Polonia, il trionfo dell’estrema destra
Con una ricetta a base di nazionalismo e lotta alla povertà gli ultraconservatori in Polonia possono governare da soli
di Sara Gullace
Alle ultime elezioni legislative la Polonia ha virato ancora più a destra. Il partito conservatore ed euroscettico Diritto e Giustizia (PiS), domenica 25 Ottobre si è aggiudicato 235 dei 640 seggi, con una percentuale pari al 37,8% dei voti: prima e indiscussa forza dell’attuale Polonia.
La coalizione di centro destra liberal-conservatrice e cristiano-democratica, Lista Civica del Primo Ministro uscente Ewa Kopacz, si è fermata invece al 24,9% dopo otto anni di governo.
Il partito dell’ex rock star Paul Kukiz ha raggiunto l’8,8%; Polonia Moderna, che spinge per il mercato liberale ha ottenuto il 7,6%; il partito agricolo, invece, ha avuto il 5,1% delle preferenze – anche per loro, quindi, ci potrebbe essere spazio per tessere intese in Parlamento.
Jarosław Aleksander Kaczyński, già premier tra il 2006 ed il 2007 nonché Presidente del PiS, non sarà il nuovo Primo Ministro. Questo posto spetterà invece del suo vice Beata Maria Szydło, volto meno conosciuto e più moderato della corrente. Figlia di minatori, la sua presenza si è confermata un richiamo per l’elettorato delle classi operaie e disagiate.
Per molti analisti esteri, comunque, si tratterebbe di una scelta strategica, un momento di passaggio prima di cedere pieni poteri allo stesso Kaczyński durante la prossima legislatura. Del resto, non sarebbe un’assoluta novità: nel 2006 era stato Marcinkiewicz, primo ministro in carica, a dover lasciare il posto al rientro dello stesso Kaczyński.
Il panorama internazionale guarda con forte preoccupazione alla nuova Polonia: la cultura del partito è sempre stata profondamente xenofoba e ultra conservatrice. Kaczyński ha predicato la difesa dell’identità nazionale e cattolica del Paese in contrasto con quella Comunitaria europea, arrivando negli ultimi tempi a paventare la trasmissione del colera per mano dei profughi siriani. A questo punto è facile capire come, in effetti, lasciare al margine il leader del PiS negli ultimi mesi possa essere stata una mossa vincente per allargare i margini dell’elettorato.
Assistenza familiare, riduzione delle tasse, un piano anti-immigrazione ed una politica anti-europea sono stati i punti cardinali della campagna elettorale del PiS. Le tensioni internazionali della crisi dei rifugiati, in questo senso, hanno giocato a favore dell’approccio xenofobo e anti europeo della formazione politica.
Durante tutta la campagna elettorale Beata Maria Szydło ha sottolineato che la sua politica si baserà sulla crescita economica del Paese – che dovrà essere superiore al 25% degli ultimi 8 anni – e su una differente ridistribuzione della ricchezza.
Il prossimo governo riformerà diversi settori. Aumento del salario minimo e abbassamento dell’età pensionabile di due anni, lotta al precariato, riduzione delle tasse, sanità pubblica per gli anziani over 75 e bonus su secondo figlio sono i punti di partenza. Il PiS ha promesso la tassazione delle banche e delle catene commerciali straniere per lasciare spazio al mercato ed ai piccoli impresari locali.
Non dovrà temere l’industria del carbone: troppo importante per l’identità polacca e l’indipendenza del Paese, soprattutto nei confronti della Russia. Probabile che il nuovo governo chieda a Bruxelles una deroga sul discorso emissioni, con buona pace delle politiche verdi pattuite dalla legislatura precedente.
La Russia resta il nemico storico: la Szydło lavorerà per stringere i rapporti con gli Stati Uniti e la Nato. Sul fronte europeo, invece, la moneta unica non è nei piani del nuovo governo: “Non entreremo nell’Euro” è stata la parola chiave in politica estera, proposta rassicurante per l’elettorato.
Discriminazione, conservatorismo religioso e lotta alla povertà: “Siamo una formazione di destra per quanto riguarda l’ideologia e di sinistra per le politiche economiche”: così si è presentato il PiS al Paese. E, risultati alla mano, ha convinto.
In questi giorni, intanto, stanno avendo luogo i primi incontri per la definizione dell’esecutivo. A presiedere le riunioni con i futuri ministri, almeno al primo giro, c’era Kaczyński: assente la Szydło che, stando al portavoce ufficiale “dopo la vittoria alle elezioni ha avuto necessità di un momento di pausa”.