendica il merito di aver portato a compimento la Metro C, i cui lavori al momento del suo insediamento erano fermi. Tuttavia va segnalato che dopo l’apertura delle nuove stazioni il trasporto pubblico di superficie, nella periferia est della capitale (via Casilina ad esempio), ha subito una riorganizzazione che tra riduzioni delle corse e limitazioni di alcune linee (la Termini-Giardinetti ad esempio) ha clamorosamente peggiorato la mobilità in quello scacchiere.
Sistema viario colabrodo – Il cittadino romano che usa uno scooter sa che ogni giorno rischia seriamente di farsi male. Quello che usa un’auto sa che può rischiare di romperla. Le strade della capitale sono in condizioni tremende, come forse non si erano mai viste. Le periferie, come al solito, le zone più colpite. Queste sono le emergenze, non la pedonalizzazione dei fori Imperiali e la rimozione dei camion bar (odiosissimi senza alcun dubbio), oppure la trascrizione dei matrimoni omosessuali o la costruzione del nuovo stadio della Roma. La capitale presenta delle emergenze che rendono impossibile la vita quotidiana del cittadino. Marino si è reso conto di tutto questo in due anni e mezzo, o ha vissuto da un’altra parte?
Decoro urbano e rifiuti – Marino rivendica la chiusura della discarica di Malagrotta (annosa questione) e ottimi risultati in tema di raccolta differenziata. Va bene. Ma, ancora una volta, sembra che l’ex sindaco non abbia piena consapevolezza della realtà cittadina. C’è una considerazione che ricorre spesso nei commenti dei turisti: Roma è sporca. E non hanno visto le periferie, verrebbe da dire. Non ci riferiamo qui allo svuotamento del cassonetto, che a volte avviene regolarmente altre volte no, ci riferiamo alle condizioni in cui versano strade e parchi delle periferie. Ancora una vota, lo ripetiamo: LE PERIFERIE. La cartaccia per terra è, senza dubbio, prima di tutto un problema culturale che attiene alla maleducazione del singolo, ma ancora una volta ci troviamo di fronte ad un servizio essenziale, quello del decoro urbano, che non è stato in questi due anni e mezzo espletato in maniera soddisfacente. Ci sarà un motivo se il noto attore Alessandro Gassmann ha lanciato la famosa campagna “Roma sono io“, con la quale invitava i cittadini romani a prendere la ramazza e fare da sé.
Scenari futuri – L’epilogo della gestione Marino rappresenta l’ultimo colpo di ariete ad un PD romano in serissima difficoltà dopo i noti scandali. L’unica salvezza per il Pd alle prossime elezioni comunali, anzi, l’unico modo per limitare i danni (che saranno notevoli) è sostenere un candidato al di fuori delle sue file. Prende corpo in questi giorni l’ipotesi del sostegno ad Alfio Marchini. Staremo a vedere. Quello che invece è realmente importante adesso, visto il peso elettorale quasi irrilevante delle compagini di centrodestra, è osservare attentamente cosa farà il Movimento 5 Stelle. Andiamo al dunque: il M5S ha la strada spianata verso il campidoglio, ha la vittoria in pugno. Sostengono di non voler proporre un “uomo solo”, ma delle idee portate avanti da un gruppo di persone competenti. Va bene, tutto giusto, ma mai dimenticare che quando il cittadino vota per il sindaco, prima che per il partito, è solito votare per la persona. Quindi la vittoria dei 5 Stelle passerà anche per il volto che sceglieranno di far concorrere. Lo capiranno?
Per quanto riguarda il PD, la vera grana adesso è la possibilità che Marino scelga di correre con una sua lista civica. L’ex sindaco gode ancora (come hanno dimostrato le manifestazioni di spontanea solidarietà) di un certo seguito tra i cittadini romani. Qualora scegliesse di percorrere questa strada rosicchierebbe sicuramente un fetta di voti preziosi al PD. Cosa significa questo? Significa che Grillo può fin da ora mettere in frigo lo champagne.