Cina, ora servono due figli!
Pechino ha deciso di abolire la politica del figlio unico per ringiovanire e bilanciare la popolazione della Cina. Ma è stato imposto il limite a due nascite per famiglia
di Sara Gullace
Molto presto le famiglie cinesi potranno avere più di un solo figlio. Ma non molti di più: infatti, ne potranno avere solamente due. Sarà addirittura preferibile aumentare numericamente la composizione familiare. Se prima, anni Settanta del ventesimo secolo, lo spauracchio era stata la crescita demografica incontrollata per il Paese più popoloso al mondo, ora sorge il fantasma dell’invecchiamento della popolazione: per cui Pechino corre nuovamente ai ripari, continuando ad interferire con la libera scelta dei cittadini e delle loro famiglie.
Nel 1979 il Partito Comunista Cinese aveva dichiarato illegali i secondi figli nella maggior parte del territorio nazionale, salvaguardando, in parte, le minoranze etniche. Questa politica di controllo è durata quasi 40 anni. Negativi i risvolti sulla qualità della vita del singolo così come del collettivo: le pene per chi infrangeva la legge potevano essere una multa, la perdita del lavoro o l’aborto forzato. In costante crescita sono stati i casi di clandestinità: persone non documentate, venute al mondo senza poter essere ufficialmente registrate e condannate, così, ad una vita nell’ombra (e nella miseria). Così come i casi di abbandono nonché di infanticidio o di aborto selettivo.
A farne le spese, sono state soprattutto le figlie primogenite: in una cultura che continua a prediligere i maschi, una bambina come unica figlia poteva non essere la benvenuta. Dopo decenni di regime familiare forzato, la società cinese non solo non è giovane ma, anche, è fortemente sbilanciata in termini di genere: fonti demografiche nazionali stimano 105 maschi ogni 100 femmine, con un “eccesso” di 34 milioni di uomini. Il Governo aveva giustificato questa tendenza parlando di migliori possibilità di crescita economica, con un input maggiore al mercato del lavoro. Considerato, chiaramente, che il ruolo delle donne non potesse essere legato al mondo lavorativo, il rilancio della nazione sarebbe dovuto avvenire ad opera degli uomini.
La critica internazionale ha, da sempre, contraddetto l’utilità di tale strategia, oltre ha sottolinearne l’illegittimità in termini di diritti umani, facendo riferimento al dato che un abbassamento del livello demografico si sarebbe spontaneamente verificato proprio con l’emancipazione femminile e l’entrata delle donne nel mercato del lavoro.
La risposta del Governo continua tuttora, invece, a marcare i benefici che il controllo delle nascite avrebbe portato, evitando un sovra popolamento di almeno 400 milioni di persone. Adesso, però, è arrivato il momento di invertire la tendenza: nel 2014 la Cina contava 1 miliardo e 360 milioni di abitanti (dati ONU), di cui il 30% sopra i 50 anni e che sarebbero diventati 440 milioni gli over 60 nel 2050. L’invecchiamento, come il disequilibrio di genere di cui si diceva, sono un problema reale.
Del resto, già due anni fa l’atteggiamento verso il numero di figli era cominciato a cambiare. Dal 2013 infatti, alle famiglie in cui gli stessi genitori erano già figli unici era stato permesso di averne un secondo. Così come alle minoranze etniche o nelle zone rurali a densità particolarmente bassa. La decisione dello scorso 29 ottobre, quindi, allarga le maglie coinvolgendo l’intera popolazione. L’ufficialità dell’attuazione, comunque, dovrà essere data il prossimo Marzo, quando verrà reso noto l’intero piano politico economico per il 2016 – 2020.
L’agenzia ufficiale governativa ha spiegato l’intento senza giri di parole: “Il Governo implementerà una politica per permettere alle coppie di avere due figli, con lo scopo di bilanciare e ringiovanire la popolazione”.
Stando al vice ministro alla Sanità, Wang Pei’an, la nuova politica sembra essere risolutiva per la Cina del futuro: “Al momento sono 90 milioni le coppie che potrebbero avere un secondo figlio: ci aspettiamo un incremento di almeno 20 milioni di nascite nei prossimi anni.
Ma ai piani alti hanno trascurato l’opinione pubblica, meno reattiva del previsto all’idea di un secondo figlio. Il nucleo a tre è uno stile di vita ormai consolidato. Soprattutto per le donne, l’aggiunta di un nuovo rivoluzionerebbe la vita. La cultura cinese, infatti, rimane fortemente tradizionale, e la cura della famiglia spetta alla donna. Questo elemento, in un sistema dove l’assistenza all’infanzia ha poche strutture, rischia di allontanare dal mercato del lavoro la componente femminile. Considerato, inoltre, che i costi del lavoro legati alla maternità sono ancora molto alti e finiscono per scoraggiare le aziende in fase di assunzione.
Il via libera ad un secondo figlio, quindi, sembra non avrà l’immediato appoggio dei supposti genitori.